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Ema Stokholma racconta il suo passato: “Ho mangiato dalla spazzatura, ho rubato, volevo farla finita”

Ema Stokholma si racconta senza remore nella puntata di Tintoria, il podcast di Daniele Tinti e Stefano Rapone. La speaker radiofonica racconta del periodo a Londra, in cui ha vissuto per strada, ma lì ha pensato anche di porre fine alla sua vita.
A cura di Ilaria Costabile
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Ospite della puntata di Tintoria, il podcast condotto da Daniele Tinti e Stefano Rapone, e pubblicata nella giornata di martedì 9 settembre, come riportato anche da Adnkronos è stata Ema Stokholma. La speaker radiofonica ha parlato apertamente della sua vita, dei suoi trascorsi non semplici, facendo anche rivelazioni piuttosto delicate in merito ad un periodo vissuto diversi anni fa, in cui ha pensato di mettere fine alla sua vita.

La confessione di Ema Stokholma

Non è la prima volta che Ema Stokholma parla di sé senza filtri, attraversando con fermezza i suoi ricordi, sebbene facciano parte di un vissuto doloroso da rielaborare e anche da raccontare e rendere pubblico. Parlando dell'inizio della sua carriera, quando ha approcciato per la prima volta al lavoro di modella, la speaker racconta di aver lasciato quella professione perché non le piaceva affatto quel lavoro e, dopo essere arrivata a Milano a 15 anni, dopo aver subito vessazioni continue da sua madre e dovendo cavarsela da sola, ha poi deciso di spostare la sua vita a Londra. Non fu, però, una scelta casuale, ma ragionata e mirata ad uno scopo che all'epoca le sembrò particolarmente chiaro nella sua complessità:

Sono andata a Londra per farla finita. Volevo toccare il fondo, non ne potevo più di una vita che mi aveva messo davanti alle difficoltà sin dal primo ricordo. Era tutto difficile, avevo bisogno di mollare tutto e di lasciarmi andare.

Quegli anni furono particolarmente turbolenti, iniziò a vivere per strada, insieme ad un gruppo di persone che, come lei, erano in cerca di un posto in cui dormire la sera e, spesso, riuscivano ad occupare delle abitazioni. Una volta, racconta, le è capitato di occupare una stazione della Metropolitan Police abbandonata. Poi, racconta: "In quel periodo ho mangiato anche dalla spazzatura, sapevamo quando i supermercati avrebbero buttato la merce… Per me era spirito di adattamento". Per poter andare avanti a volte è stata costretta anche a rubare: "Andavo nelle strade dello shopping e quando uscivo dai negozi vestivo 7 persone. Toglievo l'antitaccheggio, avevo tutti vestiti con i buchi ma li avevo".

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