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La piazza deserta di Torino: perché i tifosi della Juventus non hanno festeggiato lo Scudetto

Il nono scudetto di fila per i tifosi della Juventus è archiviato come un’ovvietà. Senza scomporsi, i torinesi ieri non sono scesi a festeggiare in piazza San Carlo l’ennesima vittoria in campionato e hanno lasciato ai giornalisti il compito di inventarsi qualcosa da chiedere ai pochissimi tifosi presenti. La piazza era deserta già all’una di notte e il silenzio era rotto solo da qualche clacson in lontananza, scaricato col nervoso di chi si lasciava andare al tifo da dentro la macchina. Perchè la piazza è rimasta così vuota?
A cura di Gianluca Orrù
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E' difficile capire il tifoso juventino per chi non è juventino. E' ancora più difficile capire il tifoso juventino che vive a Torino, soprattutto per chi, come i tifosi del Napoli, poco più di venti giorni fa celebrava con assembramenti e rumorosa gioia la vittoria di Coppa Italia proprio contro i bianconeri. Lo juventino di Torino è una specie di avanguardia dello juventino medio. E' più esigente, più critico e più severo dei suoi compari sparsi per la penisola e soprattutto aveva deciso che non sarebbe sceso in piazza già da giovedì scorso, da quando con la sconfitta a Udine la Juventus aveva mancato il primo match scudetto.

Si capiva dall'assenza di venditori ambulanti, dalla chiusura di tutti i bar e locali a meno di 200 metri da piazza San Carlo, dalla tranquillità delle forze dell'Ordine che presidiavano la piazza già dalle 19: nessuno sarebbe sceso in piazza a festeggiare alcunchè. I motivi sono diversi. Proviamo a elencarli rapidamente.

Solo la Champions, altrimenti non ha senso

Vincere lo scudetto ormai è una prassi. I bambini che quest'anno frequenteranno la quarta elementare non hanno mai visto una squadra diversa dalla Juve vincere il campionato. Sono lontanissimi i tempi (davvero, era il 2012) quando, i tifosi torinesi inondavano le piazze del centro e Buffon e soci si prendevano bagni di folla. Era l'anno di Antonio Conte.

Il bagno di folla dei tifosi alla squadra nel 2012
Il bagno di folla dei tifosi alla squadra nel 2012

Adesso invece, dopo 9 scudetti di fila, l'unica cosa che interessa è la Champions League. L'unica cosa che può riportare in piazza i tifosi, l'unica cosa che ha senso dopo un dominio così assoluto nel campionato italiano, l'unica cosa in grado di far entrare nel cuore dei tifosi e restare sulla sua panchina Maurizio Sarri.

La tragedia di Piazza San Carlo

Dal 2017 Piazza San Carlo a Torino è ricordata per la tragedia, avvenuta proprio durante la finale di Champions League, in cui hanno perso la vita tre persone. Una banda di malviventi, si è saputo successivamente grazie alle indagini, ha scatenato il panico nella folla con dello spray urticante. Nella calca che si è generata ci sono stati oltre 1500 feriti.

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Da allora la piazza è rimasta macchiata, oltre che dal sangue dei tanti che lo hanno versato, anche dal brutto nome che suo malgrado si è fatta. Da quel 2017 è raro vedere la piazza piena, anche prima del Coronavirus.

Il Covid e la Juve

Le misure di distanziamento sociale sono ancora attive, vale la pena di ricordarlo. Torino e provincia hanno rilevato quasi 16mila contagi e oltre 1800 morti. La società Juventus, attraverso un post su Facebook, ha chiesto ai tifosi di stare a casa e il Comune ha ricordato ai cittadini le norme di distanziamento. Certo non la situazione migliore per fare baldoria.

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Per i tifosi delle altre squadre forse questo comportamento non ha alcun senso. Per alcuni potrà sembrare quasi irrispettoso verso gli altri appassionati di calcio, ma il tifoso juventino di Torino non scende in piazza per lamentarsi della gestione Sarri, nè per ricordare con amarezza Antonio Conte o per desiderare un gioco migliore. Il tifoso juventino di Torino parla poco, anche se ha vinto il nono scudetto di fila, e aspetta, pronto a giudicare una stagione fallimentare anche con lo scudetto cucito sul petto.

Adesso tutti hanno la testa a Lione e poi verso la Final Eight della Champions League in Portogallo, altro che scendere in piazza. Adesso non c'è niente da festeggiare.

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