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Blanco come Bugo e Morgan, fa a pezzi l’Ariston e regala un altro Sanremo di gloria ad Amadeus

L’incoscienza di Blanco ribalta le sorti di una prima serata di Sanremo monotona e Amadeus, che si conferma re dell’imprevisto, ne approfitta alla grande. Esattamente come era accaduto con il caso clamoroso del 2020.
A cura di Andrea Parrella
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È successo un'altra volta. Tre anni fa toccava a Bugo e Morgan, oggi a Blanco. Amadeus comune denominatore. La storia del 73esimo Festival di Sanremo prende una direzione chiara già dalla prima serata, con il vincitore uscente che distrugge mezzo palco dell'Ariston durante la sua esibizione e crea uno di quei momenti tanto cari al direttore artistico di Sanremo, che quando vede polemica va in trance agonistica, ci si tuffa dentro, rimesta con cura il tutto e trova sempre il modo per uscirne con grande aplomb.

L'imprevisto è il mestiere di Amadeus, l'essenza della sua televisione. Lo hanno capito bene anche i suoi compagni di squadra, visto che le cose migliori di questa prima serata del festival si sono viste proprio dopo che l'incoscienza di Blanco si è riversata sul palco, portando il pubblico a fischi pesantissimi e rompendo la monotonia di una serata che stava viaggiando in maniera troppo lineare per poter essere indimenticabile.

Lo schema è esattamente quello del caso Bugo e Morgan nel 2020, allora c'era Fiorello ad ingigantire il senso di assurdo, nel non capire cosa stesse accadendo in quella circostanza. Non è stato da meno Gianni Morandi, che dall'alto di chi i Festival li ha già condotti da solo, non si è scomposto e ha capito che il momento andava cavalcato. Risultato: si è presentato con una scopa sul palco per pulire i danni fatti da Blanco.

Una situazione che ingrandirà certamente i dati di ascolti della prima serata di Sanremo (ammesso che vengano pubblicati, vistolo sciopero degli impiegati Nielsen che formulano ogni giorno i dati Auditel) ma che ci conferma una cosa vecchia come il mondo, che vale sempre la pena rimarcare quando la realtà ce la mette davanti agli occhi: la televisione è vera solo se è in diretta, si fa incrociando le dita per un provvidenziale imprevisto e sperando di farsi trovare pronti nel momento in cui arriverà. In questo Amadeus è un maestro assoluto.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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