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L’NBA ha un grosso problema con i giocatori no-vax: braccio di ferro per l’obbligo vaccinale

Nei giorni dell’apertura ufficiale della stagione NBA, con i vari incontri aperti ai media e le interviste a tutti i protagonisti della lega, il fronte dei giocatori no-vax continua ad allargarsi. Tra interviste scomode, provocazioni dirette ai compagni dei giocatori vicini a teorie complottistiche, un inizio tra mille ombre.
A cura di Luca Mazzella
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L'NBA contro i no-vax, una battaglia che sembra solo all'inizio e che promette scintille. Dopo le dichiarazioni di Kyrie Irving e Andrew Wiggins, col giocatore dei Warriors che rischia praticamente di saltare le 41 gare casalinghe di Golden State lasciando sul piatto circa 9 milioni di dollari, al coro dei dissidenti si è unito nelle ultime ore anche Bradley Beal, star dei Washington Wizards. L'ennesimo big a prendere una posizione contraria alla vaccinazione anti covid-19.

Nel media-day di ieri, il numero 3 ha confermato di non essersi vaccinato per motivi personali, affermando: “Non sento pressioni per farmi vaccinare. E non penso che voi possiate costringere qualcuno a fare cose che non vuole o a iniettarsi sostanze nel suo corpo.” Non contento, Beal ha poi sfidato i giornalisti girando loro una serie di domande e chiedendo il motivo della scelta pro-vaccinazione, evidenziando che a suo dire la possibilità di risultare contagiati nonostante il vaccino sarebbe un ulteriore argomento a favore della sua posizione: "Vorrei chiedere a tutti voi vaccinati: perché prendete comunque il covid? Se è qualcosa che dovrebbe proteggervi e invece riduce solo le chance di andare in ospedale senza eliminarlo del tutto, a cosa serve? Puoi comunque prenderlo e passarlo ad altri, alla fine". Il giocatore, peraltro, ha contratto la malattia negli scorsi mesi e si è dichiarato fiducioso relativamente agli anticorpi prodotti dopo la positività. Anche in questo caso minimizzando il tutto con una semplice "perdita dell'olfatto" nel parlare dei sintomi. Sintomi che gli hanno negato la chance di rappresentare Team USA alle Olimpiadi di Tokyo, essendo poi stato inserito nel protocollo salute imposto dalla lega.

Cosa rischia il giocatore

Allo stato comunque, a Beal sarebbero negate certamente le partite contro Golden State, Brooklyn Nets e New York Knicks, a causa delle restrizioni vigenti nei rispettivi Stati su eventi al chiuso con massiccia presenza di persone, per i quali è previsto l'obbligo di vaccinazione con ciclo completato da almeno 2 settimane. Un obbligo che, al momento, nonostante le tante pressioni esterne (non ultima le parole del gigante Kareem Abdul-Jabbar), Adam Silver non intende inserire. Sulle possibilità di saltare delle partite Beal ha poi aggiunto: "Con le linee-guida che l'NBA ci ha dato e i protocolli imposti, è molto difficile non sentirsi forzati in alcune scelte. Ne parlerò però con la mia famiglia e decideremo assieme la cosa migliore da fare".

Il fronte no-vax si allarga

Dopo le dichiarazioni dell'esterno di Washington, la presa di posizione di Wiggins e la scelta di Kyrie Irving (nelle ultime ore avvicinato da Kevin Durant, suo compagno ai Nets, che lo starebbe invogliando a vaccinarsi) il rischio è che tanti altri giocatori troveranno il coraggio di uscire allo scoperto. I media-day iniziati ieri e proseguiti oggi sono diventati un susseguirsi di domande relative ai vaccini, cercando spesso la provocazione e la polemica e di fatto trasformando le interviste di inizio stagione in una caccia all'uomo, dal momento che con il 10% circa dei giocatori non vaccinati ci sono circa 50 atleti da "scovare" e una stampa pronta a esporli alla critica. Tra il piano di profilazione della popolazione afro-americana ipotizzato da Irving, i gruppi complottisti su whatsapp nei quali diversi giocatori scambierebbero ricerche e strambe teorie, e l'evergreen del "microchip" sotto pelle, la caccia ai no-vax NBA è appena iniziata.

La risposta NBA

I recenti risvolti stanno chiaramente mettendo grossa pressione sul Commissioner Adam Silver, da cui tutti si attendono una decisione univoca e rigorosa che imponga di fatto il vaccino e tronchi sul nascere ogni ulteriore polverone. Il problema, tuttavia, è stato già affrontato e come riferito in questi minuti da Mike Bass, portavoce della lega, non può esserci alcun obbligo vaccinale senza accordo con la NBPA (il sindacato dei giocatori), che finora ha categoricamente rifiutato ogni tipo di approccio in tal senso. Il braccio di ferro si prospetta lungo e dopo la pandemia, il movimento Black Lives Matter, le elezioni americane e le prese di posizione delle tante star, Adam Silver si prepara all'ennesima estenuante sfida.

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