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Opinioni

Caterina Balivo, La Volta Buona non è questa

Falsa partenza per La Volta Buona, il nuovo programma che segna il ritorno di Caterina Balivo nel daytime di Rai 1. Se la conduttrice è visibilmente emozionata, i contenuti dello show, dal talk alle interviste passando per il quiz, non ingranano la marcia. Ci sarà tempo per migliorare o, partendo da queste già stanche premesse, il contenitore è destinato a far rimpiangere Oggi è un altro Giorno di Serena Bortone?
A cura di Grazia Sambruna
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Vorremmo scrivere di non aver sofferto durante queste prime due ore di La Volta Buona, il ritorno su Rai 1 di Caterina Balivo con un contenitore di infotainment purtroppo contenuto in una pignatta per minestre riscaldate. Se qualcosa si può pur salvare, non è abbastanza per dare speranze a uno show che temiamo possa assopire perfino il proprio target di riferimento, ossia gli scartati ai casting del Trono Over di Uomini e Donne. Tutto molto pop, è vero, ma insostenibilmente diluito in barili di retorica, grandi cuori e feral noia. Urgerebbe un taglia e cuci istantaneo. O forse solo un “Taglia”. E basta.

Avremmo voluto spendere parole migliori per l’emozione di Caterina Balivo che torna su Rai 1 rimpiazzando Serena Bortone, passaggio di testimone che Twitter (pardon, X!) ha vissuto come un vero e proprio furto con scasso. Oggi è un altro giorno ma non è La Volta Buona. L’entusiasmo della conduttrice si schianta contro la pochezza dei contenuti che propone. Balivo entra dal backstage come Myrta Merlino a Pomeriggio Cinque e poi parte con un monologo in cui chiarisce, fin da subito, come il focus di questo nuovo show non sia ben chiaro a nessuno, lei compresa: “Mi sono presa del tempo prima di accettare questa proposta della Rai, l’ho fatto perché ho capito che qui vogliamo raccontare tutte le volte in cui la vita vi ha sorpreso e meravigliato, magari proprio quando stavate pensando che fosse finita. Lo farò insieme a una squadra che non amo ancora – non so se nemmeno loro amino me – ma ci proveremo insieme”. Da tali incoraggianti premesse, parte un blocco qualunque sulla Mostra del Cinema di Venezia appena conclusa.

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Ed è la volta buona per vedere l’inviata del programma complimentarsi col Leone d’Oro Lanthimos (“Great job, Yorgos!”) mentre il regista le sfila davanti senza nemmeno vederla. La nostra ha più fortuna con la madrina della kermesse Caterina Murino che, concedendo un’intervista cuore a cuore, confessa: “Sto capendo il ruolo di madrina facendolo. È bello notare le facce, lo stupore delle persone che ogni sera mi vedono arrivare con un trucco e un capello diverso, anche questa è arte”. Dopo tale affermazione, siamo pronti a batterci per l’introduzione del Simba Rosa Shocking come riconoscimento alla feroce audacia fuori contesto. Piovono fulmini di guerra anche in studio dove la direttrice di MarieClaire Manuela Ravasio tenta di elevarsi parlando di Isabelle Huppert senza concedersi alle “trasherie” (sic.) dei TikToker da red carpet. Purtroppo, però, quello è il tema difeso in prima linea da Elisa D’Ospina che arriva ad argomentare, con fierezza, l’inosabile: “Quest’anno la Mostra ha venduto il 17 % di biglietti in più proprio grazie agli influencer che hanno portato pubblico, curiosità”. Infatti. Cosa potrà mai c’entrare il cinema con il Lido? Lei stessa ammette: “vado tutti gli anni ma forse stavolta, di straforo, sono giustificata: il mio compagno è attore e doppiatore”. Bene.

Insuperabile l’apporto al talk di Enzo Miccio che, dopo aver difeso a spada tratta la presenza degli influencer sul carpet nel nome di un rarefattissimo concetto di “democrazia” (?), porta dal Lido un servizio sulle eccellenze italiane, nello specifico su una storica fornace locale che produce mosaici in sfoglia d’oro a 24 carati seguendo l’antichissima tradizione bizantina. Nella clip, il wedding planner – fa ancora questo lavoro? Che lavoro fa, di preciso? – però non compare. E quindi?

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E quindi non importa, si passa a una lunghissima intervista a Tullio Solenghi che, per prima cosa, dona alla conduttrice uno zerbino. Preludio del fatto che, evidentemente, abbia inteso lo studio dello show come casa propria. Anche impegnato come “valletto” di Balivo, “rompendo le palle” di un gioco a premi a cui gli spettatori partecipano telefonando. In palio, 500 euro. Se il talk, almeno, fa caciara, le interviste si mostrano come il punto più debole della trasmissione: XXL, anche i particolari interessanti (per esempio, Solenghi che racconta di aver visto “il pacco di Baudo in mutande”) annegano in un oceano di convenevoli stantii e botta e risposta in slo–mo. Cercasi ritmo disperatamente anche quando a essere raccontate in prima persona sono le storie dei “comuni mortali”.

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L’esordio di La Volta Buona chiude con Alessandro Tersigni e il sottopancia promette che “ci porterà in paradiso”. Purtroppo, si tratta di quello delle Signore. L’attore racconta di addormentare i propri figli cantando loro “Serenata Zitella” dal film “In Nome del Popolo Sovrano” come ninna nanna. E ne accenna un passaggio probabilmente per sincerarsi che, da casa, si siano assopiti irreversibilmente proprio tutti i telespettatori, anche i più coraggiosi. “Bisogna salvare i bimbi di Tersigni!”, scherza Balivo. Chissà quanto consapevole di avere, almeno per il momento, ben altre criticità di cui occuparsi. La puntata finisce – perché anche le cose brutte, prima o dopo, arrivano a un termine, con l’ingresso di Alberto Matano che consegna alla conduttrice un corno portafortuna. Primo e forse unico intervento sensato dell’intero programma. Con queste premesse, la volta buona ne avrà un gran bisogno.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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