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Il ‘traditore’ Trajkovski racconta come ha condannato l’Italia: “Era il mio destino”

Aleksandar Trajkovski ha segnato la sua rete più importante, eliminando l’Italia dai Mondiali. Identica a quella che aveva già segnato al ‘Barbera’ con la maglia del Palermo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Da Palermo a Palermo, così si è chiuso un cerchio per Aleksandar Trajokvski l'uomo del destino della Macedonia del Nord, diventato un autentico idolo in patria all'indomani del gol partita che ha inflitto ai Campioni d'Europa dell'Italia. Condannando gli Azzurri al secondo oblio mondiale consecutivo e portando il suo Paese a giocarsi il primo eventuale accesso storico nella fase finale dei Mondiali.

Dal 1992 ad oggi la Macedonia del Nord non ha mai segnato alcunché di clamoroso. Una sola partecipazione agli Europei, quest'ultimi che hanno visto trionfare l'Italia, conclusa alla prima fase con tre sconfitte in altrettante partite. Mai una partecipazione alla fase finale dei Mondiali e un Ranking FIFA in cui non è mai risalita  dalla 50a posizione in su. Dire che si tratti di una realtà più che mediocre nel panorama continentale e internazionale non è un insulto ma la verità: una Nazionale comprimaria, composta da comprimari che militano laddove riescono a trovare spazio, ritagliandosi briciole di gloria. Come Trajkovski che, però, da giovedì sera nella storia è entrato e di prepotenza.

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Il classe 92 ha segnato la rete che ha definitivamente spaccato il vaso di coccio azzurro, già intriso di collante per non perdere ulteriori pezzi: al 92′ con un tiro tutt'altro che irresistibile, il secondo di tutta la partita nello specchio, il quarto in totale (contro i quasi 40 azzurri), ma preciso e determinante. Senza più dare possibilità all'Italia di rimettersi in bolla, strappando quegli stessi supplementari ai quali la Macedonia del Nord ha puntato dal primo minuto di gioco. Il tiro, ad incrociare l'area azzurra, sfiorando l'erba del ‘Barbera' e infilandosi vicino al palo più lontano laddove Donnarumma non è riuscito a compiere l'unica parata che sarebbe servita a cambiare i destini di tutti.

L'erba del "Barbera" che Trajkovski conosce benissimo avendoci giocato per ben quattro stagioni, tra il 20215 e il 2019 con la maglia rosanero del Palermo, riuscendo a ottenere il miglior score di tutta la sua carriera, con 16 reti complessive in oltre 100 gettoni. Da Palermo se n'era andato, prima a cercare fortuna in Spagna, poi in Danimarca, infine in Arabia. Tre stagioni girovaghe in cui non è più riuscito a ritrovarsi: da inizio di questa stagione, in 11 presenze totali ha segnato la pochezza di una sola rete. Ma Trajkovski quando vede la Nazionale si è sempre trasformato e così, nella "sua" Palermo, scelta dall'Italia quale roccaforte inespugnabile, ha sgretolato i sogni azzurri.

E proprio con il Palermo e con la maglia del Palermo aveva segnato un gol praticamente identico a quello che ha condannato l'Italia: stessa zolla, stesso tiro ad incrociare di destro, stesso risultato. Il gol. Un incredibile perfetto replay, un deja vu per i tifosi siciliani che hanno rivissuto un sogno trasformatosi in incubo, traditi dal loro ex idolo, nella notte più importante.

"Era il mio destino" ha detto in una delle tante interviste che oramai si sprecano nei suoi confronti dai colleghi macedoni. Dopo la partita, nella festa tra i giocatori, Trajkovski si è preso quel pallone che è già cimelio da tramandare ai nipoti e lo ha fatto firmare ai compagni, ad uno a uno. Perché quando si gioca di squadra non si vince mai da soli e Aleksandar lo sa perfettamente. "Non abbiamo nulla da perdere e contro i Campioni d'Europa sarà dura, ma se giochiamo di squadra possiamo provarci perché una Coppa del Mondo non l'abbiamo mai giocata", aveva detto alla vigilia.

L'azione del gol, dopotutto, nasce da una idea corale di costruzione, aiutata anche da una distrazione sulla trequarti azzurra: Trajkovski ha solamente raccolto il pallone che gli è capitato e dai 22 metri ha scoccato la freccia perfetta. "Evidentemente era il mio destino segnare in quello stadio, ho chiuso gli occhi e ho tirato con tutta la forza che avevo in corpo". Uno stadio che per la prima volta ad un gol di Trajkovski non ha esultato ma si è ammutolito improvvisamente, tre anni dopo averlo salutato da rosanero, ritrovandoselo da avversario e ‘punitore' inesorabile. Tutto al ‘Barbera'. Da Palermo a Palermo, chiudendo il cerchio.

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