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L’allarme di Beppe Marotta: “Serie A a rischio default, situazione gravissima”

“Siamo vicini al 50% di deficit, un punto di non ritorno”, le parole di Beppe Marotta sulla situazione del calcio italiano post Covid. “Abbiamo l’obbligo di concentrarci sui nostri problemi, osteggiando le richieste che arrivano dall’esterno o rischiamo il fallimento del sistema. Le Nazionali? Non c’è mai stato dialogo, figuriamoci in questo momento”
A cura di Alessio Pediglieri
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Beppe Marotta, ad nerazzurro continua la sua battaglia personale nella denuncia di un sistema calcio che va ben al di là della semplice querelle con la Federazione sul discorso Nazionali e convocazioni. Il nodo centrale del tema è il Covid, inteso come realtà a 360 gradi con cui il sistema nel suo intero deve confrontarsi da inizio anno. Continuando a pagare un prezzo altissimo che si ripercuoterà per lungo termine sui bilanci societari: "Una situazione gravissima" ha sottolineato Marotta che poi ha evidenziato il nucleo che sta arrivando a temperature da fusione: "Il rischio è un default del sistema calcio ed è per questo che davanti alle esigenze generali, siamo obbligati a concentrarci sulla nostra Serie A, a tutela delle problematiche interne. Per salvaguardarci"

Ed è da questo aspetto che poi si sviluppa anche la discussione sulle Nazionali e il rifiuto di dover cedere giocatori per trasferte estere o dover ritrovarsi con tesserati infortunati o contagiati al ritorno dai vari ritiri: "Il dialogo vero tra Nazionali e società non c'è mai stato, figuriamoci se c'è in questo particolare momento storico" sottolinea Marotta. "Il problema? E' una stagione anomala e in un calendario molto compresso, alcuni tornei di rilevanza secondaria [il riferimento è alla neonata Nations League, ndr]  bisognerebbe limitare l0iuncidenza sui club. Poi se si parla di Mondiali o Europeo nessuno si permette di dire nulla".

La Serie A produce 4 miliardi di euro e in un anno normale il deficit era di circa 700 milioni. Nel 2020 andiamo verso il 50 per cento di deficit

Il panorama complesso e complicato, porta anche a una gestione sempre più delicata e difficoltosa. Il problema Covid si è ripercosso anche nella gestione dei protocolli (il caso ‘Napoli' nella gara mai disputata con la Juventus, il caso ‘tamponi' alla Lazio). Tutto ciò ha aumentato il rischio di cortocircuito da parte del sistema: "Ci siamo ritrovati a doverci giustificare e a dover spiegare all'estero la questione Asl in Italia. Una brutta figura, che conferma come noi abbiamo problemi nei problemi: alcune hanno negato la disponibilità dei giocatori per le Nazionali, altre l'hanno concessa. E sulla gestione dei test, credo sia essenziale la centralizzazione della Serie A. E' inutile negarlo siamo in grande difficoltà"

A tutto questo, si aggiunge la ciliegina finale: la recessione economica che ha colpito  e sta ancora colpendo le società. L'Inter è tra le pochissime che al momento non ha ancora deciso di ridurre ingaggi di giocatori e staff, ma la criticità è altissima: "Mancano i ricavi da stadio che per noi [l'Inter da anni detiene il record di maggior pubblico assoluto nelle partite casalinghe] toccavano a volte anche 50 milioni di entrate, senza dimenticare il merchandising e le entrate pubblicitarie.  

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