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Aguero lancia l’allarme: “La maggior parte dei calciatori ha paura del virus”

Sergio Aguero, attaccante del Manchester City, accende i riflettori sullo stato d’animo di molti calciatori in relazione alla possibilità di tornare in campo nonostante la pandemia: “La maggior parte dei giocatori ha paura. C’è chi ha famiglia, chi ha dei figli”. Oggi in Premier League nuova riunione sui piani di ripresa.
A cura di Redazione Sport
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Il calcio prova a ripartire, con organizzazioni, federazioni e leghe in prima linea. Un passo indietro ci sono loro, i calciatori. Vorrebbero tornare alla vita di tutti giorni, come chiunque altro: allenamenti e partite. Ma non in tutti i casi sono così convinti di farlo. È il caso, ad esempio, di Sergio Aguero, attaccante del Manchester City e uno dei volti di punta della Premier League. Ha trascorso queste settimane di lockdwon in Inghilterra, chiuso in casa insieme alla sua ragazza, e ha maturato ansie e timori riguardo al possibile ritorno in campo.

Ne ha parlato a ‘El Chiringuito‘, raccontando come il suo stato d'animo, in realtà, si piuttosto diffuso tra tutti i calciatori.

"La maggior parte dei calciatori ha paura. C'è chi ha famiglia, chi ha dei figli, anche bambini piccoli. Personalmente sono spaventato, in questo periodo sono stato con la mia ragazza, non ho avuto contatti con altre persone. Dicono che contrarre la malattia è raro e difficile, ma ci sono persone che ce l'hanno, anche asintomatiche, e possono infettarti. Per questo sono rimasto a casa, puoi essere contagiato e neanche accorgertene".

In Francia l'associazione calciatori locale ha avuto un ruolo centrale nel movimento che ha spinto il governo a sospendere definitivamente la stagione. In Premier League, per ora, l'associazione non ha mosso passi ufficiali e vanno avanti i lavori per definire il piano per la ripresa degli allenamenti e, successivamente, del campionato. Oggi è in programma una riunione importante per definire i prossimi step, con i club compatti nella volontà di portare a conclusione il campionato e protagonisti di un dialogo costante con il governo. Confronti che i calciatori seguono inermi, sospesi tra la voglia di tornare a giocare e la paura per l'inevitabile convivenza con il virus.

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