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Gigi Riva è morto a 79 anni, calcio in lutto: era stato ricoverato in ospedale per un malore

Gigi Riva è morto all’età di 79 anni dopo il malore che lo aveva costretto al ricovero per un problema al cuore. Brera lo ribattezzò ‘Rombo di tuono’ nel giorno in cui il Cagliari campione d’Italia umiliò l’Inter a San Siro.
A cura di Maurizio De Santis
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Calcio italiano in lutto per a morte di Rombo di tuono, Gigi Riva, scomparso all'età di 79 anni.
Calcio italiano in lutto per a morte di Rombo di tuono, Gigi Riva, scomparso all'età di 79 anni.

Gigi Riva è morto all'età di 79 anni dopo il malore che lo aveva colto mentre si trovava nella sua abitazione e costretto al ricovero d'urgenza all'ospedale Brotzu di Cagliari per un problema al cuore. Il decesso è avvenuto alle ore 19.10, poco dopo è stata data la triste notizia. ‘Rombo di tuono', era il soprannome che gli era stato dato da Gianni Brera: lo coniò il 25 ottobre del 1970, una data storica per la squadra sarda che sbancò San Siro con l'Inter vincendo per 1-3. Sulle pagine del Guerin Sportivo il giornalista scolpì quell'impresa con parole iconiche, tramandate di padre in figlio: "Il Cagliari ha subito infilato e umiliato l'Inter a San Siro. Oltre 70mila spettatori: se li è meritati Riva, che qui soprannomino Rombo di Tuono". E grazie a lui i rossoblù campioni d'Italia avevano lo scudetto cucito sulla.maglia in quell'epoca di epica e di grazia.

La notizia della morte di Riva è stata improvvisa, inattesa anche alla luce del bollettino medico sulle sue condizioni che era stato diffuso dalla struttura sanitaria. Solo qualche ora fa nulla lasciava presagire che fosse in pericolo di vita: "Il paziente è sereno e le sue le condizioni generali sono stabili – erano le indicazioni tratte dalla nota ufficiale -. Attualmente è sotto sorveglianza del personale sanitario e accudito dai famigliari. Nei prossimi giorni si proseguirà con gli accertamenti clinici del caso". Il suo stato di salute è peggiorato progressivamente rendendo vano ogni tentativo da parte dei medici.

Leggenda dei rossoblù sardi: nel 1970 li trascinò allo scudetto.
Leggenda dei rossoblù sardi: nel 1970 li trascinò allo scudetto.

Leggenda dei sardi ma mito anche con la maglia della Nazionale. Riva è una delle stelle più luminose nel firmamento degli Azzurri di cui è ancora il miglior marcatore di sempre con ben 35 gol realizzati in 42 presenze. Nel 1968 sollevò sotto il cielo di Roma il trofeo degli Europei che l'Italia di Ferruccio Valcareggi fece proprio nell'edizione del torneo giocata in patria, grazie alla vittoria per 2-0 sulla Jugoslavia nella ripetizione della finale (il primo match finì 1-1) scandita dalle reti dello stesso Riva e di Anastasi.

Il nome di Riva richiama anche un'altra avventura epica della Nazionale, quella di Messico '70 e della partita fiabesca di semifinale contro i tedeschi: Italia-Germania che finì col rocambolesco 4-3 e spalancò le porte della finale persa contro il Brasile di Pelé.

Riva protagonista anche in Nazionale, iconici il 4-3 con la Germania in semifinale e la sfida con Pelé e il Brasile in finale.
Riva protagonista anche in Nazionale, iconici il 4-3 con la Germania in semifinale e la sfida con Pelé e il Brasile in finale.

Team Manager dell'Italia campione del mondo 2006 a Berlino. Gigi Riva ha ricoperto anche l'incarico che gli ha permesso di essere al fianco della Nazionale dal 1990 al 2013. Un'esperienza culminata con la spedizione in Germania al seguito della selezione di Marcello Lippi, conclusa con il trionfo iridato.

Bandiera d'altri tempi, mise il cuore davanti ai soldi e alla carriera. Un anno al Legnano per una sola stagione in Serie C poi nel 1963 iniziò la lunga storia d'amore tra Gigi Riva e il Cagliari: vi restò fino al 1977 e alla chiusura dell'avventura nel mondo del calcio giocato, dopo aver accumulato 315 presenze e 164 gol coi sardi. Fu capocannoniere della Serie A in tre occasioni: 1967, 1969 e 1970.

Gigi Riva bandiera dei sardi, vi ha giocato fino al termine della carriera.
Gigi Riva bandiera dei sardi, vi ha giocato fino al termine della carriera.

Non ebbe mai alcun dubbio sulle scelte da fare, nemmeno quando gli arrivò la più classica offerta che non si può rifiutare. Descrisse così le ragioni del no alla Juve e al grande calcio del Nord. Il ‘suo' grande calcio era il legame forte con la ‘sua' terra.

Avrei guadagnato il triplo. Ma la Sardegna mi aveva fatto uomo. Era la mia terra, ero arrivato dall’età di 18 anni. All’epoca ci mandavano i militari puniti. In continente ci chiamavano pastori o banditi. Oggi fanno a gara per farsi le vacanze qui. Quando avevo 23 anni la grande Juve voleva ricoprirmi di soldi. Io volevo lo scudetto per la “mia” terra: ce l’abbiamo fatta. Noi banditi e pastori.

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