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Il processo di Johnny Depp contro Amber Heard

Johnny Depp contro Amber Heard, la sentenza e l’insensato sistema delle tifoserie

Il processo di Johnny Depp contro Amber Heard per diffamazione vedrà la sua conclusione martedì 31 maggio 2022 con la sentenza definitiva. Al di là di colpe e colpevoli, carnefici e vittime, tutta questa bolla mediatica che ha sventrato le parti più intime del loro matrimonio è stata mossa da un insensato sistema di tifoserie che ha già assolto in formula piena lui e condannato lei.
A cura di Eleonora D'Amore
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Oggi 31 maggio 2022 arriverà la sentenza definitiva del processo Johnny Depp contro Amber Heard per diffamazione. Sentenza che vacilla tra ipotesi di colpevolezza da ambo le parti: di quelle avanzate dal divo nelle persone dei suoi avvocati Ben Chew e Camille Vasquez e di quelle dall'attrice attraverso le feroci arringhe difensive di Benjamin Rottenborn ed Elaine Bredehoft.

Una serie tv suo malgrado, ore e ore di diretta mandate giù a sorsate di vodka, interrotte dai colpi inferti che pare non siano mai mancati in nemmeno due anni di unione. Ciò che si evince, a ben vedere le carte, a sfogliare le prove, a sentire gli audio e vedere i filmati, di certo non ad aprire link a caso in base all'umore del momento, è che se c'è una sola verità sarà difficile che esca fuori in questo processo.

Partiamo dall'inizio: il processo è intentato da Johnny Depp con l'accusa di diffamazione contro l'ex moglie Amber Heard. Il motivo è legato alla lettera pubblicata sul Washington Post, contenente accuse di violenza domestica. “Sono diventata una figura pubblica, un simbolo della violenza domestica, e sento sulle mie spalle la forza dell’ira della nostra cultura contro le donne che osano dire la loro”, aveva scritto Amber sul quotidiano senza citare mai Depp per nome. Il divo di Hollywood, che ha già perso la causa contro il The Sun per aver pubblicato un articolo che lo definiva ‘picchiatore di mogli', si dichiara lo stesso innocente, salvo poi ammettere in vari audio di essere stanco delle aggressioni nei loro litigi. ‘Non ho mai picchiato una donna‘, ma non è ciò che emerge, di fatto pur non essendo un picchiatore seriale, come dichiarato dalle sue ex Vanessa Paradis e Winona Ryder, per non parlare di Kate Moss, intervenuta proprio in aula come testimone.

E se è vero che lui le mani le ha alzate, è altrettanto vero che Amber Heard non sia stata lì a subire le angherie del marito. Il dito mozzato di Depp resta agli atti come un incidente, passabile anche come risultato di un moto d'ira della ex moglie, che gli avrebbe lanciato diverse bottiglie di alcol, colpendolo alla mano poggiata sul bracciolo di una poltrona. La relazione era tossica, degenerata quasi subito, consumando in fretta quel sentimento che all'inizio sembrava essere un'ancora di salvezza.

Il problema nell'assistere allo scambio di accuse e rinfacci non è principalmente quello di doversi posizionare dall'una o dall'altra parte, bensì quello di prendere distanza dalle rispettive tifoserie, nelle quali, nemmeno a dirlo, Depp ha uno schiacciante vantaggio. Indipendentemente dal numero di bugie, in parte anche verificate in aula, che Amber Heard abbia potuto dire, al centro c'è un fatto: come lui, anche lei è stata vittima di un amore malato, che è degenerato nel modo peggiore, ovvero nel desiderio di distruggere l'altro.

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Ma in aula, ogni giorno da settimane, non entra solo Johnny Depp. Con lui entra Jack Sparrow e il carrozzone di meravigliosi personaggi cinematografici che lo hanno reso uno dei divi più amati di Hollywood, scatola nera di molte adolescenze. La sua infanzia segnata dalle violenze familiari e il tormento che esse hanno generato sono bastati per entrare in connessione con i suoi fantasmi, gli stessi che lo hanno trasformato in un ‘mostro' quando non avrebbe voluto. E Amber Heard? Dapprima arrivista, poi arpia affamata di visibilità, arriva ad essere una machiavellica manipolatrice, affetta da disturbo bipolare, che merita solo di scomparire dalla vita di Depp e dagli archivi della IMDb.

Paradossale pensare che si possa apporre un divisorio così netto tra buoni e cattivi senza nemmeno passare dalle evidenze di questo caso: su tutte, lo stato di alterazione tendente alla perdita del controllo, di Depp sotto effetto di alcol e droghe, e la mancata lucidità della Heard annessa ai tentativi di provocazione perché lui uscisse allo scoperto. Ha ragione l'avvocato del divo, Ben Chew: lui non è un santo. E nemmeno lei, inutile perdersi nel perimetro delle definizioni.

Se tutto questo non avesse significato una perdita di terreno nel lavoro per Johnny Depp forse non staremmo nemmeno qui a parlarne. Sarebbero una coppia arrivata al capolinea in un'aula di tribunale dove ormai vale tutto, meno che il sentimento che ha fatto da collante un tempo. Ma i Pirati sono rimasti orfani, ai Caraibi c'è un silenzio assordante, qualcuno deve pagare per questa falla nei titoli di coda.

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Un problema di tifoserie, radunate per ore fuori l'aula in attesa che l'attore faccia un cenno o sfami i suoi fan con una deliziosa colazione a base di waffles. Tutto legittimo, commovente e meritata la devozione di intere generazioni, meno l'osservazione della seconda uscita, dove una donna con la testa bassa sta continuando a incassare insulti e minacce di morte prima di scomparire in una macchina dai vetri scuri.

La sofferenza che si sono restituiti rimarrà a loro e sarà indelebile, così come il responso della giuria che arriverà oggi, che porrà fine a questo ring fatto di ricordi e lividi. Ciò che rimarrà invece nella percezione generale è questo rumore continuo che li ha accompagnati nel breve tratto verso il banco dei testimoni, che ha consegnato un colpevole nelle mani della giustizia prima venisse emanata una sentenza,. Sentenza che non riuscirà comunque a tagliare al laser la natura del rapporto coniugale condiviso nell'intimità delle mura di casa.

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Casertana di origine, napoletana di adozione. Laureata in Lingue e Letterature Straniere all'Università L'Orientale di Napoli, lavora a Fanpage.it dal 2010, anno in cui il giornale è nato. Caposervizio dell'area spettacolo.
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