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Capello disintegra la Juve e gli arbitri italiani: “Se sei abituato così, fai queste figure”

Nella disamina del post partita in Champions League, Fabio Capello spiega i perché della “lezione” del Chelsea non solo per la Juventus ma per tutto il calcio italiano.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il poker rimediato dalla Juventus a Londra contro il Chelsea ha lasciato subito il segno: un trauma pesante che ha evidenziato tutti i limiti di una squadra che continua ad avere alti e bassi stagionali impressionanti, alternando risultati positivi e pessime prestazioni. Ma c'è di più: la sconfitta contro i Blues ha evidenziato anche un ulteriore aspetto che è stato sapientemente analizzato da Fabio Capello negli studi tv del post gara e che apre un problema che va oltre al ko di serata e coinvolge l'intero sistema calcistico italiano, arbitri inclusi.

La disamina di Fabio Capello è spietata davanti alle scorribande degli uomini di Tuchel che hanno in parte ridicolizzato i giocatori di Allegri, rimediando una sconfitta indolore sul fronte della classifica – la Juventus è già qualificata – ma decretando il fallimento di un calcio vecchio, superato e inutile: il calcio italiano. L'analisi trae spunto da ciò che si è visto in campo per 90 minuti: i bianconeri in costante balìa dei londinesi, incapaci di reagire prima che fisicamente, mentalmente. Schiacciati da una abitudine pessima che si respira nel nostro calcio e che ha conseguenze disastrose in Europa.

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Capello punta il dito su due aspetti che la partita di Stamford Bridge ha scoperchiato, condannando la Juventus senza appello: "È stata una vera lezione, una lezione di calcio. Vediamo il Liverpool, sempre in verticale e in velocità, aggredendo e recuperando palloni. Abbiamo visto il Chelsea, pressare allo stesso modo. Mi fa pensare che sto parlando di due allenatori tedeschi". Il primo punto: la mentalità di come una squadra italiana oggi scenda in campo a livello internazionale, in modo quantomeno inappropriato. "Forse dobbiamo imparare a giocare un calcio più tonico e più aggressivo. Se l’allenamento per questa partita è stata la partita con la Lazio, la Juve si è allenata lentamente. Se sei abituato a ricevere la palla e non essere pressato, è un ritmo blando che poi in Champions non trovi".

La Juventus, che pur è al momento il fiore all'occhiello del calcio italiano sul fronte internazionale, unica tra tutte le squadre di Coppa, dalla Champions alla neonata Conference League, ad essersi già aggiudicata il passaggio agli ottavi di finale, è il riflesso di un calcio superato. Il calcio italiano: "Quando c’è ritmo, c’è agonismo. Non vieni fermato per una spintarella e quindi devi ripartire. Questo giocare un calcio così lento ti porta a fare queste prestazioni. La Juve ha corso, ha cercato di fare le cose al meglio, ma arrivava sempre dopo, sempre anticipata dai giocatori del Chelsea. Non c’era velocità di palla e non sono riusciti a fare tre passaggi di fila".

Da qui, il secondo aspetto evidenziato da Capello, gli arbitri. Con le chiare differenze che una squadra di Serie A trova tra la direzione di una partita in Italia e a livello internazionale. Capello non fa riferimento a episodi particolari, non tira in mezzo presunti "rigorini" o altre situazioni specifiche ma ritorna al discorso generale della mentalità che imperversa nel nostro campionato. "E tiro in ballo gli arbitri: qui in Champions si corre, si entra duro, in Italia non esiste più questo calcio. Se non impariamo a giocare in modo diverso avremo delle difficoltà. Se sei sempre con l’uomo attaccato perché ti viene addosso e l’arbitro lascia andare avanti, fai queste figure".

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