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Opinioni

Cristiano Ronaldo negazionista: l’esempio sbagliato di cui non abbiamo bisogno

I 241 milioni di follower nel mondo che Cristiano Ronaldo vanta su Instagram sono stati raggiunti dal commento postato da CR7 dopo la nuova positività alla vigilia di Juventus-Barcellona: “Il tampone è una stronzata”. Messaggio distorto e irresponsabile, di chiaro stampo negazionista. La negazione del ruolo di modello che ogni campione dello sport può rivestire.
A cura di Sergio Chesi
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Immaginate di essere Cristiano Ronaldo per qualche istante. Siete lì, con lo smartphone tra le mani, pronti a pubblicare un nuovo post su Instagram. Basta un semplice tap per mandarlo ovunque, raggiungendo nel medesimo istante 241 milioni di persone nel mondo: se l'esercito dei follower di CR7 fosse una nazione, staremmo parlando del quinto paese più popoloso del pianeta, tanto per rendere l'idea.

I numeri servono a quantificare la portata di ogni messaggio di Cristiano Ronaldo, passo necessario per definire la gravità dell'ultimo post mandato in mondovisione dal campione portoghese. Non tanto per il post in sé, quanto per il commento aggiunto dopo qualche istante dalla pubblicazione – e successivamente cancellato – dallo stesso Ronaldo: "PCR is bullshit", che in italiano equivale più o meno a "Il tampone è una stronzata". Un becero rigurgito negazionista diffuso su scala globale dal calciatore più famoso del pianeta, nel pieno della seconda ondata (a tutte le latitudini).

La questione è semplice: da mesi uno dei temi più delicati è la sensibilizzazione di tutti affinché ci sia massima comprensione di quello che sta accadendo, anche attraverso l'influenza di personaggi di spicco, perché è fondamentale il rispetto di una serie di regole, nella nostra quotidianità, per arginare gli effetti della pandemia. In questo contesto un'icona mondiale come Cristiano Ronaldo non può rendersi conto soltanto a scoppio ritardato della gravità della di diffondere un pensiero distorto e irresponsabile sull'efficacia dei tamponi in questo momento storico. La delusione per non poter giocare Juventus-Barcellona, mancando così l'atteso appuntamento con Messi, è una giustificazione talmente ridicola da non poter essere neanche presa in considerazione.

In discussione, così come nel caso di Roberto Mancini una settimana fa o Novak Djokovic nei mesi scorsi, c'è qualcosa di più ampio: il ruolo dello sport e dei suoi campioni. Chi diventa un punto di riferimento per le proprie imprese sportive diventa un modello anche al di fuori del contesto gara e come tale deve comportarsi. O perlomeno può evitare di fare danni parlando a sproposito, senza cognizione di causa, a 241 milioni di follower.

Cristiano Ronaldo in questi mesi si è fatto rimproverare allo stadio per il mancato utilizzo della mascherina, ha violato il regime di isolamento in cui era stata posta la Juventus, ha accolto con fastidio l'esito del primo tampone positivo mentre era con la nazionale in Portogallo. È stato l'esempio sbagliato, quello di cui – specialmente in questo momento – non abbiamo bisogno.

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Giornalista sportivo, caporedattore di Fanpage.it con delega all'area Sport. Tra le esperienze precedenti, ho ricoperto il ruolo da direttore di Goal.com, network di informazione calcistica del gruppo DAZN.
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