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L’arbitro ha pietà dell’Inter al termine della finale di Champions League: non applica la Regola 7

L’arbitro della finale di Champions League, il rumeno Istvan Kovacs, ha deciso di non applicare la Regola 7 del Gioco del Calcio al termine della disfatta dell’Inter col PSG: un errore a termini di regolamento, visto che non era un’opzione ma un obbligo. Gli scommettitori non l’hanno presa bene.
A cura di Paolo Fiorenza
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L'Inter esce distrutta dalla finale di Champions League di Monaco di Baviera, spazzata via da un PSG in versione stellare. Fin dall'inizio si è capito che la squadra di Luis Enrique si era presentata all'appuntamento con una voglia e anche una condizione fisica – dopo la stagione massacrante dei nerazzurri – ben diverse rispetto a quelle di Lautaro e compagni. Il 5-0 è il risultato peggiore nella storia della finale di Coppa dei Campioni e una lezione troppo severa per un'Inter che dopo essere stata in ballo su tutti i fronti, sognando anche un altro Triplete dopo quello del 2010, è rimasta con zero titoli. La disfatta nerazzurra ha mosso a pietà anche l'arbitro della partita, il rumeno Istvan Kovacs, che al 90′ preciso ha fischiato la fine, non concedendo neanche un secondo di recupero e non applicando così la Regola 7 del Gioco del Calcio.

Istvan Kovacs ha diretto la finale di Champions League tra Inter e PSG
Istvan Kovacs ha diretto la finale di Champions League tra Inter e PSG

Perché Kovacs ha infranto la Regola 7 al termine della finale di Champions League tra Inter e PSG

Una scelta ovviamente di buon senso e che nessuno si è sognato di contestare, visto che i calciatori dell'Inter non vedevano l'ora che quel supplizio finisse, mentre quelli del PSG stavano già festeggiando. E tuttavia un errore dal punto di vista strettamente regolamentare, visto che prolungare la partita col tempo di recupero non è un'opzione ma un obbligo per il direttore di gara, come prevede espressamente la Regola 7 al comma 3.

La Regola 7, comma 3, del Gioco del Calcio nella versione originale dell'IFAB
La Regola 7, comma 3, del Gioco del Calcio nella versione originale dell'IFAB

Con tre gol segnati nel secondo tempo, sei slot di sostituzioni e cinque cartellini gialli, pur non essendoci state altre significative perdite di tempo, il recupero avrebbe dovuto essere almeno di 4-5 minuti a termini di regolamento. "Il tempo addizionale può essere aumentato dall'arbitro, ma non ridotto", recita la versione originale della regola dell'IFAB, mentre ancora più chiara è la versione italiana quando dice che "ciascun periodo di gioco deve essere prolungato dall'arbitro per recuperare tutto il tempo di gioco perduto".

La medesima regola nella versione italiana della FIGC
La medesima regola nella versione italiana della FIGC

Kovacs dunque "doveva" farlo, ma chiaramente non andrà incontro ad alcuna tirata d'orecchie per una scelta che non ha danneggiato nessuno. Gli unici a lamentarsi sono stati gli scommettitori, che sui social hanno fatto notare come durante l'eventuale recupero sarebbero potuti succedere altri eventi come gol, calci d'angolo, cartellini.

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Cose di cui a Kovacs in quel momento non poteva importare di meno: la sua direzione è stata buona, agevolata dallo svolgimento tranquillo della partita.

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