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Il Chelsea vince il Mondiale grazie a un trucco geniale: la guerra di nervi che nessuno ha visto

La guerra di nervi nei minuti conclusivi della finale del Mondiale per Club vinta grazie ad un ‘mind game’ dei calciatori del Chelsea.
A cura di Vito Lamorte
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Il Chelsea ha vinto la Coppa del Mondo per Club battendo ai supplementari i brasiliani del Palmeiras grazie ad un calcio di rigore di Kai Havertz. Al gol del vantaggio dei campioni d'Europa di Romelu Lukaku ha risposto quello dei brasiliani con Raphael Veiga: la sfida è rimasta in equilibrio nei 90′ e sono stati necessari altri 30 minuti per stabilire la migliore squadra del mondo per l'anno 2021. I ragazzi di Thomas Tuchel si sono aggiudicati questo titolo, il primo nella storia dei Blues, grazie ad un calcio di rigore fischiato a favore degli inglesi per un tocco di mano di Luan su tiro di Azpilicueta: decisiva la review al VAR da parte dell'arbitro, che non aveva notato l'irregolarità del calciatore del Verdão.

Proprio il capitano del club londinese è stato protagonista di una situazione che non tutti hanno notato nei minuti successivi. Dopo che Chris Beath, direttore di gara della finale, ha indicato il dischetto del rigore, l capitano del Chelsea è diventato protagonista di un vero e proprio "mind game" con i suoi avversari: Cezar Azpilicueta ha ingannato tutto il Palmeiras fingendosi il rigorista e prendendosi tutte le attenzioni dei calciatori brasiliani.

Il 32enne ha afferrato la palla e ha agito come un'esca per gli avversari: in questo modo lo spagnolo è riuscito a distogliere l'attenzione dal tiratore designato ed è diventato l'obiettivo delle tattiche di disturbo dei ragazzi di Abel Ferreira.

In tanti penseranno: ma davvero si pensano anche queste cose? Ebbene sì. Chiaramente non si provano, non c'è nulla da sperimentare in questi casi, ma per alleviare la pressione sul tiratore si prova a mandare fuori strada l'avversario con trovate del genere. A spiegare questo tipo di situazioni ci ha pensato anche il professore di psicologia dello sport presso la Norwegian School of Sport Sciences, Geir Jordet, con un lungo thread su Twitter.

Si tratta di un tipo di condizionamento, quello nei confronti dei tiratori dagli undici metri, che viene utilizzato da diverse squadre: tra queste c'è anche il Chelsea, come ha sottolineato lo stesso professor Jordet. Quando viene fischiato un penalty e si capisce chi sarà l'incaricato, si prova a mettere pressione in tutti i modi a chi dovrà cercare di battere l'uomo che ha di fronte.

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Il piano, bisogna ammetterlo, ha funzionato perfettamente: il calciatore tedesco del Chelsea è riuscito a trascorre i secondi precedenti al tiro senza troppe pressioni e a non essere distratto dai giocatori del Palmeiras: la palla è passata dalle mani di Azpilicueta a quelle di Havertz solo quando l'area di rigore era vuota e tutto era pronto per il tiro dal dischetto. Una tattica davvero sopraffina, che è culminata con la gioia dopo il gol che ha sancito la vittoria dei Blues.

Era l'unico trofeo che mancava a Roman Abramovič da quando ha preso in mano il Chelsea nel 2003 e il plenipotenziario nato a Saratov è riuscito a salire sul tetto del mondo grazie ad un "mind game" di Cesar Azpilicueta, per brevità chiamato attore.

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