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Il figlio di Cannavacciuolo vuole seguire le orme del padre: c’è una cosa che lo chef di Masterchef gli ha detto

Il cerchio della vita raccontato da Antonino Cannavacciuolo da Gianluca Gazzoli a Passa dal BSMT: il doloroso deja-vù della guerra col padre che cercava di spezzargli i passi per amore e protezione. “Non farò come lui”, ha dichiarato lo chef di Masterchef.
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C'è un momento nella vita in cui ti trovi davanti a tuo figlio e all'improvviso vedi te stesso. Ma con gli anni invertiti, le prospettive rovesciate, i ruoli scambiati. È quello che è successo ad Antonino Cannavacciuolo quando suo figlio gli ha guardato negli occhi e gli ha detto le stesse identiche parole che lui, decenni prima, aveva pronunciato davanti a suo padre: "Voglio fare il cuoco."

In quell'istante, che lo chef di Masterchef e Villa Crespi racconta ospite di Gianluca Gazzoli a "Passa dal BSMT", il cerchio della vita si è chiuso. O meglio, stava per chiudersi. Perché Cannavacciuolo ha capito di avere davanti una scelta: ripetere l'errore di suo padre, diventare l'ostacolo tra suo figlio e il suo sogno, oppure spezzare quella catena di dolore che si tramanda di generazione in generazione.

"Non posso fare l'errore di mio padre"

"Non posso fare l'errore di mio padre", ha confessato nel corso dell'intervista al podcast più popolare d'Italia. Un'intervista che ha svelato il lato più privato dello chef ora in onda con la nuova edizione di MasterChef. "Ho detto a mio figlio: amore, fai quello che vuoi fare." Ma per arrivare a questa consapevolezza, Antonino ha dovuto attraversare un percorso a ostacoli che ancora oggi porta dentro e che dura ancora oggi: "L'altro giorno a mio padre ho mandato i panettoni per farglieli assaggiare. Mi ha detto: ‘buoni'. Non mi dà mai soddisfazione". 

Il calendario nero: quando i giorni di festa diventano giorni di lavoro

"Tu il cuoco non lo fai." Le parole di suo padre risuonarono come una sentenza. Non era rabbia, non era disprezzo. Era la preoccupazione di chi conosce il prezzo nascosto di una vocazione divorante. Il padre di Cannavacciuolo, lui stesso professore di scuola alberghiera, conosceva bene quel mondo. E invece di benedire la scelta del figlio, provò a fermarlo nel modo più crudele che un genitore possa scegliere: mostrandogli la verità nuda e cruda.

Prese un calendario e iniziò a colorare di nero tutti i giorni rossi, quelli delle feste, del riposo, della famiglia. "Quando gli altri faranno festa, tu devi lavorare", gli disse. Ogni santo Natale cancellato con un pennarello nero. Ogni compleanno. Ogni sabato sera mentre i tuoi amici escono. Ogni domenica mentre le famiglie si riuniscono. Nero. Tutto nero.

Era un atto d'amore travestito da crudeltà, o forse era semplicemente la disperazione di un padre che non voleva che suo figlio scegliesse una vita di rinunce. Perché questo è il cuoco: un uomo che vive al contrario rispetto al resto del mondo, che lavora quando gli altri riposano, che sacrifica i momenti preziosi della vita familiare sull'altare della sua passione.

La guerra silenziosa tra padre e figlio

"Io ho avuto un contrasto forte con mio padre." Un mese in cui il padre "mi girava alla larga", in cui le parole si erano esaurite e tutto ciò che restava era il silenzio pesante della delusione reciproca.

Il giovane Antonino aveva davanti a sé due strade: piegarsi al volere paterno, scegliere una vita più "normale", oppure combattere. Ha scelto di combattere. "Volevo, volevo, volevo", ricorda. Una determinazione ossessiva, quasi maniacale, che alla fine ha vinto la resistenza paterna. "Vai", gli disse infine il padre. Che però lo ha sempre sostenuto da lontano.

Il padre, professore di scuola alberghiera, andava nei posti dove Antonino lavorava, nei corsi che frequentava, e parlava con i suoi colleghi, i suoi istruttori. Le parole erano sempre le stesse: "Andate duro. Dovete far cambiare idea a mio figlio." Era l'ultimo, disperato tentativo di salvare suo figlio da una vita che lui conosceva troppo bene.

Quando poi Antonino Cannavacciuolo iniziò a conquistare le prime copertine di giornale che parlavano di lui, all'età di 24 anni, come "il miglior ristorante d'Italia", il padre disse lui: "Allora fa in modo che quello che dice questo giornale sia sempre vero". 

La scelta di essere un padre diverso

Oggi Antonino Cannavacciuolo è uno degli chef più amati e riconoscibili d'Italia. Ha costruito un impero culinario, ha formato generazioni di cuochi, ha portato la sua Campania nel cuore degli italiani attraverso la televisione. Ha vinto la sua battaglia.

Ma la cosa più importante che ha vinto non è il successo professionale. È la capacità di spezzare un cerchio. Antonino Cannavacciuolo, in un gesto apparentemente semplice, ha lasciato che il figlio faccia il cuoco. Qui c'è tutta la differenza tra un concetto semplice: ripetere la storia o riscriverla. Antonino ha scelto la seconda. 

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