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Siria, iniziati i raid aerei russi. Usa e Francia: “Colpiti i ribelli, non l’Isis”

Francia e Stati Uniti sostengono che i bombardamenti russi avrebbero colpito postazioni dei ribelli che combattono Assad.
A cura di Susanna Picone
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Ore 20.30 – Francia e Stati Uniti sollevano dubbi sull'efficacia dei bombardamenti russi in Siria: "Finora non sembra che gli attacchi aerei russi in Siria stiano prendendo di mira zone in mano allo Stato islamico", sostiene a Reuters un funzionario Usa. Il segretario di Stato americano, John Kerry, chiede se i raid di Mosca siano effettivamente contro l’Isis o Al Qaeda perché quelli su altri bersagli susciterebbero in Washington "grave preoccupazione". Anche per Jean-Yves Le Drian, ministro della Difesa francese "le forze russe hanno bombardato in Siria e curiosamente non hanno colpito lo Stato islamico".

Ore 15.40 – Putin: “Non aspettare che arrivino a casa nostra”. Il ministero della Difesa di Mosca ha confermato l'inizio dei raid aerei russi contro postazioni dell'Isis in territorio siriano. Lo riporta l'agenzia Tass. “Non aspettiamo di trovarci l'Is in casa per combatterlo”, ha detto Putin commentando l’intervento in Siria. “L'unico modo per combattere il terrorismo internazionale e in Siria e nei paesi limitrofi, è agire in contropiede, combattere e distruggere i combattenti e i terroristi già sui loro territori, non aspettare che arrivino a casa nostra”, ha continuato. Putin ha detto anche che la Russia si aspetta che il governo di Bashar al Assad avvii un colloquio con l'opposizione siriana. La Russia sosterrà “l'esercito siriano soltanto nella sua lotta legittima contro i gruppi terroristici” e “questo sostegno sarà effettuato dall'aria, senza partecipare a operazioni terrestri”, ha spiegato Putin ribadendo che l'assistenza alle truppe di Assad “sarà limitata nel tempo al periodo della conduzione di operazioni offensive da parte dell'esercito siriano”. Il premier italiano Matteo Renzi ha ribadito la posizione dell’Italia durante il question time alla Camera: “La nostra posizione rimane nel solco delle Nazioni Unite: invitare a tutti livelli alla collaborazione perché non si replichi – dopo 4 anni di guerra – il meccanismo per cui la mancanza di governo porta all' esplosione di pezzi interi di Medio Oriente”.

Ore 14.40 – Al via raid aerei russi in Siria. La Russia ha lanciato i primi raid aerei in Siria, nei pressi di Homs. Lo riferisce un funzionario Usa alla Cnn. Nella zona, secondo l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani, sono già stati uccisi almeno 27 civili, tra i quali 6 bambini. La notizia arriva a poche ore di distanza dall'approvazione da parte del Parlamento russo dell'uso delle truppe in Siria come richiesto da Putin. Secondo quanto riferisce la Cnn, i russi hanno avvertito gli Usa che non dovrebbero far volare caccia americani in Siria, senza però fornire indicazioni precise su dove avrebbero lanciato i loro raid. L'alto funzionario Usa ha detto alla Cnn che le loro missioni proseguono regolarmente. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha affermato che la Russia sarà “l'unico paese” a intervenire militarmente in Siria contro l'Isis nel rispetto del diritto internazionale perché la decisione di lanciare dei raid aerei arriva in seguito alla richiesta di assistenza militare ricevuta dal presidente siriano Assad.

È di almeno 30 morti e 20 feriti il bilancio dei raid compiuti dai jet francesi su un campo di addestramento dell’Isis nella Siria orientale. Lo hanno riferito gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo gli attivisti, i raid – i primi dall'annuncio di Parigi di operazioni militari dirette contro lo Stato Islamico – hanno colpito un'area vicino alla città di al-Jala'a, nella provincia orientale di Dayr az-Zor. Tra le vittime degli attacchi aerei ci sarebbero anche i cosiddetti “cuccioli del Califfo”, i bambini soldati addestrati dall'Isis. “Il raid francese contro un campo di addestramento dell'Is nell'est della Siria ha ucciso trenta combattenti dell'Is, tra i quali dodici ‘cuccioli del califfato'”, ha dichiarato Rami Abdel Rahmane, direttore dell'Osservatorio siriano dei diritti umani. Intanto la Procura di Parigi ha annunciato di aver aperto un'inchiesta nei confronti del presidente siriano Bashar al Assad sulle accuse di crimini contro l'umanità.

Nel frattempo il Parlamento russo ha dato il via libera all’uso delle truppe in Siria come richiesto dal presidente Vladimir Putin. L'ultima volta che il presidente aveva chiesto al Senato russo il permesso di inviare truppe all'estero è stato nel marzo del 2014 poco prima dell'annessione della Crimea. Durante la seduta odierna del Senato – a riportarlo è l'agenzia Tass – la richiesta è stata presentata ai parlamentari dal capo dell'amministrazione presidenziale Serghiei Ivanov, dal vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov e dal vice ministro della Difesa Nikolai Pankov. La Russia, secondo quanto ha sottolineato il capo dell'amministrazione presidenziale, Serghiei Ivanov, citato dall'agenzia Tass, userà solo forze aeree in Siria. La Russia avrebbe inoltre chiesto agli Usa che i suoi caccia smettano con effetto immediato di volare sui cieli della Siria. Lo ha affermato a Fox news un alto funzionario dell’amministrazione americana.

Parlando dell’Isis in Siria il presidente americano Barack Obama ha detto che lo Stato Islamico “è circondato da forze che vogliono distruggerlo e abbiamo visto che può essere sconfitto sul campo di battaglia”. “Ci sarà ancora molto lavoro da fare”, perché la lotta all'Isis “non è solo una campagna militare, ma una situazione molto complessa”, in cui un ruolo determinante deve averlo soprattutto la lotta alla propaganda, a partire da quella online”, ha avvertito Obama. L’inquilino della Casa Bianca ha insistito che per sconfiggere l'Isis “occorre un nuovo leader in Siria”. “Questo sarà un processo complesso ma siamo pronti a lavorare con tutte le parti, incluse Russia e Iran, per trovare un meccanismo politico con cui sia possibile iniziare un processo di transizione”, ha spiegato il presidente americano. È proprio sulla leadership di Damasco che non trovano un accordo Obama e Putin.

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