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Antonio Nocerino a Fanpage.it: “Così Ibrahimovic ha cambiato il Milan”

Antonio Nocerino studia per diventare allenatore e segue il calcio a 360°. Ai microfoni di Fanpage.it l’ex centrocampista vicecampione d’Europa nel 2012 con la Nazionale Italiana ha parlato di come viene vissuto il derby della Mole in casa Juventus e Torino, avendo lui giocato per entrambe, e ha analizzato diversi aspetti del campionato in corso, in primis l’impatto che ha avuto Ibrahimovic sul Milan.
A cura di Vito Lamorte
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"Per il Toro è più di una partita mentre alla Juventus il derby è vissuto in maniera diversa”. Antonio Nocerino è uno che di derby se ne intende perché ha giocato sia la stracittadina della Madonnina che quella della Mole. L’ex centrocampista napoletano ha vestito le maglie di Juventus e Torino in due periodi diversi della sua carriera e ha raccontato ai microfoni di Fanpage.it come si vive la vigilia dello scontro tra bianconeri e granata su entrambe le sponde del Pò. L’ex calciatore di Milan, Parma e Palermo, tra le altre, ha analizzato l’impatto che Ibrahimovic ha avuto sul club rossonero e come il suo arrivo abbia responsabilizzato tutti nell’ambiente del Diavolo. Con il campione svedese l’ex centrocampista vicecampione d'Europa nel 2012 con la Nazionale Italiana ha avuto un’intesa incredibile nella stagione 2011/2012, arrivando segnare 11 reti, e ci svela come Zlatan può incidere in uno spogliatoio. Nocerino sta facendo il corso Uefa A per diventare allenatore ed è molto felice per il percorso che stanno facendo i suoi ex compagni Gattuso, Inzaghi e Nesta: “C’è bisogno di persone come loro nel calcio”. 

Hai giocato in entrambe le squadre di Torino, quali sono le sensazioni che si vivono sulle due sponde prima del derby?
"Per il Toro è più di una partita mentre alla Juventus il derby è vissuto in maniera totalmente diversa. I bianconeri sentono molto di più le gare contro Inter e Milan ma non quella contro i granata. È una gara a cui viene dato molto valore, chiaramente, ma se dovessi dire per chi conta di più non posso non rispondere Torino".

Quali sono le differenze nell’ambiente o nell’attesa tra il derby di Torino e quello di Milano?
"Quello di Milano è un po’ più sentito perché le due squadre sono state sempre più competitive, aveva un valore diverso anche per la classifica. Quando l’ho vissuto io, a Milano si lottava per i primi posti mentre a Torino la Juve lottava per il vertice e i granata per entrare nella parte sinistra della classifica".

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Nella stagione 2011/2012 hai segnato 11 gol e ancora oggi viene ricordata la tua intesa con Ibrahimovic: che cos'ha Zlatan che gli altri non hanno?
"Cos’è che hanno i grandi calciatori che altri non hanno: mi soffermerei soprattutto su questo. Non si accontentano mai, si allenano e giocano alla stessa maniera. Vogliono sempre di più. La fame che questi calciatori hanno è la base della differenza tra i giocatori normali e i fuoriclasse".

Ogni tanto si dice che Ibrahimovic sia più forte rispetto a 10 anni fa: tu che lo conosci bene sei d'accordo?
"Non lo so. La differenza maggiore credibilità sia a livello fisico: prima era un mostro anche nella corsa e compensava magari qualche errore così mentre ora legge più la giocata, appare più completo anche tatticamente. Compensa qualche mancanza dovuto all’età con l’intelligenza e la qualità, che però non gli è mai mancata. Mi sembra un vero e proprio riferimento, è diventato ancora più uomo squadra di quanto non lo fosse già prima".

Qualche settimana fa Galliani è tornato a parlare del “gol di Muntari”: ricordi quali furono le sensazioni dopo quell’episodio e se cambiò qualcosa nello spogliatoio del Milan dopo quella gara?
"Ci fu tanta rabbia, perché con una vittoria quel giorno mettevamo un bel mattone per la vittoria dello scudetto. Fu più una reazione di nervosismo, di incazzatura; ma l’abbiamo perso per colpa nostra. L’errore è stato evidente e clamoroso ma noi non siamo stati bravi a continuare a crederci come prima. Credo che potevamo fare molto di più nella gestione del vantaggio di punti e abbiamo meritato di perdere".

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Da ex rossonero, ti aspettavi questo Milan in testa al campionato dopo le difficoltà iniziali della scorsa stagione?
"L’arrivo di Ibrahimovic a gennaio ha alleggerito a livello mentale buona parte della squadra e soprattutto i giovani, perché prima si prendevano tutta la pressione che poi è ricaduta su Zlatan. A prescindere da Ibra, la cosa più importante è stata dare continuità alla struttura tecnica, rispetto agli anni prima che era stato un via vai di allenatori e dirigenti; e questa nuovo approccio ha tolto anche qualche alibi ai calciatori. La stabilità li ha responsabilizzati tutti e ora il Milan non è più una squadra di passaggio ma un punto di approdo importante. Soprattuto adesso molti hanno capito cosa vuol dire giocare con giocatori importanti e dover essere sempre al 100%".

Sei stato compagno di squadra di Gattuso, Inzaghi e Nesta: come giudichi il loro lavoro in panchina?
"Mi piacciono molto tutti e tre perché conosco e riconosco la loro competenza. Sono stati grandissimi calciatori e stanno facendo cose importanti in panchina ma, permettimi, sono tre grandi uomini. Spero che Sandro Nesta possa arrivare presto in Serie A. C’è bisogno di persone come loro nel calcio: vedo Rino, Pippo, Andrea Pirlo e penso che il nostro movimento ha bisogno di queste persone perché hanno competenza, sanno come ragionano i giocatori e possono dare una mano importante ai giovani. La loro mentalità può essere davvero importante per le nuove leve che spesso arrivano in Serie A troppo presto".

Ti aspettavi una Serie A così equilibrata oppure avevi delle favorite che finora hanno deluso le attese?
"Ci sono due squadra al di sopra di tutte, che sono Juventus e Inter, ma il campionato è più aperto anche a causa del periodo che stiamo vivendo. Non sembra esserci la squadra che ammazza il torneo. È un anno un po’ particolare e i pronostici lasciano il tempo che trovano".

Da futuro allenatore, visto che qualche mese hai iniziato il corso UEFA A, qual è la squadra che ti piace di più in Serie A e perché.
"Ci sono diverse squadre che guardo con attenzione perché ogni domenica hanno sempre delle novità. In primis il Napoli di Gattuso e il Sassuolo di De Zerbi. Seguo tanto Juric, che reputo un allenatore molto preparato; e Gasperini, ma lui non è una novità per me visto che mi ha allenato. Mi piacciono molto Bielsa, perché mi piace il suo modo di trasmettere i suoi principi; e Nagelsmann, di cui apprezzo molto le idee e le sue proposte. Sto cercando di confrontarmi tanto con gli altri perché credo che sia alla base di questo professione".

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