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Il picchiatore della calciatrice del PSG confessa: “Era per far giocare un’altra in Champions”

Crolla sotto interrogatorio uno dei responsabili della selvaggia aggressione alla calciatrice del PSG e della nazionale francese Kheira Hamraoui: il movente è una partita di Champions League.
A cura di Paolo Fiorenza
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Ormai la verità sulla selvaggia aggressione che non solo poteva porre fine alla carriera di Kheira Hamraoui, ma anche renderla invalida in maniera permanente, sta emergendo in tutti i suoi raccapriccianti dettagli. La mandante e i responsabili di quanto accadde quella sera di inizio novembre dello scorso anno nei pressi di Parigi appaiono chiari: chi architettò il piano per far prendere a sprangate la calciatrice del PSG e della nazionale francese fu la compagna di club Aminata Diallo, che allo scopo assoldò una squadra di cinque persone.

Oggi sia la mandante che gli esecutori dell'imboscata sono assicurati alla giustizia, dopo gli arresti degli scorsi giorni. Anche il quinto uomo che mancava all'appello è stato fermato nelle ultime ore. Uno degli arrestati è crollato davanti agli inquirenti ed ha vuotato il sacco, spiegando quale sia stato il movente che ha indotto la 27enne Diallo a maturare un odio così feroce nei confronti della compagna, di cinque anni più grande e stella affermata della selezione francese.

La centrocampista del PSG e della Francia Kheira Hamraoui, 32 anni
La centrocampista del PSG e della Francia Kheira Hamraoui, 32 anni

"Voglio dirvi tutta la verità… sono stanco, voglio essere onesto… Sono stato io a portare la sbarra di ferro e sono stato io a colpire Kheira Hamraoui mentre il mio complice fingeva di tenere a bada Aminata Diallo. Ho dato due colpi alla gamba", ha confessato un 19enne che faceva parte del commando di sicari che fermò l'automobile che riportava a casa le due calciatrici dopo una cena con tutta la squadra.

A dieci mesi dall'avvio delle indagini, il giovane ha dunque dato un contributo decisivo a delineare esattamente il reale contesto in cui è maturato l'agguato: nessuna pista passionale, come si era pensato in un secondo momento quando saltò fuori la relazione tra la Hamrauoi ed Eric Abidal, nessuna voglia di vendetta da parte della moglie di quest'ultimo, ma una vicenda esclusivamente di rivalità interna allo spogliatoio del PSG. Il 4 novembre 2021, intorno alle 20, mentre le giocatrici si sedevano per mangiare in un locale del Bois de Boulogne, il reo confesso aveva lasciato la capitale in compagnia di quattro uomini, dirigendosi sul luogo dell'agguato. Aveva lui stesso reclutato "l'autista dell'auto", che sarebbe stato a sua volta responsabile della mobilitazione di "due amici oziosi", a comporre il gruppo d'assalto.

La 27enne Aminata Diallo è la mandante dell'aggressione alla compagna di squadra
La 27enne Aminata Diallo è la mandante dell'aggressione alla compagna di squadra

Secondo le spiegazioni date agli inquirenti e riportate da Le Parisien, il 19enne sarebbe stato solo un anello della catena, sollecitato a svolgere questi compiti organizzativi dal "quinto uomo" di questo commando dilettantesco. "Questa quinta persona, di cui non voglio fornirvi l'identità (poi comunque arrestato anche lui, ndr), era in contatto con un individuo che si è presentato come amico del cugino di Aminata Diallo – ha dichiarato il giovane – Voleva che fingessimo di attaccare Aminata Diallo e aggredissimo soltanto Kheira Hamraoui".

Quanto al movente, "penso che fosse per una partita", ha fatto verbalizzare il sicario. "Aminata voleva giocare – ha spiegato – ma non era stata scelta, quindi Kheira Hamraoui doveva essere ferita in modo che non potesse giocare". Il match in questione è la gara di Champions League al Parco dei Principi contro il Real Madrid, che fu poi giocata il 9 novembre, cinque giorni dopo l'agguato. Il PSG vinse 4-0 e nell'undici titolare era presente Aminata Diallo, mentre la Hamraoui, centrocampista come lei e diretta concorrente per un posto in squadra, era a curarsi le gravi ferite riportate nella brutale aggressione. Dal canto suo, pur davanti ad un quadro probatorio così pesante (ci sono anche messaggi WhatsApp e intercettazioni ambientali), la Diallo –  incriminata e rilasciata sotto controllo giudiziario – ha finora negato fermamente di aver ordinato l'operazione nei confronti della compagna di squadra.

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