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L’Aia che verrà: Trentalange sfida Nicchi, programmi a confronto in vista delle elezioni

Domenica 14 febbraio si terranno le elezioni per il nuovo presidente dell’Associazione italiana arbitri. A sfidarsi per guidare i fischietti italiani per il prossimo quadriennio sono il presidente uscente, Marcello Nicchi della sezione di Arezzo, e Alfredo Trentalange di Torino, ex arbitro e già capo del settore tecnico. Quali sono le loro idee per rinnovare l’associazione?
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Le sorti del prossimo quadriennio dell’Associazione italiana arbitri si decideranno questa domenica, 14 febbraio, quando i presidenti delle 207 sezioni italiane si riuniranno insieme ai delegati per eleggere il nuovo presidente dell’Aia. Due i candidati per guidare il movimento arbitrale: Marcello Nicchi della sezione di Arezzo, che è in carica dal 2008 e corre per il suo quarto mandato, e Alfredo Trentalange di Torino, già capo del Settore tecnico con Nicchi e ora figura che proverà a insidiarlo. Il programma elettorale del piemontese appare molto più lungo e improntato a una vera e propria rifondazione dell’associazione, cosa che appare ovvia visto che il suo sfidante toscano ha avuto molto tempo – undici anni di presidenza – per plasmare l’Aia a suo piacimento. Nel 2009 Nicchi succedette a Cesare Gussoni, venendo poi ri-eletto nel 2012 a discapito dello sfidante Robert Anthony Boggi e ancora nel 2016 battendo Antonio Zappi.

In vista della sfida i due candidati hanno inviato alle sezioni il proprio programma elettorale, con una lista di cose da fare e spunti su come migliorare l’Aia. Molti i temi da sviscerare, ma su uno in particolare sia Nicchi che Trentalange sembrano convergere: la necessità dell’associazione di aprirsi maggiormente al dialogo con l’esterno ed essere meno autoreferenziale.

La sfida comunicativa dell'Aia

Un trend che si è esasperato sotto l’ultima gestione e su cui lo stesso presidente uscente ha iniziato a mettere mano a ridosso delle elezioni facendo costruire una “Var room” centralizzata a Coverciano da sfruttare per le comunicazioni ufficiali. Anche la creazione di una figura da “tramite” tra Aia e società come quella dell’ex arbitro Gianluca Rocchi va in questa direzione, ma per stessa ammissione del programma dell’aretino non è sufficiente: dopo anni di chiusura verso l’esterno c’è bisogno di qualcosa in più, come un “miglior utilizzo dei social”, quasi ad ammettere di non aver sfruttato appieno il mezzo per far passare al meglio i messaggi. Su questo batte in particolare Trentalange, che propone anche un nuovo logo per l’associazione (la Figc lo ha rinnovato nel 2017 mentre l’Aia usa ancora il vecchio) e un uso massiccio dei media digitali per promuovere e rendere più moderna la figura dell’arbitro.

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Necessità di un massiccio reclutamento

Una manovra che potrebbe tornare utile anche nell’attirare nuovi iscritti nelle sezioni. Per diventare arbitri è necessario avere almeno 15 anni, età nella quale molti giovanissimi si destreggiano con sicurezza sui social, che il candidato piemontese vorrebbe utilizzare anche per diffondere il regolamento con interviste, slide e spiegazioni in video. Questo potrebbe tamponare l’emorragia costante di iscrizioni che ha visto l’Aia perdere oltre 6mila iscritti dal 2014. Il presidente uscente, invece, vorrebbe puntare maggiormente sui media tradizionali, promuovendo il corso arbitri con spot sui principali canali televisivi, magari a ridosso dei grandi eventi sportivi. Entrambi credono nell’istituzione – inoltre – della possibilità di un "doppio tesseramento" in modo che non esista più il divieto di essere arbitro e calciatore/allenatore allo stesso tempo, oltre a puntare fortemente sulla già esistente collaborazione con il Ministero dell’Istruzione per continuare ad attingere dalle scuole.

Come combattere la violenza sugli arbitri

A scoraggiare i giovani dal diventare “nuove leve” dell’arbitraggio incide sicuramente il rischio di subire episodi di violenza, soprattutto sui campi di periferia delle serie minori. Secondo i dati dell’Osservatorio sulla Violenza dell’Aia relativo alla stagione 2018/19 – l’ultima per la quale sono disponibili le rilevazioni – sono 457 i casi di aggressione ai fischietti, con picchi territoriali in Calabria, Sicilia e Lazio, e maggiormente concentrati in Seconda e Terza categoria. Un problema che secondo Trentalange si risolve inasprendo le sanzioni per i colpevoli e facendo prevenzione presso le società, mentre Nicchi batte maggiormente sul rafforzamento della Commissione esperti legali (l’equipe di avvocati che segue gli arbitri vittime di violenze).

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Trasparenza e valorizzazione dei fischietti

Sulla trasparenza trova terreno fertile Trentalange, essendo questa un problema storico dell’Aia, come denunciato a Fanpage.it anche dall’ex arbitro Claudio Gavillucci, finito in fondo alla classifica e congedato nel 2018. Il candidato piemontese chiede infatti che voti e posizioni in classifica siano sempre disponibili “in tempo reale”. A livello amministrativo sia l’aretino che il torinese ritengono di dover adeguare i rimborsi, anche se Trentalange vorrebbe questa riforma “per tutti” mentre Nicchi intende puntare particolarmente sulle categorie “che richiedono un impegno elevato in termini di tempo e preparazione, in particolare per gli arbitri alle massime categorie di futsal, beach soccer e dei campionati femminili”. Trentalange vorrebbe anche inserire un limite di due mandati consecutivi per il Presidente dell’Aia, norma che avrebbe impedito a Nicchi di ricandidarsi ad esempio nel 2016. In ultimo, a livello di valorizzazione della figura arbitrale Trentalange punta maggiormente sul dinamismo dei social mentre Nicchi ha uno sguardo più solenne, con l’istituzione anche di un “Museo dell’Aia” ed eventi specifici per la celebrazione dei 110 anni di vita dell’associazione.

Chi guiderà l'Aia nell'era della rivoluzione digitale

Le elezioni di quest’anno sono le più combattute dell’era Nicchi, e sono convocate ufficialmente per il 14 febbraio all’Hotel Hilton Rome Airport di Fiumicino, in presenza. Trentalange aveva chiesto di svolgerle in via telematica per prevenire il rischio contagio, come accaduto per le elezioni dei presidenti di sezione, ma così non è stato. Ancora poco e si scoprirà chi guiderà gli arbitri italiani per i prossimi 4 anni, sedendo anche al tavolo della Figc e prendendo parte alle decisioni che orienteranno in generale il nostro movimento calcistico fino al 2024.

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