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Opinioni

Salvini e le responsabilità negate di fronte alle immagini dei cadaveri in mare

Matteo Salvini risponde alle accuse e attacca, ancora una volta. Anche di fronte alle immagini di due cadaveri – quelli di una donna e di un bimbo – recuperati nel mar Mediterraneo dalla Ong Open Arms. E ancora una volta, invece di esprimere il suo cordoglio, il suo unico obiettivo è quello di attaccare le Ong e le loro “bugie”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Rispondere alle accuse. Lanciarne altre. Anche di fronte alle terribili immagini dei cadaveri di un bambino e di una donna, adagiati su quel che resta di una imbarcazione in mezzo al mare, la priorità del ministro dell'Interno Matteo Salvini è alzare i toni. Negare ogni responsabilità di fronte alla morte nel mar Mediterraneo. Anche stavolta Salvini non riesce a esprimersi come un ministro, con equilibrio e sobrietà, e a esternare il suo cordoglio. Anche stavolta l’unica cosa che fa è attaccare, trovare un nemico contro cui prendersela e cercare di offuscare le accuse lanciando un messaggio ben preciso a chiunque segua la politica italiana attraverso la sua pagina Facebook. Anche stavolta non fa altro che tacciare le Ong straniere, e in questo caso specifico la Open Arms, accusandole di essere narratrici di “bugie e insulti”.

E secondo il ministro dell’Interno le accuse lanciate dalla Ong servono solo a confermare “che siamo nel giusto”. Che il governo fa bene a chiudere i porti e condurre questa battaglia contro le Ong. Se chi opera in mare, soccorrendo i migranti alla deriva, ti accusa di essere responsabile di quanto sta avvenendo e critica la tua politica di chiusura dei porti, non è altro che un bugiardo, in sostanza. Eppure chi sembra negare l’evidenza qui è proprio Salvini. Che di fronte all’immagine di due cadaveri ha il coraggio di scrivere che “ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti”. Anche di fronte ai morti che invece ci sono e sono lì, in mare, abbandonati da quando le navi delle Ong nel Mediterraneo non ci sono più, o quasi. E chissà quanti altri ancora ce ne sono. Quanti sono i dispersi ogni settimana, se non ogni giorno. Quanti sono coloro che provano la traversata del Mediterraneo e di loro non si hanno più notizie. Ma nessuno li ritrova perché nessuno – da quando le Ong sono ferme nei porti – li cerca più.

Ci sono momenti in cui probabilmente è meglio non parlare. Soprattutto se si è un ministro. O, almeno, parlare non per lanciare accuse e contro-accuse, ma solo per mostrare rispetto per le vittime di episodi che ci vengono mostrati in tutta la loro brutalità attraverso le immagini. Forse oggi tutto ciò che avrebbe dovuto fare Salvini era esprimere il suo cordoglio, mostrare un po’ di empatia e prendere un impegno: quello di appurare se davvero ci siano state responsabilità della Guardia costiera libica, come denunciato da chi è a bordo della Open Arms. E invece, ancora una volta, il ministro dell’Interno preferisce fare propaganda. Raccogliere i like facili su Facebook da chi i “cuori aperti” – come scrive proprio Salvini – non sembra averli, almeno non verso chi viene dall’Africa attraverso i barconi in quelli che, non a caso, vengono definiti viaggi della morte. Cosa che spesso qualcuno sembra dimenticare.

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