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Festival di Sanremo 2023

Se io fossi Paola Egonu non amerei l’Italia: vorrei la libertà di pensarmi madre senza paura

“Amo l’Italia”. Se fossi Paola Egonu non amerei così tanto l’Italia, un paese che mi appartiene eppure che dopo 24 anni mi fa ancora sentire inadeguata all’amore. E sì, far nascere un figlio nero in Italia varrebbe la pena. Ma questo Egonu non ha trovato il coraggio di spiegarlo sul palco e la responsabilità è solo nostra.
A cura di Giulia Turco
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(La Presse)
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Far nascere un figlio nero in Italia varrebbe la pena eccome, ma forse Paola Egonu non ha trovato il coraggio di chiarirlo sul palco del Festival e la responsabilità è solo nostra. Le dichiarazioni rilasciate a Vanity Fair qualche giorno prima di Sanremo hanno fatto più rumore del monologo pronunciato all'Ariston.

Inutile negarlo. "Io so già che, se mio figlio sarà di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?".

Parole forti, una pugnalata al cuore. Fa male che una donna, a 24 anni, debba sentirsi limitata nel suo desiderio di diventare madre. Cara Paola, scusa se mi rivolgo a te direttamente, ma nessuno dovrebbe impedirtelo. Nessuno dovrebbe farti sentire inadeguata all'amore. Nessuno dovrebbe dirti di cosa è giusto o non è giusto avere paura. Soprattutto se la colpa è di un paese che ti appartiene, ma che ancora ti fa tremare quando porgi il conto dei suoi desideri.

Credo che aprirci la porta delle tue paure sarebbe stata l'arma vincente. Vedere la tua rabbia, la tua grinta, la tua voglia di riscrivere le regole, ma probabilmente non eri pronta a farlo e non è colpa tua. Concetti come "donna", "libertà", "nero", "madre" sono troppo caldi per non generare reazioni forti e per non tirare in ballo chi alza la voce e prova a farti credere che quello che pensi, che dici, che provi, in fondo non esiste nemmeno.

Sei arrivata a Sanremo indossando l'insicurezza dei tuoi 24 anni, travolta da un vortice mediatico che non è tuo compito gestire. Ho capito che sei un essere fragile da maneggiare con cura. E quanto mi è dispiaciuto sentirti ripetere "Amo l'Italia", nonostante il peso che ti portavi dentro, quasi a giustificare la tua presenza su quel palco, quasi a chiedere scusa per aver detto nient'altro che la tua verità.

Il modo migliore per sconfiggere l'ignoranza è sfidarla, non assecondarla, e sono convinta che in fondo lo pensi anche tu, che sei una guerriera nello sport e nella vita. Quindi scusaci, se per l'ennesima volta ti sei sentita incompresa, costretta a ritrattare, a fare un passo indietro ieri su quel palco: "Amo l'Italia", continuavi a ripetere. Io se fossi in te, non so se riuscirei a farcela.

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Giornalista professionista, bolognese classe 1994. Dopo il Master in Giornalismo, approdo nella redazione romana del Tg5. A Milano svolgo l'attività di reporter per l'agenzia video Alanews, mentre a Napoli entro a far parte della redazione di Fanpage.it, dove dal 2019 mi occupo di Spettacolo, seguendo le sfide dell'intrattenimento dalla tv alle nuove piattaforme digitali.
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