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Il Grande Fratello è arrivato 25 anni fa e ha fatto a pezzi la televisione italiana

Il 14 settembre del 2000 prendeva il via un’avventura televisiva dopo cui niente è stato più lo stesso. Un cambiamento epocale che ha reso un ricordo ciò che c’era prima e ha cambiato la società: quella civile e quella televisiva.
A cura di Andrea Parrella
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Era il 14 settembre del 2000, esattamente 25 anni, quando il Grande Fratello prendeva il via, preparandosi a spazzare via tutto quello che avrebbe trovato davanti a sé. Il lancio del programma fu misterioso, l'inizio timido con ascolti poco esaltanti, il resto è storia.

Difficile ricordarsi la televisione prima di quell'evento, a meno che non si scavi nell'archivio dei ricordi, qualcosa che c'era e non c'è più. Come uno tsunami, il Grande Fratello ha deformato i confini della televisione convenzionale, contaminato i palinsesti, modificato drasticamente gli equilibri di potere tra lo spettatore e chi la televisione la fa.

Riassumere in poche parole l'effetto di una trasmissione di questo tipo vorrebbe dire provare a concentrare in una manciata di righe un quarto di secolo, perché la televisione del Grande Fratello è tracimata intaccando la società. Ma uno dei capitoli di questa rivoluzione riguarda gli effetti che essa ha provocato, dato che il sistema televisivo è uscito dal passaggio di quel tifone con le ossa rotte, anzi in mille pezzi.

La Tv generalista ha subito, da allora, un lento ma immediato effetto di frammentazione che ha sgretolato lo schema a sei tasti del televisore. La lentezza del passaggio al digitale in Italia non è riuscita a fermare un processo inesorabile indirizzato verso l'idea di una personalizzazione della dieta televisiva, con la moltitudine di reti spuntate come funghi negli anni successivi. Qualcuno potrebbe credere che il GF nulla c'entri con l'era dei canali tematici, ma chi scrive ne è profondamente convinto.

Il Grande Fratello, però, ha significato soprattutto un rinnovo sostanziale di chi la Tv la faceva, una sorta di rivoluzione sociale determinata da nuova classe che ha spodestato il ceto dominante. Gli sconosciuti a cui andava concessa una possibilità hanno dato vita a un'invasione barbarica di una nuova borghesia che ha scavato un corridoio per conquistarsi un accesso privilegiato e rapido all'aristocrazia, per rimpiazzare la preesistente o mimetizzarsi in essa. Invasione di cui Pietro Taricone è stato la prima e più esemplificativa rappresentazione, per quanto sarebbe sciocco limitarsi solo al suo nome per raccontare questo fenomeno. Quella del Grande Fratello stata l'ultima rivoluzione della televisione nata dal suo interno, prima che le piattaforme e i social ci mostrassero una nuova invasione.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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