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Devin Booker è stellare, i Phoenix Suns si guadagnano il primo posto matematico in NBA

Con la vittoria di stanotte ai danni dei Denver Nuggets, la squadra di Monty Williams sale a 60 vittorie a fronte di 14 sconfitte e conquista il primo posto in regular season per tutti i Playoffs.
A cura di Luca Mazzella
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8 partite al termine della stagione NBA, ma da stanotte i Suns si sono matematicamente guadagnati il miglior record della lega a prescindere dal numero di vittorie e sconfitte che collezioneranno da qui a fine regular season. E per suggellare il primo posto, che gli darà diritto al fattore campo fino alle eventuali Finals, quello che è il loro miglior giocatore ovvero Devin Booker ha deciso di mettere la ciliegina sulla torta di un 2021-22 da assoluta superstar con una gara da 49 punti (e 10 assist, con 16/25 al tiro proprio nel giorno dell'anniversario dei suoi 70 punti in casa Cetlics) contro i Denver Nuggets, cruciali per battere la resistenza di Jokic e soci nel 140-130 finale con cui i Suns si sono imposti in Colorado rafforzando ulteriormente la loro candidatura a bissare quantomeno il risultato di un anno fa e approdare alle Finals NBA.

Un traguardo non più occasionale, ma figlio ormai di uno status consolidato e che il record attuale di 60 vittorie e 14 sconfitte e di 119-35 dalla bolla di Orlando (chiusa con un record perfetto di 8-0 ma comunque non sufficiente a conquistare la post-season) dimostra in maniera chiara è inequivocabile: Phoenix è una delle assolute favorite a vincere l’anello quest’anno. E a dimostrarlo c’è anche la tenuta della squadra nell’ultimo mese giocato senza Chris Paul, che a dispetto dell’età continua a essere la guida tecnica e emotiva di un roster che in due anni ha cambiato mentalità, maturando nelle sue giovani pepite ormai esplose (non solo il già citato Booker, ma anche DeAndre Ayton e Mikal Bridges senza dimenticare Cameron Johnson) e crescendo anche in una second-unit arrivata a giocare a immagine e somiglianza dei titolari grazie a giocatori come Cameron Payne e JaVale McGee su tutti.

Un roster profondo e assortito

Phoenix ha infatti una rotazione ormai collaudata di 10-11 giocatori, contando anche gli ultimi arrivati Torrey Craig e Aaron Holiday (6.8 e 7.2 punti di media), che combina nel migliore dei modi esperienza offensiva e difensiva, fisicità e atletismo, perimetralità e protezione del ferro, e trovare punti deboli alla maturità tecnica e tattica di questa squadra oggi appare davvero difficile. Certo, avversari del calibro di Kevin Durant, Giannis Antetokounmpo (ne sanno già qualcosa) o anche lo spauracchio LeBron James che potrebbe uscire vincitore dalla lotteria dei play in e rappresentare una scomodissima ottava qualificata da incontrare al primo turno, non avranno mai un difensore realmente in grado di arginarne le qualità fisiche e il talento innato, eppure Phoenix (che ha il terzo defensive rating della lega) ha costruito un sistema difensivo capace nel suo collettivo di supportare il “wing defender” presente in squadra, Mikal Bridges, con un effort collettivo e una compattezza che nessuna delle altre contender tranne proprio i Bucks campioni in carica hanno.

Phoenix è più "squadra" di tutte

Nella ricerca della giusta chimica di team come gli Heat, i Sixers, i Warriors o i Nets, Phoenix può evidentemente vantare il gruppo più unito e gli automatismi più solidi, forte di un core rimasto intatto e integro nelle ultime due stagioni (tranne appunto l’ultimo mese di CP3) e che quindi ha saputo cementarsi nel migliore dei modi, dentro e fuori dal campo. Sulla strada che porta al Larry O'Brien Trophy, i problemi di gruppi che hanno giocato poco assieme a causa di infortuni o trade faranno evidentemente la differenza e in questo i Suns sanno di partire in primissima fila. E se l'ultimo mese lontano dai campi ha consentito a Chris Paul di tirare sapientemente il fiato in vista della run Playoffs, trovare una squadra più favorita di quella dell'Arizona ad arrivare in fondo è una missione impossibile. Phoenix guarda tutti dall'alto.

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