video suggerito
video suggerito

Ricatto a Raoul Bova, l’attore potrebbe non essere l’unico: l’ipotesi di un sistema di estorsioni ai danni dei vip

L’indagine sul presunto ricatto ai danni di Raoul Bova potrebbe portare alla scoperta di un sistema strutturato di estorsioni ai danni di personaggi famosi. Al centro, chat compromettenti, modelle e una rete organizzata.
A cura di Stefania Rocco
306 CONDIVISIONI
Immagine

La denuncia presentata da Raoul Bova alla polizia postale ha dato il via a un’indagine che, giorno dopo giorno, si arricchisce di elementi potenzialmente esplosivi. Al centro, un tentativo di estorsione partito da un numero spagnolo e legato alla presunta relazione dell’attore con la modella 23enne Martina Ceretti. Secondo gli inquirenti, però, potrebbe non trattarsi di un caso isolato: l’ipotesi investigativa è che ci si trovi di fronte a un vero e proprio sistema organizzato, studiato per colpire i vip attraverso la minaccia di diffondere contenuti privati e compromettenti.

I messaggi minatori e la scelta di denunciare

Tutto ha inizio a luglio, quando Bova riceve una serie di messaggi da un numero sconosciuto. Le richieste sono esplicite: un “regalo” in cambio del silenzio sulla relazione con Ceretti. L’attore, invece di cedere, decide di rivolgersi alla polizia postale, denunciando il tentativo di estorsione. In uno dei messaggi, scrive al suo interlocutore: “È un reato quello che stai facendo e io non cedo a nessun ricatto”.

In soli due giorni, Bova riceve circa 40 messaggi. Il contenuto è esplicito: “Capisci che se tutto questo diventa pubblico e quindi lunedì arriva a Falsissimo è un problema?”. L’attore replica: “Io non sono più in una relazione da tempo, quindi non è una cosa che crea disastro”.

Le versioni discordanti di Martina Ceretti e Federico Monzino

Le indagini si sono concentrate fin da subito sul 29enne Federico Monzino, Pr milanese e amico della modella. È lui ad aver consegnato il materiale a Fabrizio Corona, come confermato da quest’ultimo in una Instagram story: “L’audio e le chat di Raoul Bova mi sono stati consegnati volontariamente da Federico Monzino e Martina Ceretti”.

Ma le versioni dei protagonisti non coincidono. Ceretti, che al momento non risulta indagata, sostiene di aver inviato i file all’amico “in buona fede e senza secondi fini”. Monzino, invece, afferma di averli condivisi con Corona in accordo con lei, per assecondare il suo desiderio “di diventare famosa”. Aggiunge che “il materiale non è stato rubato o trafugato, ma condiviso volontariamente: Martina era con me, a casa mia, ed era consapevole di quanto facevamo insieme”.

Entrambi i telefoni sono stati sequestrati per ricostruire la catena di comunicazione che ha portato alla diffusione delle chat private tra Bova e Ceretti.

La Procura ipotizza l’esistenza di un sistema organizzato

Secondo la Procura di Roma, coordinata dalla pm Eliana Dolce, il caso Bova potrebbe non essere isolato. Il sospetto è che esista un meccanismo più ampio, pensato per colpire altri vip attraverso le medesime dinamiche: relazioni riservate, raccolta di materiale compromettente, minacce di pubblicazione e richieste di denaro o altri vantaggi.

I tabulati telefonici e le conversazioni sequestrate rafforzerebbero l’ipotesi di una trappola preparata “in attesa che Raoul Bova commettesse un errore”. L’obiettivo ora è stabilire se altri personaggi noti siano rimasti vittime delle stesse dinamiche.

306 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views