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Milena Gabanelli: “Report non è a rischio, la sua autorevolezza non dipende dal pollaio politico”

Intervista a Milena Gabanelli che commenta la situazione di Report, sotto attacco per le recenti inchieste: “Da sempre si dice che c’è un disegno politico contro il programma, poi è sempre stato difeso”. Su ipotesi Report fuori dalla Rai: “Nel 2010 un editore privato me lo propose ma restai. Oggi farei la stessa scelta”. Sull’intervento di Gasparri in commissione: “Con quella carota e il cordiale toglie autorevolezza a un’istituzione”.
A cura di Andrea Parrella
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Il clima che si è sviluppato intorno a Report nelle ultime settimane è a dir poco incandescente. Il programma di inchieste giornalistiche, che conserva un importante seguito di pubblico nonostante il sacrificio dello spostamento traumatico alla domenica sera per andare a sostituire il vuoto lasciato da Che Tempo Che Fa, è oggetto di un tiro al bersaglio da esponenti della maggioranza di governo legato alle recenti inchieste andate in onda e culminato con la convocazione in Commissione di vigilanza dei giorni scorsi. Abbiamo chiesto un commento a Milena Gabanelli, storica responsabile del programma di inchieste Rai, che ha lasciato nel 2017 cedendo il suo posto all'attuale conduttore Sigfrido Ranucci.

Il tema della convocazione in vigilanza di Ranucci appare come una sgrammaticatura senza precedenti. Con che tipo di sentimento guarda a quanto sta accadendo?

Non è la convocazione ad essere sgrammaticata, Ranucci è un vicedirettore e se la Commissione di vigilanza ritiene di audirlo, lo fa. È piuttosto Gasparri con la carota e il cordiale a togliere autorevolezza ad una istituzione (il riferimento è all'intervento del senatore Gasparri in Commissione di vigilanza, ndr).

Quando era alla guida di Report lei si trovò a gestire rogne non troppo dissimili. L'allora direttore generale Masi, nominato nel 2009, intendeva mettere in discussione l'assistenza legale al programma, ma ci fu muro da parte vostra e di molti dipendenti. Come andò?

Non mi è mai piaciuto il ruolo di vittima, e quindi non mi sono per nulla fasciata la testa, sono salita al settimo piano dal direttore generale a chiedere il motivo di tanto accanimento visto che senza un ombrello legale Report non si poteva più fare, che le cause erano in gran parte temerarie, che non ne avevamo mai perso una e comunque in caso di soccombenza per dolo o colpa grave ci saremmo assunti le nostre responsabilità. A quel punto chiamò l’ufficio legale e chiese di inserire nei contratti la clausola relativa alla colpa grave. Una clausola che in realtà c’era già prima.

Il senatore Maurizio Gasparri durante il suo intervento in Commissione di Vigilanza Rai contro la trasmissione Report.
Il senatore Maurizio Gasparri durante il suo intervento in Commissione di Vigilanza Rai contro la trasmissione Report.

Dal suo punto di vista quello che sta accadendo rischia di mettere in discussione l'autorevolezza e l'imparzialità di Report?

L’autorevolezza e l’imparzialità di un programma d’inchiesta dipendono dalla qualità dei suoi contenuti e non dal pollaio politico, anche se nello specifico questo pollaio è molto vivace proprio perché Report non ha mai guardato in faccia a nessuno e quindi la schiera dei nemici è numerosa ed equamente distribuita.

Ritiene che ci sia un disegno politico preciso contro il programma, o è complice anche una certa incapacità della dirigenza di difendere un prodotto di successo?

Da sempre si dice che c’è un disegno politico contro il programma… nei 20 anni in cui ne ero responsabile la dirigenza lo ha sempre protetto e difeso. Cosa stia succedendo ora non lo so, non frequento la Rai dal giorno in cui sono uscita, cioè dal 2017.

Gabanelli con Sigrido Ranucci e Bernardo Iovene, 2009
Gabanelli con Sigrido Ranucci e Bernardo Iovene, 2009

C'è chi ha pensato che lo spostamento alla domenica di Report nascondesse l'intenzione di indebolire la trasmissione, che andava a sostituire un titolo storico come quello di Fazio. Che idea si è fatta della questione? 

Sono propensa a pensare che non sapessero come tappare il buco lasciato da Fazio.

Tra gli aspetti rimarcati da Sigfrido Ranucci in vigilanza c'è anche quello relativo agli ascolti e dell'affetto del pubblico, tesoro indiscutibile di Report. Tuttavia, a fronte di quello che è accaduto negli ultimi mesi, sembra che gli ascolti non siano un motivo sufficiente a convincere questa dirigenza Rai dell'opportunità editoriale di tenersi stretto un programma storico. Secondo lei è nel novero delle possibilità uno stravolgimento storico?

Non credo che ci sia alcun stravolgimento in corso, ma solo nessuna idea di come costruire una nuova prima serata con un traino adeguato a proteggere un brand. Ci penserà Ranucci con la sua squadra… hanno una capacità di macinare lavoro e resistenza non banale

Ultima, inevitabile domanda: se un editore privato e indipendente provasse a portare Report su un'altra rete, lei, da osservatrice, risponderebbe che dipende dall'editore e dalla rete in questione, oppure che Report fuori dalla Rai non ha un senso?

Nel 2010 un editore privato mi propose di trasferire il programma su un’altra rete, e mi raddoppiava pure il compenso. Erano tempi difficili, ma ho preferito restare dov’ero. A distanza di 13 anni farei ancora la stessa scelta.

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