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Lino Banfi: “Sono amico di Papa Francesco. Quando è arrabbiato mi chiama e lo faccio sorridere”

L’attore Lino Banfi racconta il rapporto con Papa Francesco, il pontefice del quale è diventato sincero amico: “Ogni tanto mi chiama. Gli avevo proposto di diventare il suo giullare”.
A cura di Stefania Rocco
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Lino Banfi racconta il rapporto di amicizia che lo lega a Papa Francesco, pontefice incontrato più volte nell’arco della sua vita. A testimoniarlo sono le numerose foto dei due insieme che compaiono sul web, foto scattate nel corso delle udienze che l’attore è riuscito a ottenere negli anni. E che non sono l’unico legame tra loro. “È un mio amico. Sono stato a trovarlo sette volte. La prima gli dissi: voglio diventare il giullare del Papa. Quando lei è incavoleto , mi chiama, e io la faccio sorridere”, ha raccontato Banfi al Corriere della Sera, svelando che quello con Jorge Bergoglio sarebbe un rapporto sincero che non si limita alle sole udienze ufficiali, “Ogni tanto mi chiama. E io gli racconto gli episodi più divertenti della mia vita, e pure quelli tristi: il mio sogno è sempre stato far ridere e piangere insieme. Come prova d’amicizia gli ho chiesto questa foto. Lui ha messo via il bastone, e si è appoggiato a me”.

Gli incontri: da Totò a Craxi e Aldo Moro

Sono numerosi i personaggi che hanno segnato la politica e il costume italiani incontrati da Banfi negli anni. Totò, ad esempio, incontrato quando era ancora agli inizi della sua carriera: “Lavoravo nel teatro di Graziano Jovinelli, che mi mandò da Totò con una lettera di presentazione: ‘Ma mi raccomando, non la aprire, non leggere quello che scrivo di te’. Io ovviamente aprii la lettera, con il trucco del vapore, e la lessi. C’era scritto: ‘Caro Totò, hai davanti un giovane di talento, che non si smarrisce nei congiuntivi’. Praticamente una laurea. Totò mi chiese: come ti chiami? E io: Pasquale Zagaria, in arte Lino Zaga. E lui: non va bene, lo devi cambiare. Gli chiesi perché. E lui: ‘Abbreviarsi il nome porta bbuono, guarda me che mi chiamo Antonio. Ma abbreviarsi il cognome porta malissimo’”.

Poi l’incontro fugace con Craxi: “Mio padre era un democristiano di centrodestra, e io pure. Ho sempre guardato l’uomo. Mi piace Veltroni e non solo perché si chiama Walter come mio figlio, quando si candidò a sindaco di Roma lo accompagnai nei centri anziani. Mi piaceva Craxi. L’ho conosciuto in un ristorante milanese. Stava con Berlusconi, che ci presentò. Lui era presidente del Consiglio, io ero quello che toccava il culo a Nadia Cassini e sbirciava Edwige Fenech dal buco della serratura. Eppure fu gentilissimo, fece il baciamano a mia moglie. Un signore”. Meno sereno quello con Aldo Moro: “Nel 1972, tramite il suo segretario Nicola Rana, mi convoca in prefettura a Bari Aldo Moro: ‘Mi hanno detto che lei nei suoi spettacoli fa una battuta su di me… Me la ripete?’. Era ‘In Russia Stalin è morto e c’è la destalinizzazione, in Italia Moro è ancora vivo ma c’è già la demoralizzazione…’. Sorrise: ‘Bella. Molto fine. Ma non la dica più’”.

L’amore per la moglie: “Non volle vedermi infelice”

Spazio al racconto del legame con Lucia Zagaria, moglie e donna più importante della sua vita. Si erano già sposati e la carriera di Banfi stentava a decollare. Nonostante le precarie condizioni economiche, fu lei a spingerlo a seguire il suo sogno di diventare attore: “Era nata Rosanna. Non avevamo una lira, solo debiti coi cravattari. All'asilo mi dicevano: la bambina deve mangiare la carne, se non diventa rachitica. Questa parola – rachitica – mi rigira ancora dentro. Così andai da Iannuzzi, senatore di Canosa. Mi ha trovato un posto da fattorino in banca, con la prospettiva di essere promosso usciere. Basta con l'avanspettacolo, da domani si lavora seriamente. Non ci dormii tutta la notte. All'alba Lucia mi disse: ‘Tu oggi non vai. Non voglio vivere con un uomo infelice. Tu devi fare l'attore. E io sarò sempre al tuo fianco’. Fino all'ultimo giorno l'ho baciata, l'ho chiamata amore, e l'ho amata veramente. Abbiamo anche concordato un segnale, un fischio, per riconoscerci nell'altra vita, tra tante anime”.

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