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L’esempio di Alex Zanardi e la cultura dell’inclusione: la forza dell’Italia alle Paralimpiadi

Con il record di medaglie di Seoul 1988 superato, questa Paralimpiade alimenta la grande estate italiana nello sport. Un enorme successo merito di rinnovati investimenti, di grandi tecnici e di una cultura dell’inclusione sempre più patrimonio del Paese. Ma a guidare tutto anche esempi giganteschi come quello di Bebe Vio e di Alex Zanardi.
A cura di Jvan Sica
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Ancora un record per l’Italia dello sport in questa estate meravigliosa che davvero non finisce mai. E questo è un record ancora più importante per l’intero settore sportivo italiano, ma anche per il nostro Paese, perché ci pone in alto nel mondo come eccellenza di civiltà e inclusione, due concetti che in una società fanno fare il salto di qualità all’intero tessuto sociale.
Sto parlando del record di medaglie ottenute alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, con 65 medaglie ad oggi vinte, battendo in questo modo sia le 58 medaglie di Seoul 1988 e mirando addirittura al bottino della prima Paralimpiade, quella di Roma 1960, in cui abbiamo ottenuto 80 medaglie. Sì, perché è nostra, ed è un orgoglio incredibile, l’organizzazione della prima Paralimpiade della storia, quella che si è svolta a Roma dal 18 al 25 settembre 1960.

Tanti i motivi del successo azzurro, in particolare in alcune discipline in cui abbiamo davvero dominato, come il nuoto in cui abbiamo ottenuto ben 39 medaglie. Tanti ne hanno parlato e le parole di Riccardo Vernole, Direttore Tecnico del nuoto azzurro, sono le parole più consapevoli in relazione al percorso fatto. Ha parlato di sacrifici, di investimenti, di interesse per lo sport da parte dei disabili in Italia, di una cultura dell’inclusione in tutte le sue sfaccettature, che in Italia sta crescendo e porta frutti maturi.

"In piscina si allenano tutti i disabili, anche quelli molto gravi. Gli allenatori non vogliono più solo farli restare a galla, ma tutti puntano a farli gareggiare", ha ammesso Vernole ai microfoni della Rai, sottolineando poi che da questo desiderio competitivo così diffuso è nata da una parte una squadra paralimpica di nuoto che tutti ci invidiano e dall’altra, cosa molto più importante, una voglia di fare sport che fa sentire tutti non solo meglio da ogni punto di vista, ma anche elementi e propulsori di un grande sistema nazionale che viaggia spedito.

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E accanto alla cultura dell’inclusione sempre più diffusa e consapevolmente vissuta da tutti, gli investimenti, i grandi tecnici che abbiamo a disposizione e anche l’attenzione mediale che il mondo paralimpico ha avuto, fondamentale è stato anche l’esempio, il modello, il campionissimo da guardare, ammirare, seguire, raggiungere.
In Italia abbiamo almeno due enormi esempi da questo punto di vista, molto diversi tra loro. Il primo è Bebe Vio, che mostra al mondo e prima di tutto per fortuna a noi, l’esplosione continua della giovinezza, seguendo un’energia atomica senza limiti.

E poi in questi anni c’è stato l’esempio di Alex Zanardi, un simbolo assoluto, un universo di significati fatto persona.
Tanti campioni italiani in questa Paralimpiade hanno sottolineato l’esempio e il messaggio sempre vivo e forte di Alex Zanardi, soprattutto gli atleti che, come lui, hanno scelto il ciclismo come disciplina in cui gareggiare. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati Diego Colombari, Paolo Cecchetto e Luca Mazzone, oro nella Staffetta a squadre mista su strada H1-5.

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Come le nostre medaglie d’oro e tanti altri atleti paralimpici italiani hanno sottolineato, Zanardi è un simbolo per quello che non ha mai voluto fare: non si è voluto arrendere, non ha voluto dire basta, non ha scelto la strada più facile, non ha guardato dall’altra parte, non si è allontanato dal mondo che amava. Ha amplificato il suo essere campione nel momento in cui si pensava che invece l’eco si spegnesse. È stato e sarà un esempio incredibile, un traino, un modello, un riferimento a cui tutti gli sportivi italiani, non solo paralimpici, guarderanno sempre. Nell’attesa e nella speranza di rivedere questo esempio pulsare ancora una volta, come ha sempre fatto, come ci ha insegnato.

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