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Chivu racconta il calvario del caschetto: “Prendevo medicine che mi toglievano ogni filtro”

Chivu ricorda il suo drammatico infortunio dopo lo scontro con Pellissier: “È mancato poco per non riuscire più a parlare o non riuscire a muovere la parte sinistra del mio corpo”
A cura di Ada Cotugno
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"Poteva finire tutto: nella sfortuna, sono stato fortunato. È mancato poco per non riuscire più a parlare o non riuscire a muovere la parte sinistra del mio corpo": ai microfoni di Sportitalia Christian Chivu ripercorre i drammatici momenti del suo infortunio alla testa, un momento che ha segnato per sempre la sua carriera.

Negli ultimi anni trascorsi all'Inter ha indossato in ogni partita l'iconico caschetto, segno tangibile di un'avventura che poteva finire nel peggiore dei modi. Il 6 gennaio 2010 dopo uno scontro testa contro testa con Sergio Pellissier l'ex nerazzurro è finito sotto ai ferri per ridurre una frattura al cranio. Sono state ore di terrore per il suo allenatore dell'epoca, José Mourinho, per la famiglia e tutta la tifoseria: "Era il mio giorno di rinascita. Non è stato un momento facile da gestire, avevo tante incertezze. I giorni di convalescenza, le mille domande che mi facevo, l'incertezza di non essere più un calciatore professionista, con la fortuna di essere ancora un uomo normale. Mettevo sulla bilancia le due cose. Per fortuna sono ancora qua".

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Chivu ha dovuto affrontare una lunga convalescenza prima di ritornare in campo, ma è servito tempo prima di tornare alla normalità: "Dopo due mesi e mezzo ero in campo, con le mie paure e incertezze, soffrivo durante le partite soprattutto nel colpo di testa".

In quel periodo l'ex giocatore si è reso protagonista di alcuni episodi discutibili, come il pugno rifilato a Marco Rossi durante una partita contro il Bari che gli è costato 4 giornate di squalifica dopo la prova tv: "Tutte le cose subite nel post intervento con tutte le medicine che prendevo mi avevano portato a fare delle cose che non facevano per me, a partire dai gesti osceni fatti dopo la partita di Coppa a Roma, al pugno a Marco Rossi, alla litigata con Rafa Benitez".

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Quei momento di sofferenza ritornano alla mente di Chivu con grande dispiacere e l'ex giocatore, attualmente allenatore della Primavera dell'Inter, ha voluto spiegare le motivazioni dietro a quei gesti: "Nessuno sa che prendevo delle medicine che mi toglievano i filtri. Ci tengo a specificarlo, perché poi vengo giudicato per uno che è andato a Roma a fare quei gesti osceni nonostante ho chiesto scusa. Il pugno a Marco Rossi fu come un animale che reagisce al primo istinto, però c'è un perché: dintoina. Avrei dovuto prenderli per 2 mesi, ma li ho portati avanti per 9 mesi. Ci tenevo a dirlo".

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