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Chi è davvero Simone Inzaghi, disintegrato nella finale Champions che lo mette davanti a un bivio

Processo a Simone Inzaghi, tra meriti e colpe, dopo il 5-0 in finale di Champions che ha chiuso la sua stagione da Icaro nel modo peggiore possibile.
A cura di Jvan Sica
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La stagione di Simone Inzaghi e non poteva finire in modo peggiore, con un 5-0 devastante del PSG di Luis Enrique sulla sua Inter in finale di Champions League. Da vero faro di una squadra sicuramente non costruita per poter reggere su tre fronti e affrontare le migliori squadre del continente alla pari, il tecnico piacentino ha portato i nerazzurri a giocarsi tutto, per poi non vincere nulla. E questa verità, inchiodata in finale da una prova magistrale del PSG, apre a una riflessione intorno a cui quello che è stato il ciclo di Inzaghi e quello che potrebbe essere il suo futuro.

È un uomo e un tecnico coraggioso quello che sfida il mare aperto di tutte le competizioni esistenti ben sapendo che la rosa non è attrezzata, battendosi con altre rose con almeno 18 titolari veri? Ricordiamo, per fare un solo esempio, che l’Inter aveva Taremi e Arnautovic dietro i titolari in attacco, mentre il Liverpool aveva Chiesa come sesta punta. Oppure quell’allenatore deve mettere fin da subito dei puntini enormi sulle i e ribellarsi, strepitando per volere una squadra che poteva tutto con un numero maggiori di calciatori di livello?

Purtroppo è il magmatico rovello intorno a cui si dannano e spesso si fanno male gli allenatori delle squadre medie (almeno da un punto di vista di budget spendibile), che fanno nozze e come per Inzaghi lune di miele con i fichi secchi, e poi va a finire pure che è colpa loro.

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Quali sono le colpe vere di Simone Inzaghi in questa stagione? Al netto del dover battere i pugni mediatici sul tavolo per lamentarsi di una rosa povera, non è riuscito a gestire le forze di una squadra che a marzo ha preso una curva discendente paurosa. La partita contro il Paris è figlia di una squadra che gioca nel 2030, con laterali bassi che svolgono le funzioni di centravanti, tre numeri 10 a centrocampo e una capacità incredibile di muoversi senza palla, ma tutto è successo anche perché l’Inter era letteralmente al lumicino soprattutto in alcuni uomini decisivi come Dimarco, Calhanoglu e Lautaro.

Altra nota negativa è l’aver lasciato a casa il badge che ha contraddistinto il cammino dell’Inter in questa stagione. I nerazzurri di Simone Inzaghi in ogni partita di questa Champions League sono sempre stati perfetti, secondo l’idea un po’ alla Nietzsche che la perfezione non è un dato assoluto ma si raggiunge superando i propri limiti. Nel caso dell’Inter sia contro il Bayern Monaco che contro il Barcellona questo limite è stato superato grazie alla capacità di Inzaghi di sapersi adattare ad ogni calcio proposto dagli avversari. Contro il PSG invece è mancato anche questo, perché aggredire senza la compattezza dei reparti questo Paris vuole dire farsi disintegrare, cosa che è successa.

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Altra colpa è il non aver capito in campionato il peso di alcune partite in vista dello Scudetto. Alcune partite in cui l’Inter non è stata capace di portare punti a casa hanno pesato il triplo perché si intersecavano con partite di Champions e impegni del Napoli che hanno dato maggiore spinta agli azzurri.

Ma dobbiamo fermarci qui, non si può imputare davvero tanto altro a Icaro-Inzaghi, il quale ha cercato di volare con le ali legate con la cera, schiantandosi su un 5-0 davvero demoralizzante. Se è un tecnico di grande livello però lo si capirà adesso. Restare all’Inter vuole dire farsi acquistare giocatori capaci di mettere davvero in difficoltà i titolari, potendoli così anche farli riposare durante la stagione. La sconfitta di questa sera è la dimostrazione di cosa si deve fare per arrivare a competere per il massimo. Simone Inzaghi è pronto, l’Inter cosa risponde?

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