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Morte George Floyd, i murales di Kobe Bryant e della figlia Gianna “salvati” dalla devastazione

I murales di Kobe Bryant e di sua figlia Gianna Maria non sono stati vandalizzati dai manifestanti scesi in strada a Los Angeles per protestare contro la morte di George Floyd, l’afroamericano morto a Minneapolis dopo essere stato immobilizzato con un ginocchio sul collo da un agente di polizia.
A cura di Marco Beltrami
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Le proteste per la morte di George Floyd, l'afroamericano morto a Minneapolis dopo essere stato immobilizzato con un ginocchio sul collo da un agente di polizia, sono sfociate in molti casi in vere e proprie guerriglie civili. Scene di devastazione a Los Angeles, dove è stato necessario l'intervento della Guardia Nazionale e un vero e proprio coprifuoco. Nessuno ha però toccato i murales dedicati alla leggenda del basket Kobe Bryant e a sua Gianna Maria, deceduti lo scorso gennaio in un tragico incidente in elicottero, rimasti dunque intatti in segno di rispetto.

Morte George Floyd, il gesto di rispetto per i murales di Kobe Bryant e Gianna Maria a Los Angeles

Disordini, scontri tra manifestanti e polizia, incendi in varie zone della metropoli, blindati in strada ed edifici vandalizzati. Scene da guerriglia civile a Los Angeles in occasione delle manifestazioni di protesta per la morte di George Floyd sfociate spesso e volentieri, anche a causa di alcuni infiltrati, in episodi di violenza. Sono stati risparmiati volontariamente dalla devastazione i tanti murales dedicati a Kobe Bryant e a sua figlia Gianna Maria deceduti il 26 gennaio nel terribile incidente in elicottero. Una situazione che è stata evidenziata dalla stessa vedova dell'icona NBA Vanessa che ha condiviso le immagini dei tanti murales che immortalano il marito e la figlia, che i manifestanti hanno evitato di rovinare

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Il messaggio di Vanessa Bryant nei giorni delle feroci proteste per la morte di George Floyd

Rispetto dunque per Kobe Bryant che nel corso della sua carriera si è sempre schierato contro ogni forma di discriminazione. Infatti pochi giorni fa Vanessa ha pubblicato una foto relativa al 2012 quando il marito indossava la maglia "Non posso respirare" per onorare la memoria di Eric Garner, un altro afroamericano morto soffocato dopo essere stato arrestato da un agente di polizia a New York. La stessa vedova Bryant ha però invitato tutti a non lasciarsi coinvolgere dalla spirale d'odio con parole bellissime: "La vita è così fragile. La vita è così imprevedibile. La vita è troppo breve. Condividiamo e abbracciamo le belle qualità e le somiglianze che condividiamo come persone. Scacciamo l'odio. Insegniamo rispetto e amore per tutti a casa e a scuola. Diffondiamo l'amore. Non usiamo vite innocenti strappate via come scusa per saccheggiare".

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