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Gundogan ritrova il Borussia: dalle sfide per un kebab all’intuizione geniale di Guardiola

Ilkay Gundogan, uno dei protagonisti della stagione attuale del Manchester City, tornerà nel suo vecchio stadio, il Signal Iduna Park, per sfidare il Borussia Dortmund. Il tedesco, che ha giocato con Jürgen Klopp in nerogiallo, è uno dei pilastri della squadra diretta dal tecnico catalano Pep Guardiola.
A cura di Antonio Moschella
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Nel cuore della Ruhr, zona industriale e miniera della Germania occidentale, si formò negli anni '70, per un accordo tra la NATO e l'allora Repubblica Federale Tedesca, un'ingente colonia turca composta da famiglie arrivate in loco per esigenze di sviluppo di una nazione ancora in via di ripresa dopo la guerra. Tra i tanti eredi di quell'immigrazione nell'ottobre del 1990, nella città di Gelsenkirchen, si registrò il nome di Ilkay Gundogan, figlio di Irfan e Ayten. L'attuale centrocampista del Manchester City tornerà per la prima volta da avversario al Signal Iduna Park, quella che è stata la sua casa per cinque anni.

La strada come scuola

La storia di Gundogan rappresenta la perfetta integrazione raggiunta attraverso il calcio: cresciuto nel seno di una famiglia turca in un quartiere dove quasi tutti provenivano dal paese euroasiatico, il piccolo Ilkay giocava insieme a suo fratello maggiore per strada, sfidando ragazzi di qualsiasi età. Come posta in palio nelle partite di quartiere c'era il kebab del locale all'angolo del campetto. Figlio di una famiglia di classe media che era riuscita a trovare un certo equilibrio grazie ai sacrifici del nonno e del padre, entrambi logorati dalle dure giornate in miniere della zona, il più giovane dei Gundogan venne scorto da un talent scout del Bochum. Per lui il passaggio dal calcio di strada a quello su erba fu praticamente automatico: il suo talento innato lo guidava. A vent'anni, dopo due stagioni al Norimberga, il Borussia Dortmund chiamò alla sua porta. Tifosissimo dello Schalke 04, così come il suo conterraneo Mesut Ozil, Gundogan ci pensò due volte prima di accettare l'offerta dei rivali di sempre dei Knappen, ma non si tirò indietro per un motivo in particolare.

La scossa di Klopp

La sua tappa al Westfalen Stadion fu di grande arricchimento, soprattutto per un fattore. A volerlo fortemente era stato Jürgen Klopp, artefice di una rivoluzione sportiva al Borussia grazie a un calcio verticale e dinamico che poneva le sue radici nel gegenpressing, ossia la pressione immediata sugli avversari una volta perso il pallone. Il centrocampista di origini turche fu subito protagonista nella stagione 2011-12, quando i nerogialli vinsero Bundesliga e Coppa di Germania. La sua visione di gioco e il suo dinamismo gli permisero di consacrarsi come mediano ibrido, fornendo sia fosforo sia copertura, qualcosa di essenziale per il gioco di Klopp, qualcuno che lo stesso centrocampista definì come "una persona dalla personalità intensa e sempre emozionata, che in alcuni casi mi ha ricordato mia madre". La finale di Champions League 2012-13 persa contro il Bayern Monaco, nella quale Gundogan realizzò su rigore il gol del momentaneo pareggio, fu la spiaggia sulla quale si abbatté l'ultima onda di entusiasmo di un Dortmund molto rock'n roll ma poco continuo.

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La maturazione con Guardiola

Arrivato all'Etihad Stadium nel giugno del 2016 Pep Guardiola chiese il tedesco come primo grande rinforzo per il suo Manchester City, cercando di trasformarlo in un interno di centrocampo con enormi capacità realizzative: la doppietta di Champions League contro il Barcellona il 1 novembre di quello stesso anno sembrava aver dato la conferma dell'ennesima intuizione geniale del tecnico catalano. Tuttavia, un grave infortunio al ginocchio destro sopraggiunto poco dopo sembrava mettere in pericolo la carriera del teutonico, ma la sua pazienza e la tutela del club inglese lo aiutarono a recuperare la condizione fisica. Alla sua quinta stagione di sempre all'Etihad, dove ha vinto tutto tranne la Champions, l'ex Borussia sta vivendo una stagione strepitosa dal punto di vista del contributo offensivo: i 16 gol in tutte le competizioni lo rendono il miglior marcatore della squadra di Guardiola, un onore ingigantito dal fatto che mai prima d'ora Gundogan era andato oltre le sei reti stagionali in carriera.

Il merito di questa maturazione è sicuramente di Guardiola, che secondo il centrocampista "ha sempre un piano alternativo per esaltare giocatori flessibili e versatili come me". Non sorprende, dunque, che i due vadano molto d'accordo e si vedano spesso nel tempo libero, circostanza facilitata dal risiedere nello stesso condominio a Salford, frazione tra il centro e la periferia ovest di Manchester. Fanatico di Football Manager, al quale dedicava molte ore durante il primo lockdown di un anno fa, Gundogan ha usato le sue abilità informatiche per lanciare una campagna di crowfunding per aiutare i ristoranti e i bar del posto che hanno visto i loro utili falcidiati dalla pandemia, dando dimostrazione della sua totale identificazione con la vita vera della città inglese.

Osservato speciale di stasera a Dortmund, l'ex Schwarzgelben sentirà probabilmente un colpo al cuore quando tornerà a calpestare l'erba che lo ha visto ergersi fiero. Nonostante tutto, sarà il primo a voler eliminare il Borussia. Del resto, per un tifoso dello Schalke che rifiutò in omaggio una maglia nerogialla all'inaugurazione di un negozio sportivo a Manchester, lasciando sbigottiti i presenti, quello di stasera ha per la prima volta un sapore di un derby. Un derby reso ancora più cruciale perché in palio, stavolta, non c'è un kebab. Ma la semifinale di Champions.

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