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Ancelotti al Napoli frenato dalla squadra, ci fu una resistenza: “Rifiutavano i cambiamenti”

Carlo Ancelotti al Napoli fu quasi costretto a ridimensionarsi. L’atteggiamento assunto dalla squadra non gli permetteva di svolgere al meglio il proprio compito. Il ds Giuntoli svela i retroscena del suo addio.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Era il 2018 quando Carlo Ancelotti fece il suo ritorno su una panchina di Serie A dopo lo straordinario percorso vincente al Milan. A nove anni di distanza dall'ultima volta fu il Napoli a convincere il tecnico di Reggiolo a sposare la causa azzurra. Al termine della prima stagione il Napoli nella seconda annata con Ancelotti come allenatore visse un inizio a dir poco deludente in campionato e con tanti nervosismi tra squadra, società e tifosi. L'esonero arrivò a dicembre del 2019 poco prima che Gattuso prendesse poi in mano le redini della squadra. Un percorso che da quel momento diede praticamente inizio a un nuovo progetto del club di Aurelio De Laurentiis. Nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport, infatti, Cristiano Giuntoli, direttore sportivo degli azzurri, ripercorre quei momenti che hanno sancito l'inizio di una nuova era in casa Napoli.

Subito dopo l'arrivo di Gattuso a dicembre 2019, il 2020 fu l'anno che noi tutti probabilmente mai riusciremo a dimenticare. La pandemia dovuta al Covid-19 e soprattutto la quarantena forzata hanno segnato un'epoca, e sportivamente anche quella del Napoli. Oggi la squadra allenata da Spalletti può infatti contare su un giocatore del calibro di Kvaratskhelia che sta trascinando i partenopei. "La prima volta che ho visto Khvicha in un video eravamo nel cuore del lockdown – ha spiegato Giuntoli parlando del georgiano – Lui avrà avuto diciannove anni, ma già bravo con i piedi. C’era ancora Rino e ci piacque subito, ricordo che chiamammo Kaladze per saperne di più". Da qui l'inizio di un racconto che svela anche i retroscena sull'addio ad Ancelotti.

Ancelotti in campo con il Napoli prima dell'inizio degli allenamenti.
Ancelotti in campo con il Napoli prima dell'inizio degli allenamenti.

Kvaratskhelia si è preso immediatamente in mano le chiavi dell'attacco del Napoli. Lì, al posto di Insigne, sta facendo un figurone a suon di gol, assist e giocate sensazionali, come quelle ammirate anche in occasione dell'ultima straordinaria vittoria in Champions contro il Liverpool. "Aveva fatto un passaggio al Lokomotiv Mosca, senza stupire, ma al Rubin Kazan stava andando meglio – dice Giuntoli – Ci chiesero trenta milioni, chiudemmo i contatti prima ancora di iniziare una trattativa. Eravamo dietro a Osimhen, non potevamo puntare tanto su un ragazzo ma mi rimase in testa". Fu la guerra tra Russia e Ucraina paradossalmente a sbloccare la trattativa: "Quando a febbraio scoppiò il conflitto lui tornò in Georgia alla Dinamo Batumi e ci fiondammo lì con il contratto. Abbiamo chiuso per dieci milioni".

Un grande affare visto il rendimento più che soddisfacente del giocatore capace di convincere tutti fin dai primissimi giorni in Campania. Giuntoli nel corso del primo tempo torna a parlare anche di Carlo Ancelotti. L'addio al tecnico emiliano è sembrato per qualcuno quasi affrettato e l'ultima vittoria della Champions League sulla panchina del Real Madrid ha fatto aumentare i rimpianti per ciò che di buono avrebbe potuto fare a Napoli. Ma i problemi che si erano creati con lui erano tanto e Giuntoli non ha potuto fare a meno di ricordarli svelandone i retroscena: "Tutti i calciatori amavano Carlo, ma inconsciamente rifiutavano i cambiamenti tattici che lui voleva imporre – ha detto Giuntoli in modo molto chiaro – Ci fu una resistenza inconscia, che qualche risultato negativo fece più forte".

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