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I quattro minuti in Paradiso di Eriksen: “Ho sentito voci deboli, ero lontano”

Sospeso tra la vita e la morte, Christian Eriksen oggi può ancora raccontare quel viaggio nell’aldilà, cosa ha visto in quei minuti in cui il cuore aveva smesso di battere durante la partita degli Europei. L’intervista al sito del Brentford mette i brividi addosso.
A cura di Maurizio De Santis
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Christian Eriksen ha raccontato nell'intervista confezionata dal Brentford quegli istanti in cui è rimasto sospeso tra la vita e la morte.
Christian Eriksen ha raccontato nell'intervista confezionata dal Brentford quegli istanti in cui è rimasto sospeso tra la vita e la morte.

Com'è fatto il Paradiso? Il viaggio di Christian Eriksen s'è fermato un istante prima di varcarne la soglia. È solo arrivato dinanzi al grande cancello. Non ha fatto in tempo a bussare, distratto da qualcuno che gli ha messo una mano sulla spalla. Si è voltato e risvegliato in campo: era disteso, vedeva i compagni intorno a sé, i medici su di lui che parlottavano. In quel "tempo perduto" – è il titolo dell'intervista scelto dal suo club, il Brentford – è rimasto attaccato a un filo, la sorte non lo ha reciso e quel 12 giugno drammatico, sospeso tra la vita e la morte, può ancora raccontarlo.

Lo ha vissuto ma ha ricordi sfumati, confusi: "Quando mi sono svegliato dalla rianimazione, è stato come riprendermi da un sogno, ero lontano – le parole calciatore crollato in campo durante la partita degli Europei tra la sua Danimarca e Finlandia -. Potevo vedere lo stadio, il Parken, dalla mia stanza e sentire gli applausi dal mio letto d'ospedale".

Il tempo, il suo tempo, si fermò assieme al suo cuore al 40° della prima frazione. Fece qualche passo incerto, caracollava, inciampò e finì lungo disteso, esanime. Come corpo morto cade. Per tre, quattro minuti il battito s'era fermato. I compagni di squadra fecero da scudo mentre i medici gli prestavano soccorso e lo rianimavano.

L'ex calciatore di Inter e Tottenham è tornato in campo in Premier League per la prima volta dopo aver rischiato la morte nella partita degli Europei.
L'ex calciatore di Inter e Tottenham è tornato in campo in Premier League per la prima volta dopo aver rischiato la morte nella partita degli Europei.

Kjaer fu il primo ad accorgersi della gravità della situazione, a correre incontro alla moglie che dalle tribune s'era precipitata sul terreno di gioco per essere accanto al marito. "Sono stato portato via in ambulanza – ha aggiunto il centrocampista scandinavo -, me lo ricordo bene. Fino a quel momento non mi sono reso conto di essere morto". 

Eriksen ha rivisto tutto dopo, a distanza di qualche ora, quando è finalmente tornato nel mondo dei vivi. "Quando mi sono risvegliato ho sentito che i medici premevano su di me, ho sentito voci deboli e dottori che parlavano. Facevo fatica a respirare e dentro di me dicevo: non posso essere io quello sdraiato qui, sono in buona salute. Credevo di essermi rotto la schiena. Posso muovere le gambe? Posso muovere le dita dei piedi? Piccole cose del genere. Ricordo tutto. Tranne quei minuti in cui ero in Paradiso".

Un defibrillatore ha permesso all'ex Spurs di riprendere l'attività agonistica.
Un defibrillatore ha permesso all'ex Spurs di riprendere l'attività agonistica.

Il contratto con l'Inter è stato risolto nei mesi scorsi, in Italia non poteva più fare il suo mestiere di calciatore. In Premier League sì, il Brentford gli ha dato un'altra possibilità ripartendo da quella stessa Inghilterra che aveva lasciato (ex Tottenham) per volare in Serie A. È tornato a giocare 259 giorni dopo il malore, subentrato nella sfida contro il Newcastle. Il suo percorso è cambiato di nuovo, adesso ha un defibrillatore applicato al cuore che eviterà ogni nuovo corto circuito. "Il dottore mi ha detto: puoi continuare a vivere una vita normale e non c'è limite a ciò che vuoi fare – ha concluso l'ex nerazzurro -. Ho un defibrillatore, se succede qualcosa sono al sicuro. Con quello non ho problemi e non ci sono limiti. Si può praticare la corsa e perfino fare immersioni profonde". 

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