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Chiesa svela l’allenatore decisivo per la sua crescita: “Mi ha fatto fare il salto tra i grandi”

Federico Chiesa è stato uno degli uomini più positivi della stagione della Juventus e ora si appresta ad affrontare il primo Europeo con la Nazionale maggiore. Il laterale azzurro è intervenuto durante una diretta con CalcioShop.it e ha ripercorso alcune tappe della sua carriera: “La partita che mi ha fatto arrivare tra i grandi è stata la partita con la Fiorentina Primavera”.
A cura di Vito Lamorte
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Federico Chiesa è uno degli uomini più attesi in vista dell'Europeo. L'esterno offensivo della Juventus è uno dei calciatori che più hanno brillato nella scorsa stagione e per questo Roberto Mancini lo ha confermato nel gruppo della Nazionale Italiana per la 47a edizione del torneo continentale per nazionali. Alla sua prima stagione in bianconero il bilancio del giovane figlio d'arte è stato di 43 presenze e 14 gol, ma il classe 1997 non ha dimenticato il percorso che lo ha portato fino all'esordio a Euro 2020 e nel corso di un intervenuto durante una diretta con CalcioShop.it ha ripercorso alcune tappe della sua carriera: "L'allenatore che ha più influito sulla mia crescita? Colui che mi ha fatto fare il salto tra i grandi, Paulo Sousa. Ha puntato su di me, mi ha dato tantissima fiducia. Lo devo ringraziare perché il salto era enorme dalla Primavera alla Serie A. Poi anche Guidi, che mi ha insegnato tantissimo sotto l'aspetto calcistico".

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La separazione dalla Fiorentina non è stata proprio indolore, con un botta e risposta tra lo stesso Federico Chiesa e Commisso non esattamente cortese, il giovane esterno ha voluto ricordare così quei momenti: "Ricordo con emozione l'esordio in A, fu unica perché è stato il raggiungimento di anni di sacrifici. Inoltre ci sono state tante serate che porto con me, ma la partita che mi ha fatto arrivare tra i grandi è stata la partita con la Fiorentina Primavera, a Torino contro la Juventus nel quarto di finale della Coppa Italia Primavera in cui ho segnato. Mi dette forza, Sousa a volte ci mandava in Primavera per questioni di umiltà, per capire se mettevamo la stessa voglia e passione anche con i più giovani. Fu un grande momento per la mia carriera, perché non bisogna mai sottovalutare nessuna partita, soprattutto quando dai grandi vai in Primavera".

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