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Cristiano Lucarelli a Fanpage: “Superlega creata dai club indebitati per risolvere i loro problemi”

Cristiano Lucarelli ha scritto la storia della Serie C con la sua Ternana a suon di record e ora punta alla Supercoppa di categoria con lo sguardo già rivolto alla Serie B. A Fanpage.it l’allenatore di Livorno ha parlato del vittorioso campionato della squadra umbra, del suo percorso da tecnico, dei ‘bomber di provincia’ e del modo in cui le sue idee politiche hanno inciso sulla carriera da giocatore.
A cura di Vito Lamorte
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Cristiano Lucarelli è stato uno dei centravanti più iconici del calcio italiano a cavallo tra i due millenni. I tanti gol segnati con le squadre medio-piccole del nostro campionato, le brevi ma intense esperienze all’estero e le sue idee politiche lo hanno sempre tenuto al centro del dibattito calcistico nonostante non facesse parte della cerchia degli attaccanti delle big della Serie A. Cristiano da Livorno era uno dei massimi rappresentati dei centravanti di provincia che si prendevano sulle spalle le loro squadre e le portavano spesso all’obiettivo: un eroe moderno in salsa pallonara, una figura che oggi sembra essere scomparsa quasi del tutto. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, il capocannoniere della Serie A nella stagione 2004-2005 ha intrapreso la carriera da allenatore e dopo qualche stagione tra alti e bassi ha scritto la storia della Serie C con la Ternana: alla guida del club umbro ha stravinto il girone C della Serie C e ora punta alla Supercoppa di categoria con lo sguardo già rivolto alla B.

A Fanpage.it il tecnico livornese si è soffermato sul percorso vittorioso della sua squadra, sulla sua carriera da allenatore, sulla scomparsa dei ‘bomber di provincia', sull’idea sbagliata della Superlega e come nel suo percorso da giocatore abbiano inciso le sue idee politiche.

28 vittorie, 6 pareggi, 2 sconfitte: la Ternana ha marciato verso il trionfo.
"Un percorso fantastico. All’inizio abbiamo fatto una vittoria e 3 pareggi, con un distacco di -4 dalle prime, ma dopo abbiamo iniziato a vincere e abbiamo acquisito una consapevolezza nei nostri mezzi che forse ci mancava. Sapevamo di essere tra le più forti ma vittoria dopo vittoria abbiamo capito di essere molto forti sia sulla carta che sul campo. Inutile dire che non eravamo i favoriti alla partenza ma siamo stati bravi a sovvertire i pronostici".

Quando ha capito che la Ternana stava diventando una macchina da guerra? 
"All’inizio del 2021, anche con infortuni di giocatori importanti, la squadra (Mammarella, Defendi, etc) non ha mai arrestato la sua corsa e da fine dicembre a fine gennaio ha affrontato gare difficili senza mai accusare problemi e continuando a vincere. In quel momento abbiamo capito di avere tutte le carte in regola per arrivare fino alla fine. Da metà dicembre alla partita col Foggia abbiamo metabolizzato che potevamo essere protagonisti per davvero. A Bari abbiamo maturato consapevolezza di essere squadra ma dopo c’è stato il cambio di passo per arrivare in fondo".

Ha vinto un Scudetto e una Supercoppa con gli Allievi del Parma ma dopo ha avuto un percorso piuttosto complesso prima di arrivare a Terni: quanto conta la gavetta per uno che vuole fare questo mestiere?
"Innanzitutto ho trovato una squadra forte ma le mie difficoltà iniziali sono volute, le ho cercate, perché volevo sbagliare e volevo crescere. Poi quando ho avuto squadre con valori, tipo il Catania nel 2017-2018, sono arrivato vicinissimo alla B con un secondo posto dietro al Lecce e una semifinale play-off persa col Siena solo per grande sfortuna. L’unico passaggio a vuoto forse è stato Livorno ma lì forse sarebbe stato meglio evitare perché per me è una questione legata troppo al cuore. Sapevo bene a cosa andavo incontro, la squadra aveva vinto il campionato di Serie C senza fare la festa promozione per le contestazioni, e venni scelto per fare il parafulmine: per me fu come quando un medico deve operare il proprio figlio. Io ho volutamente scelto di fare la gavetta e di prendermi situazioni non semplici e gatte da pelare non indifferenti. Ci sono società in cui ho lavorato, tipo Messina o Viareggio, che dopo sono fallite e in qualche caso non abbiamo nemmeno avuto ciò che ci spettava. Anche Catania, ad esempio, ha ancora dei problemi economici da risolvere. Detto ciò, tre volte ho avuto la squadra per competere e ho fatto due primi posti e un secondo. Dipende sempre tanto delle situazioni che hai intorno e dal materiale umano a disposizione".

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C’è un tecnico che l’ha influenzata più di altri e uno che le piace particolarmente in questo momento?
"Quello che mi ha influenzato di più è stato Walter Mazzarri. Dico sempre che ho avuto la fortuna di avere tanti bravi allenatori e da tutti ho rubato qualcosa ma lui è stato quello che mi ha ispirato di più per intraprendere questo percorso. Quello che mi piace di più adesso, invece, è senza dubbio Gian Piero Gasperini".

Da addetto ai lavori, cosa pensa del surreale dibattito tra ‘giochisti' e ‘risultatisti'?
"Noi quest’anno siamo stati in grado di vincere e sviluppare un bel calcio ma la cosa importante è sempre il risultato. Tutti gli allenatori lavorano per vincere e se si vince giocando bene è meglio ma bisogna rendersi conto delle qualità che si hanno a disposizione per fare alcune cose. Ogni allenatore è un artigiano che deve lavorare per far esprimere al meglio la sua squadra".

Lei ha segnato più di 240 gol in carriera, è stato capocannoniere in Serie A, ha giocato in Nazionale e in Champions League; ma si è parlato di lei troppo spesso solo come “giocatore di sinistra”. Perché?
"Questa cosa l’ho pagata nel mio percorso da giocatore e spero che non accada più lo stesso da tecnico. Le persone vanno giudicate per quello che fanno in campo e non fuori, invece con Lucarelli emergevano sempre di più i miei ideali che il giocatore. Ancora oggi accade questa cosa, soprattuto nelle interviste, ma spero che per una volta si valuti più il campo che l’extra".

Lucarelli, la Ternana, le manifestazioni delle acciaierie prima della partite: un legame indissolubile. Quanto ha pesato l’assenza dei tifosi, conoscendo l’unione tra la città e la squadra di Terni?
"La presenza/assenza dei tifosi è pesata tanto, ma non solo per noi. Oggi andare a giocare in trasferta è meno complicato e lo stesso si può dire per le partite in casa, dove il fattore campo non ha pesato come negli anni scorsi. Sicuramente è un altro sport".

Esistono ancora i cosiddetti “bomber di provincia”?
"No, non esistono più. Ce ne sono talmente pochi forti che appena fanno 5 gol subito vanno nelle squadre più importanti. Prima ce n’erano molti di più mentre adesso c’è grande penuria di attaccanti di livello e appena si fanno notare subito hanno la fortuna di potersela giocare nelle grandi squadre".

Lei che ha vissuto lo spogliatoio da calciatore e ora da allenatore: c'è differenza tra le passate e le nuove generazioni?
"Assolutamente sì. Ma questo accadeva anche con la mia generazione e quella precedente. Nel calcio, come la vita, c’è un nuovo modo di relazionarsi e oggi c’è un modo diverso di comunicare rispetto a quello che avevamo noi fino a poco tempo fa".

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Che idea si è fatto della Superlega?
"Non mi piace per niente. Già la Champions League venne modificata per dare un aiuto alle squadre che avevano problemi economici e ci fu l’allargamento. Ora ci si è indebitati di nuovo e si cerca la fuga dalla Champions League verso la Superlega. Tra dieci anni ci sarà lo stesso processo e nascerà un nuovo torneo per ovviare sempre ai problemi economici di alcuni. Ogni dieci anni bisogna creare una nuova competizione per dare una mano ai club più indebitati. Io non credo nei diritti acquisiti, ma nel merito conquistato sul campo".

Il suo legame con Livorno è noto. Cosa pensa di quello che è successo quest’anno nella sua città?
"È qualcosa di incredibile. Soprattutto perché non parliamo di una società in crisi economica o di un presidente con problemi. Spinelli ha le potenzialità per fare la Serie A quindi quello che è accaduto è ancora più incredibile. Si parla di uno dei presidenti più ricchi d’Italia che ha deciso di chiudere una parentesi nel peggiore dei modi. C’è incredulità per quanto successo a Livorno ed è inspiegabile il fatto che abbia permesso ad alcuni soggetti ben noti nel mondo del calcio per essere poco affidabili di avvicinarsi alla squadra".

Adesso c’è la Supercoppa di C e poi si aprirà il capitolo Serie B. In che modo Cristiano Lucarelli affronterà le prossime sfide?
"Ci giochiamo un trofeo prestigioso, visto che la Ternana non ha trofei nazionali in bacheca e vincerlo sarebbe una bella soddisfazione. Stiamo lavorando per questo e cercheremo di ottenere il massimo risultato. Le sfide future le accetterò col coraggio e l’entusiasmo di sempre, sono fatto così e continuerò ad essere così. Difficilmente cambierò".

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