Frattesi racconta il malessere in campo: “Vedevo tutto nero, sono fortunato ad aver finito la partita”

L'uomo del match, anzi, l'uomo che ha portato l'Inter in finale è Davide Frattesi, che ha realizzato il gol del 4-3, il gol della vittoria, quello che conduce a Monaco i nerazzurri per la finale di Champions. Per la seconda volta Frattesi è determinante. Questa volta dopo il gol ha avuto un mancamento, è crollato sul campo, pareva dover uscire, ma si è ripreso ed ha finito la partita. Dopo il match ha spiegato cosa gli era successo.
Frattesi: "Dopo il gol vedevo tutto nero, mi girava la testa"
È un rincalzo di lusso. Il suo ruolo ormai ce l'ha cucito addosso. Nel secondo tempo entra in campo e nel supplementare, al 99′, segna un gol bellissimo, ma soprattutto pesantissimo. Un gol che porta l'Inter di nuovo in finale dopo due anni. Un gol pesante, un'esultanza rabbiosa, fortissima, si arrampica, gioisce con i tifosi e con i compagni di squadra, poi dopo un minuto si siede sul campo.

Attimi di preoccupazione. Inzaghi fa scaldare Asllani, Frattesi continua a giocare e a caldo, a Sky, dice cosa gli è successo: "Sono fortunato ad aver finito la partita, perché ho urlato talmente tanto dopo il gol che mi girava la testa e vedevo tutto nero. Per fortuna c'era il gel, devo ringraziare tutti i fisioterapista. La vittoria e il gol li dedico a loro".
Decisivo con Bayern e Barcellona
Frattesi è stato decisivo con il Barcellona e lo era stato pure nell'andata dei quarti con il Bayern. Un gol a Monaco e un gol che ha portato l'Inter a Monaco. Ancora una volta è decisivo dalla panchina. Il centrocampista spiega qual è il suo segreto: "È incredibile, dopo Monaco non pensavo di ripetere qualcosa del genere a livello di emozioni. Questo è il bello del calcio. Credo che questo faccia parte della mia carriera. Non è che mi è stato dato questo talento incredibile, sono stato sempre l'ultimo a mollare e il primo a crederci. Ed è un premio alla mia dedizione".

Infine, il calciatore dell'Inter ha svelato un piccolo aneddoto: "Vedevo Marcus stanco e gli ho detto: ‘Stai tranquillo, passiamo noi'. Sono entrato, ma era come avessi giocato perché in panchina ero sempre in piedi".