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Il segreto del dominio dell’Italia della pallavolo nel 2025: perché è diventata imbattibile

Nel 2025 la pallavolo italiana ha conquistato tutte le competizioni principali, nazionali e internazionali. Successo costruito su visione tecnica, tradizione e modelli organizzativi unici che uniscono territorio e talento.
A cura di Vito Lamorte
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Il 2025 ha consacrato l’Italia come superpotenza della pallavolo. Nazionali e club, maschili e femminili, senior e giovanili, hanno vinto praticamente tutto: Mondiali, Olimpiadi, Volley Nations League, Champions League e Mondiali per Club. Questo dominio non nasce dal caso, ma da decenni di cultura sportiva radicata, pianificazione tecnica e infrastrutture diffuse sul territorio.

Con oltre 356.000 tesserati, cresciuti di 7.000 unità rispetto al 2024, e circa 3 milioni di praticanti, la pallavolo è lo sport femminile più seguito in Italia e tra i principali nel maschile. La capillarità sul territorio è straordinaria: 21 comitati regionali, 65 territoriali e 86 presìdi attivi in tutta Italia, integrati con scuole, oratori, palestre di quartiere e palazzetti.

Il successo delle nazionali italiane

Le nazionali italiane hanno scritto pagine memorabili. La squadra maschile ha conquistato il Mondiale, confermando la tradizione della “generazione dei fenomeni”, erede della scuola di Julio Velasco e Carmelo Pittera. Le donne hanno dominato la Volley Nations League e, dopo l’oro olimpico a Parigi 2024, hanno confermato il loro primato anche nei Mondiali 2025.

Le nazionali giovanili non sono da meno: la Under 16 maschile è campione d’Europa, la Under 21 femminile ha vinto il Mondiale e la maschile si è piazzata seconda. Questo successo è sostenuto dal progetto Club Italia, che integra giovani promettenti in contesti professionistici senza forzare la crescita, permettendo loro di fare esperienza in campionati competitivi pur rimanendo legati ai propri club di appartenenza.

Da qui sono emerse stelle come Paola Egonu, Alessia Orro, Anna Danesi e Kate Antropova che oggi guidano le nazionali al successo.

La supremazia dei club italiani

Anche i club italiani hanno dominato tutte le competizioni principali. Nel maschile, Perugia ha vinto sia la Champions League che il Mondiale per Club, mentre nel femminile Conegliano ha conquistato la Champions League battendo Scandicci, che poi si è rifatta vincendo il Mondiale per Club. Il successo dei club si basa su investimenti mirati, organizzazione efficiente e forte legame con il territorio.

Molte squadre provengono da città medio-piccole: Conegliano (34.000 abitanti), Novara (103.000), Scandicci (49.000), Chieri (35.000) e Busto Arsizio (84.000). Nel maschile dominano Perugia, Trento, Verona, Modena, Civitanova e Piacenza, con Milano come unica eccezione di grande centro urbano.

Il budget medio di una squadra di Superlega maschile si attesta intorno ai 4-4,5 milioni di euro, con i club più vincenti che raggiungono i 7 milioni, mentre nell’A1 femminile la cifra è inferiore ma sufficiente a garantire stipendi competitivi e infrastrutture moderne.

I palazzetti hanno una capienza media di 2.000-5.000 spettatori, numeri contenuti che permettono però una gestione sostenibile e duratura degli investimenti, favorendo continuità e sviluppo del talento.

Il modello italiano: territorio, tecnica e cultura

Il successo della pallavolo italiana nasce da tre fattori chiave: diffusione capillare sul territorio, pianificazione tecnica di lungo periodo e integrazione con le comunità locali. L’Italia ha sfruttato la sua struttura socio-economica fatta di piccoli e medi comuni e imprese, creando club stabili e sostenibili. La presenza di tecnici di alto livello come Pittera, Velasco, Bonitta e Bebeto ha costruito competenze che oggi alimentano anche le nazionali straniere, con allenatori italiani impegnati in Canada, Germania, Messico, Polonia e altre nazioni.

Il movimento italiano dimostra che con visione, metodo e radicamento culturale, uno sport può eccellere a livello globale, diventando un modello anche per altri settori sportivi, pur in un contesto economico più contenuto rispetto a discipline come il calcio o il basket.

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