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Pierluigi Pardo in Rai: “Non parlerò di calcio, ma le telecronache restano la mia vita”

Il telecronista racconta a Fanpage.it il suo debutto su Rai2 con “Ti sembra normale?”, game show che lo porta per la prima volta fuori dall’ambito sportivo. Fedele a Dazn, non ha nessuna intenzione di invadere il racconto sportivo Rai. Sulla Bobo Tv: “Come idea nacque a Tiki Taka, funziona molto ma un po’ di mediazione giornalistica farebbe bene”.
A cura di Andrea Parrella
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Se c'è un personaggio televisivo che ripudia i compartimenti stagni, quello è Pierluigi Pardo. Parte dallo sport e poi sconfina nel cinema, la musica, il gossip. Nei suoi programmi c'è un po' di tutto e stavolta, con il suo debutto in Rai, cambia completamente paradigma. "Ti sembra normale?" è il nuovo game show di
Rai2 in onda dal 15 ottobre ogni sabato alle 14.00, presentato da Pierluigi Pardo, alla sua prima conduzione Rai e alla sua prima esperienza nell’inedita veste di conduttore non sportivo. Si tratterà di un osservatorio del Paese che attraverso il genere del game show indaga con ironia i costumi e le tendenze italiane. "Una palestra che affronto con serenità", racconta in questa intervista rilasciata a Fanpage.it a poche ore dalla messa in onda della prima puntata.

"Ti sembra normale?" è solo un esperimento oppure l'intrattenimento è il tuo obiettivo mai confessato?

L'obiettivo è continuare a fare telecronache per la vita, finché avrò voce e fino a quando qualcuno penserà che sono bravo per farle. Sono la mia coperta di Linus. Detto ciò negli anni, prima con Tiki Taka e poi con Supertele, ho capito che la conduzione mi piace e che ho imparato approcciare anche altre cose che vadano oltre la voce in telecronaca. Questa è un'opportunità, un format in cui do un contributo diverso rispetto a quando telefono a Roberto Carlos e gli chiedo di venire in trasmissione. Sono molto entusiasta, anche perché la Rai mi ha fatto sentire parte di un progetto e mi sembrava assurdo non farlo.Va da sé che non ho l'obiettivo di diventare Pippo Baudo. Non sono uno che voglia imporre il suo faccione in Tv.

Il programma andrà in onda al sabato, verosimilmente lo stesso giorno in cui potresti fare telecronache di Serie A. Potrebbe essere un problema?

Ci abbiamo pensato, ovviamente anche con Dazn, ma non sarà un problema. Si tratta di un programma registrato e non credo sia una vergogna dirlo, quindi non c'è un problema fisico, inoltre va in onda fino alle 3 ed è molto difficile che io faccia partite a quell'ora. Poi a novembre il campionato si fermerà, quindi il problema non si pone.

Ti collochi in una fascia complessa come il sabato pomeriggio. A quale pubblico intendi rivolgerti e, soprattutto, è una tua preoccupazione?

Lo è fino a un certo punto, mi hanno dato grande libertà. Tutte le valutazioni sul target sono cose da tecnici del palinsesto televisivo, ovviamente il pubblico sarà diverso rispetto a chi guarda una partita di Premier League, però mi è stato chiesto di farlo con il mio stile e alla mia maniera, fermo restando che alcune cose tecniche del game show dovrò impararle. La vivo con grande serenità, la volontà di fare bene c'è e guarderemo ovviamente gli ascolti, ma per me sarà un'opportunità per fare una cosa nuova.

Il programma nasce dal format internazionale "Are you normal?”. Lo conoscevi? Guardi la Tv straniera che non rientri solo nell'ambito sportivo?

Generalmente non ne guardo e non conoscevo il programma, mesi fa me ne hanno parlato per la prima volta e ho visto varie registrazioni. È interessante che l'edizione americana vada in onda in prima serata.

Il programma ricalca una tendenza contemporanea, giocare sulle statistiche e i luoghi comuni delle persone facendone un quiz. 

Sì, è un tentativo di raccontare la realtà. Oltre alle inchieste giornalistiche, è tendenza della Tv di oggi andare a ricercare questi elementi per capire meglio ciò che ci circonda e mi sembra una buona notizia. Dopodiché non facciamola troppo grossa, andiamo a indagare comportamenti quotidiani, non chiediamo se siano per Repubblica o Monarchia o cosa pensino del Rosatellum, ma se arrivano in ritardo, se prendono gli asciugamani dall'albergo, se hanno un figlio preferito.

D'altronde i comportamenti sono cartina tornasole di ciò che le persone sono. 

Certo, di un popolo intero. E lo facciamo in maniera seria, scientifica, Alessandra Ghisleri partecipa al programma e applica le stesse regole che applica ai sondaggi politici, con campioni rappresentativi, anonimato eccetera.

Fai Tv in diverse reti, radio, sei la voce in un noto videogioco. La tua presenza è dilagante. Non temi l'effetto sovraesposizione?

Sinceramente no. In fondo io faccio una partita a settimana su Dazn, il programma al lunedì, ora questa cosa nuova, è chiaro che come tutte le cose diverse dalla propria comfort zone lo si debba fare in punta di piedi.

Per mio cugino di 16 anni, così come per quello di più di 40, sei forse il principale riferimento sportivo a livello generalista. È una rilevanza che percepisci?

Non saprei misurare la mia effettiva rilevanza. Anzitutto ringrazia i cugini. Diciamo che Fifa (il videogioco in cui è telecronista dal 2015, ndr) da questo punto di vista è stato ed è uno strumento importante, per il resto credo di aver sempre fatto questo lavoro con leggerezza, che per me è la chiave di qualsiasi cosa e che forse paga. Anche perché il tema del calcio raccontato in maniera troppo seriosa mi annoia.

È probabile che la Rai, nel cercarti, ti immagini come un ponte per risolvere quell'eterna questione della Tv, ovvero l'assenza dei giovani davanti alla Tv. 

Può essere che la ratio sia questa. Poi non è una sfida facile, sappiamo che l'intrattenimento per i ragazzi non è solo Tv, ma piattaforme, videogiochi, musica, uscire con gli amici. So per certo che Tiki Taka prima e SuperTele poi hanno avuto e hanno un pubblico molto più giovane, per tipi di argomenti e forse per caratteristiche mie.

Questo primo impegno in Rai può essere la premessa per allargarsi allo sport?

Se parli di sogni, non c'è telecronista italiano che non desideri fare una partita dei mondiali dell'Italia. Ma la risposta è un'altra, ovvero che io sto bene a Dazn, ho accordi chiari e con Rai non si è mai parlato di questo. Peraltro Rai ha una squadra sportiva fortissima, pronta per i Mondiali e tutto il resto. Li stimo molto e li seguo, questo rapporto nasce per questa trasmissione e niente più.

Il racconto istituzionale dello sport sembra messo in crisi da format come quello della Bobo Tv che, libero da vincoli e controlli, consente molta più libertà. 

Senza voler gonfiare la cosa, la Bobo Tv nasce come costola di quello che facevamo l'ultimo anno di Tiki Taka, quando lasciavo Cassano e Vieri da soli nel segmento "Siamo solo noi", perché la libertà dei calciatori di parlare tra loro è un aspetto colto già anni fa, soprattutto grazie a Bobo e Antonio, va detto. Una volta c'è stato Marzullo con loro ed è stato surreale, io uscì completamente dallo studio, li osservavo da fuori.

La vostra categoria li osserva come un problema?

Che la loro formula funzioni non c'è dubbio, sono fortissimi, dopodiché io credo che un po' di mediazione giornalistica, che non è diplomazia ma racconto, secondo me possono filare ancora meglio. Detto questo voglio bene a tutti e due ed è chiaro che quella cosa mi piace.

In soldoni: consideri Cassano, Vieri, Adani e Ventola dei colleghi?

L'ordine dei giornalisti mi rimprovererà (ride, ndr) ma in fondo io credo di sì. Penso che la comunicazione uno possa farla bene o male, efficace o inefficace, deontologicamente corretta o meno, non è un tesserino a fare la differenza. Le opinioni sono opinioni, se un ex calciatore te ne dà, si tratti di Rai1, Canale5 o qualsiasi piattaforma, valgono. Però non so se sono un caso indicativo perché io raramente negli anni, da parte dei calciatori, ho percepito una barriera. La distanza che dovrebbe esserci perché sono un giornalista, in realtà non c'è.

Il tuo SuperTele su Dazn ingloba questo approccio scanzonato.

La cosa che mi piace molto è l'interazione tra personaggi non strettamente calcistici e del mondo del calcio, la trovo romantica. Pupi Avati che fa una dichiarazione d'amore a Pioli è un evento imprevedibile, una sorpresa, il senso di questo programma.

La Tv è cambiata negli ultimi anni, anche quella sportiva. 

Molto, dopo il lockdown, i collegamenti via Skype e cose simili hanno aumentato molto la gamma di possibilità. Qualche puntata fa Max Pezzali era a Miami, gli ho chiesto se avesse visto il derby e se volesse collegarsi. Anni fa non si sarebbe mai fatto, questa informalità "radiofonica" è una chiave della Tv di oggi e non è un caso che la Bobo Tv di cui parlavamo sia nata in quel periodo, riuscendo a intercettare certe tendenze.

Domanda doverosa sulla questione Mediaset e le tue scuse per quanto accaduto l'anno scorso. Era stata una svista, o qualcosa è cambiato nel mentre?

La verità è quella detta l'altro giorno, onestamente non ho altro da aggiungere rispetto a quel video. Mi ha fatto piacere aver ribadito che io davvero sono stato bene a Mediaset e credo abbia ancora più valore dirlo oggi che sto per iniziare un'avventura nuova in Rai.

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