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Savona. Scampato alla strage di Capaci, muore 26 anni dopo in un incendio in casa

La tragedia nel quartiere popolare Ligino, a Savona. La vittima è Walter Cucovaz. Nel 1992, solo per un cambio turno, non si trovava con i suoi colleghi sull’A29 quando Cosa Nostra fece saltare in aria Falcone, sua moglie e gli altri agenti della scorta.
A cura di Biagio Chiariello
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Solo per caso era sfuggito alla strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta, ma 26 anni dopo è morto in un incendio avvenuto in casa sua. Il dramma a Savona, dove ieri sera è deceduto l’ex poliziotto 57enne Walter Cucovaz. Sarebbero state fatali le esalazioni sprigionate dalle fiamme, poco prima delle 23 al terzo piano di una palazzina del popolare quartiere di Legino. A dare l'allarme una vicina che si è accorta del fumo fuoriuscire dall'appartamento. Nonostante l'immediato intervento dei vigili del fuoco per Cucovaz non c'è stato nulla da fare. Cucovaz aveva avuto un addestramento specifico in protezione e scorta: nel 1983 era stato destinato a Palermo in servizio effettivo, inserito nella fase di protezione di Falcone e Borsellino. Si era salvato da una morte certa solo per un cambio di turno: quando il tritolo sventrò l’autostrada A29 lui si trovava in tribunale per servizio.

“Prima dell’attentato di Capaci io e i miei colleghi provvedevamo alla sicurezza dei due magistrati” aveva raccontato nel 2016 a IVG.it. Solo un caso, spiegava, gli aveva salvato la vita: “Per via dei turni il giorno della strage ero in servizio al Tribunale, dove smontai alle 7 del mattino. Alle 16 mi avvisarono della strage”. La strage di Capaci lo aveva segnato inesorabilmente, tra il dolore per la morte dei colleghi e la consapevolezza che sarebbe potuto toccare a lui. “Da allora cominciai a subire forti traumi depressivi – ricordava nell’intervista – e mi trasferirono a prestare servizio nella città di Bergamo, come supporto alla penitenziaria durante i vari processi alle Brigate Rosse. Poi sempre in servizio protezione, come ai vari summit dei capi di stato a Venezia; e successivamente in protezione dell’allora presidente di Confindustria Pininfarina, che possedeva una proprietà a Garlenda vicino Albenga”.

Dopo il periodo in servizio in Sicilia, era stato trasferito a Bergamo, quindi era ritornato nella sua Savona, dove forniva supporto alla polizia penitenziaria durante i processi alle Brigate rosse. Non sono ancora chiare le cause dell’incendio che però sembrerebbe essere stato solo il frutto di un tragico incidente.

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