
Si sente tutto lo spirito del tempo nelle parole di Michele Morrone, nome del momento per le sue parole a Belve che gli hanno permesso di raggiungere una risonanza enorme nel giro di poche ore. L'attore si è raccontato a Fagnani come uno tra i migliori della sua generazione, secondo solo ad Alessandro Borghi in bravura, tracciando una distanza tra il percepito che di lui si ha e la realtà tale da generare una smisurata quantità di meme.
Ma a far discutere sono state le sue parole sul mondo del cinema italiano, descritto in trasmissione come un sostanziale circoletto di sinistra ancorato a un premio minore come il David, prima che Morrone si sfogasse ben più pesantemente in un messaggio pubblicato su Instagram dopo la puntata, nel quale ha puntato il dito contro quello stesso circoletto e anche alcuni singoli, Luca Marinelli su tutti, a cui ha contestato le parole pronunciate dall'attore in relazione all'interpretazione di Benito Mussolini in M.
Lo spirito del tempo, si diceva inizialmente, perché nelle parole di Morrone, per le quali l'attore si è poi scusato (in relazione ai toni, non ai contenuti), risuona una forma di risentimento che è sempre più frequente, espresso attraverso un campionario di espressione che è il frasario di un certo modo di vedere la realtà, alimentato da amarezza, avvilimento, una forma di insoddisfazione che Morrone non nega nelle sue scuse e che è tipico della condizione di chi si schiera contro quei "sinistroidi" verso cui punta il dito per cercare un posizionamento.
Lette così, le parole di Morrone risuonano come un ritornello già sentito in altri ambiti, cambiando solo soggetti e complementi ma non le coordinate. Non a caso ieri su questo giornale il collega Gennaro Marco Duello scriveva appunto che l'uscita di Morrone si inserisce alla perfezione nella polemica sul cinema degli ultimi tra alcuni rappresentanti del mondo del cinema – Elio Germano in testa – e il ministro della cultura Giuli, fortemente contestato nei giorni dei David di Donatello.
La vicenda di Morrone, che probabilmente nasce da un risentimento reale e legittimo, si è infilata in questo scontro tra poli come un coltello caldo nel burro, trasformandosi nell'esempio chiaro di come la retorica delle destre degli ultimi anni abbia messo al centro della sua azione la capitalizzazione di un rancore retto su uno schema ben preciso, che va dalla delegittimazione della sinistra attraverso l'atto di evidenziarne i privilegi, al puntare il dito sui soldi e i guadagni che sarebbero in contrasto con i principi della sinistra stessa, oltre a condannarne la presunta ipocrisia e l'azione di controllo culturale. Tutti ingredienti, se si guarda bene, che hanno condito lo sfogo di Morrone. Poco conta se la stessa destra, una volta al potere, applica la puntuale logica del bottino distribuendo poltrone e cariche a persone a sé vicine.
