Conte e il Napoli, cosa accadrà durante la sosta: lo scenario dopo lo sfogo di Bologna

Antonio Conte resterà allenatore del Napoli fino al termine del campionato oppure dietro quel "non voglio accompagnare un morto" pronunciato dopo la sconfitta di Bologna c'è dell'altro? Né dimissioni né esonero sono all'ordine del giorno: già dopo il capitombolo al Dell'Ara il presidente, Aurelio De Laurentiis, ha ribadito al telefono piena fiducia e voglia di andare avanti con il progetto triennale. È certo che l'artefice del quarto scudetto sarà in grado di superare questo momento di impasse, che tirerà la squadra fuori dal guado. Del resto, quali sarebbe l'alternativa? Occorre intervenire subito. Il vertice tra l'allenatore e la dirigenza che avverrà nelle prossime ore servirà a parlarsi chiaro, una volte e per tutte, per trovare soluzioni e non capri espiatori. O, peggio, fare ammuina col rumore dei nemici. Serve ad andare avanti insieme marciando compatti. Serve a dare una risposta alla crisi, cercando la strada migliore per uscirne approfittando della sosta. Ma serve a chiedersi anche perché alcuni calciatori sono già spompati, svuotati, imbelli dopo 3 mesi e altri già rotti (o quasi); a capire cosa non funziona tra Conte e una parte dei suoi collaboratori (nei giorni scorsi non era passata inosservata la riflessione anche su fisioterapisti e medici), tra Conte e la squadra, tra Conte e il resto del mondo.
Conte e il club, tutte le domande a cui il tecnico deve dare risposta
Serve a interrogarsi su questioni sostanziali: com'è possibile che il Napoli faccia il solletico agli avversari e una fatica immane a produrre azioni da gol attraverso un gioco chiaro? Alla voce grandi occasione create col Bologna c'è scritto zero e sono stati appena 4 i tiri in porta (3 nel primo, 1 nel secondo tempo, 1 sola la parata effettuata dallo giovanissimo Pessina). Perché alcuni dei volti nuovi sono relegati dietro le quinte nonostante gli impegni in calendario dispendiosi sotto il profilo fisico ed emotivo richiedano rotazioni? Possibile non si trovi la quadra affinché siano anche loro protagonisti utili alla causa? E quale Napoli aveva pensato Conte che ha spesso chiarito quanto sia stato fondamentale il suo parere per l'ingaggio di un calciatore? Ma non è stato proprio lui ad aver messo bocca direttamente sulla campagna acquisti esprimendo gradimento o meno sui giocatori scelti e trattati? Per la serie: non si muove foglia se (anche) io non voglio.
Le assenze per infortunio di Romelu Lukaku e Kevin De Bruyne (che pure sono pesanti) spiegano solo una parte del problema, non tutto. Con l'ex Manchester City in campo non è che si fosse visto chissà cosa… ma almeno grazie alle sue giocate estratte dal cilindro ha spesso tolto le castagne dal fuoco aiutando Rasmus Hojlund (in difficoltà e nervoso a Bologna) a essere quel che è (era).

La telefonata con De Laurentiis dopo Bologna: cosa gli ha detto il patron
Aurelio De Laurentiis che, a parte i riferimenti a quel "cesso dello stadio Maradona" (ma lo aveva detto altre volte anche in passato) urlati ai quattro venti nell'ennesima diatriba con il Comune, se ne starà ancora buono buono in silenzio dopo aver speso quasi 200 milioni sul mercato? Metterà ancora mano al portafogli e farà un altro sforzo a gennaio per accontentare il tecnico? Accetterà ancora di buon grado le giaculatorie (nell'accezione meno nobile rispetto a preghiere mariane) dell'allenatore che ha citato l'arrivo di ben 9 calciatori nuovi come un problema invece che un arricchimento?
In una telefonata post Bologna gli ha confermato e assicurato massimo sostegno ma occorre vedersi da vicino e riflettere. Nel vertice tra Conte e la dirigenza si parlerà anche di mercato? Sì, possibile visto che a gennaio Anguissa tornerà in Camerun per disputare la Coppa d'Africa e a centrocampo, dopo la defezione per infortunio di De Bruyne, c'è il rischio si apra una voragine. La sterzata potrebbe forse arrivare anche da lì, mettendo una toppa alle lacune che pure sono emerse (quale trovare un'alternativa a Di Lorenzo che appare annebbiato).

Lo sfogo dopo Bologna: "Sono preoccupato, non siamo più squadra"
Da certe situazioni come quella in cui versano i campioni d'Italia si esce compatti e più forti di prima oppure va tutti in frantumi. "Devo parlare con la società", è l'altra frase mormorata da Conte tra interviste tv e conferenza stampa facendo riferimento alla "presa di responsabilità da parte di ognuno" che deve esserci in un momento del genere. E, considerato che la stesso allenatore ha ammesso candidamente di essere "preoccupato perché non siamo più squadra e qualcuno non vuole capire", di non riuscire a entrare nella testa dei calciatori vuol dire, forse, che il generale ha un esercito che non lo segue? Pensa forse a scenari clamorosi quanto devastanti quali le dimissioni? Sta già preparando armi e bagagli per andar via a fine stagione? È questa la exit-strategy che lascia intravedere ribadendo sempre cosa non va?
Da un tecnico che percepisce uno stipendio di 8 milioni netti a stagione ci si aspetta un atteggiamento differente rispetto alla contingenza degli eventi che non sempre girano a favore. In Serie A nessuno è pagato quanto lui: Allegri (Milan) e Gasperini (Roma) percepiscono 5 milioni; Italiano (Bologna) ne prende 3; Chivu (Inter) ne intasca 2,5. Ergo: fa il tuo lavoro, trova l'accomodamento più funzionale. Sei pagato (e profumatamente) per questo.