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Opinioni

Alberto Angela ha capito che la divulgazione in Tv deve essere un evento

Alberto Angela ha capito in che direzione stesse andando la Tv, costruendo i suoi programmi sull’idea di una riconciliazione del pubblico con la conoscenza, una resistenza del sapere. Un modello che è servito anche per la retorica della cultura che sfida Maria De Filippi al sabato sera e che trova in Noos, il programma con cui raccoglie definitivamente l’eredità del padre Piero, il tassello finale di un processo iniziato anni fa.
A cura di Andrea Parrella
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È arrivato Noos, il nuovo programma di Alberto Angela che raccoglie, idealmente, l'eredità del padre Piero, scomparso ad agosto del 2022. Quello di Alberto Angela è un progetto che si conferma nel pieno rispetto delle intenzioni da cui era nato, dove la divulgazione scientifica ha incontrato il racconto della natura, l'educazione sessuale e il racconto storico, con la presenza di Harrison Ford tra gli ospiti che ha aggiunto un elemento di attenzione aggiuntivo verso il programma (questigli ascolti della prima puntata).

L'elemento glamour, se vogliamo, è proprio sintesi della specificità televisiva di Alberto Angela, che a rigore, gentilezza di suo padre, ha aggiunto una buona dose d'intuito nel comprendere in che direzione stesse andando la televisione. Il percorso evolutivo degli ultimi anni ha portato quella scatola che ha dominato il dibattito per decenni a perdere la sua centralità, costretta a fare i conti con l'era della digitalizzazione e il conseguente avvento di strumenti di comunicazione alternativi alla televisione. Al contempo, la funzione pedagogica che la televisione aveva avuto nei suoi primi anni di vita attraverso la Rai, era andata smarrendosi con l'avvento delle emittenti private.

Aspetti che Alberto Angela ha previsto e affrontato, servendosi del blasone di famiglia e della sua autorevolezza per investire sull'unico modo attraverso il quale la televisione è riuscita a incidere negli ultimi anni: l'evento. Prima Meraviglie, poi gli speciali di Stasera a…,  le nuove stagioni di Ulisse su Rai1, sono esempi che confermano l'efficacia di questo metodo.

Angela ha costruito i suoi programmi degli ultimi anni sull'idea di una riconciliazione del pubblico con la conoscenza, sulla restituzione agli spettatori di qualcosa che avevano la percezione fosse stato loro tolto. Ha valorizzato la conoscenza nel suo aspetto basilare, quello della partecipazione. Guardare Alberto Angela è diventato sinonimo dello stare dalla parte giusta, la resistenza del sapere chi non vuole cedere al disfacimento idealmente rappresentato dalla televisione di segno opposto, quella devota all'intrattenimento tout court e ai sentimenti.

Non è un caso che il modello Angela sia stato adottato nientemeno che per il sabato sera di Rai1, alimentando la retorica della cultura in Tv che sfida Maria De Filippi, non senza successo.

È da questi presupposti che Alberto Angela diventa uno dei fenomeni televisivi più interessanti degli ultimi anni, affianca la grandezza del padre perché ne segue le orme ma si riesce a distinguere. La speranza è che Noos, tassello finale di questo processo iniziato anni fa, possa andare anche oltre questa sua dimensione episodica, magari assumendo la connotazione di un contenitore capace di incamerare anche modelli alternativi di divulgazione, di modo che questo genere televisivo possa popolarsi di altri interpreti, esterni alla dinastia degli Angela.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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