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“Alcol, droga, gioco d’azzardo, matrimonio fallito”: Danny Murphy racconta l’inferno dopo il ritiro

“Questa è la prima volta che racconto le mie difficoltà e spero che possa aiutare i giocatori che sono al crocevia delle loro carriere”: l’ex nazionale inglese e colonna del Liverpool Danny Murphy apre la porta sull’abisso che lo ha inghiottito dopo il ritiro. Dentro ci sono i peggiori demoni…
A cura di Paolo Fiorenza
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Quella di Danny Murphy davvero è stata una discesa all'inferno e ritorno, ed il suo racconto vuole essere un monito affinché qualche suo collega non cada anch'egli in un abisso dal quale è molto difficile risalire. Murphy, 44enne ex centrocampista inglese, non è stato uno qualsiasi dentro il campo di calcio: con la maglia del Liverpool è diventato un idolo dei tifosi Reds a cavallo degli anni 2000, conquistando anche la Nazionale dei Tre Leoni all'apice della sua carriera. Tanta corsa, ma anche gol pesanti, ed un palmarès che annovera parecchie vittorie, tra cui una Coppa UEFA nel 2001.

Insomma il buon Danny conosce bene di che materia è fatto il trionfo, sa cosa significhi essere uno sportivo di alto livello davanti al quale tutte le porte si aprono. Ma ora può raccontare – il che già è una fortuna – anche l'altra metà del cielo, quella buia, quella che mai ti aspetteresti possa toccare proprio un calciatore di successo. Ed invece accade, eccome se accade. Murphy lo spiega bene nel suo intervento accorato sulle pagine del Daily Mail, raccontando cosa può innescare una caduta che diventa sempre più rovinosa: la fine della carriera di calciatore, quando le luci si spengono e si torna nella vita reale.

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"Questo è il periodo dell'anno in cui centinaia di calciatori sono alla fine dei loro contratti e potrebbero non avere un futuro sul campo – scrive Murphy – Alcuni dei più anziani decideranno volontariamente di ritirarsi. Alla maggior parte dei giocatori piace pensare che la loro carriera andrà avanti per sempre. Ero uno di loro, senza mai considerare come sarebbe stata la vita dopo il calcio. Era davvero per paura. Come sostituisci qualcosa che è stata la tua costante dall'età di cinque anni fino alla metà dei trenta? Sfortunatamente l'ho imparato a mie spese. Mi sono divertito i primi due anni dopo il ritiro nel 2013, giocando a golf, lavorando con i media e facendo vacanze in famiglia, ma quello che è successo dopo mi ha colpito come una mazza".

Murphy scende poi nei particolari di cosa gli è accaduto, quasi senza che se ne rendesse conto: "La consapevolezza che non avrei più giocato a calcio, unita alla perdita della maggior parte dei miei risparmi, mi ha fatto soffrire di depressione, qualcosa che all'epoca negavo. Durante i giorni bui, che sono durati 12 mesi, mi sono lasciato andare al bere, alla droga e al gioco d'azzardo. Il mio matrimonio è fallito, ho litigato con i miei fratelli e amici e sono diventato davvero solo. Era una situazione orribile fino a quando un mix di terapia e supporto da parte dei miei cari mi ha aiutato a tornare. E mi considero fortunato: conosco tanti altri ex giocatori che hanno lottato per anni, alcuni hanno avuto istinti suicidi".

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L'ex nazionale inglese spiega cosa lo ha spinto a raccontare tutto solo adesso: "Questa è la prima volta che racconto le mie difficoltà e spero che possa aiutare la prossima generazione di giocatori che sono al crocevia delle loro carriere. Se impedirò a uno di loro di cadere vittima delle peggiori insidie ​​del ritiro, ne varrà la pena. Avevo passato tutta la mia vita pensando che fosse da deboli chiedere aiuto. Sono cresciuto con tre fratelli maggiori e la cultura era ‘non piangere'. I calciatori generalmente hanno un grande ego. Non volevo accettare di sentirmi vulnerabile, mentre ora mi rendo conto che in realtà è più da forti allungare la mano ed essere afferrato che affondare da soli. La dura verità è che, una volta in ritiro, i club non si preoccuperanno davvero di te. Non sei più una risorsa, quindi devi cercare di essere responsabile verso te stesso".

Adesso Murphy si è ripreso pienamente la sua vita, come dimostra la gioia che trasuda dal suo profilo Instagram. La speranza è che la sua lezione serva a chiunque altro si sente invincibile finché indossa gli scarpini da calcio: là fuori c'è la vita e non fa sconti a nessuno.

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