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Saltano le 6 ore in più per gli insegnanti dalla legge di stabilità

Manovre di assestamento intorno al ddl stabilità: dopo le critiche giunte da politica e mondo della scuola, l’allungamento dell’orario di lavoro dei professori da 18 a 24 ore potrebbe essere stralciato. Dubbi anche sulla riduzione delle aliquote Irpef.
A cura di Biagio Chiariello
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Saltano le 6 ore in più per gli insegnanti dalla legge di stabilità

Salta l’allungamento dell’orario di lavoro dei professori da 18 a 24 ore. Non ci sono ancora certezze, ma l'orientamento del Governo Monti sembra andare verso la marcia indietro pure sulla tassazione su pensioni di guerra e Tfr. E potrebbe esserci anche l’accantonamento della riduzione delle aliquote Irpef più basse per ripristinare le detrazioni fiscali. Le indiscrezioni sono del Sole 24 ore e fanno capire come siano in piena evoluzione la modifiche per i provvedimenti da includere o meno nella legge di stabilità. Dopo i colloqui con i vertici dei partiti sarà più chiara la forma che assumerà il provvedimento dell'esecutivo dei Prof.  Per ora il Presidente del Consiglio ne ha discusso con Enrico Letta del Pd e con Pierferdinando Casini dell’Udc. Tra domani e mercoledì toccherà a Pdl e Pd, rispettivamente con Berlusconi/Alfano e Bersani. Solo alla fine delle consultazioni avremo un quadro più chiaro delle misure che salteranno e di quelle che resteranno nel ddl.

Tra le più discusse c'è quella sull'innalzamento dell'orario di lezione da 18 a 24 ore. Quelle 6 ore in più non piacciono a nessuno. Già nei giorni scorsi diversi gruppi di insegnanti si sono riuniti in viale Trastevere, a Roma, davanti alla sede del ministero dell’Istruzione, per protestare contro il piano del governo che consentirebbe un risparmio di oltre 700 milioni di euro, secondo le stime circolate negli ultimi giorni. Le ore aggiuntive non si accompagnano ad un aumento in busta paga per i docenti. Allo stesso tempo ci sarà il taglio (indiretto) di 6.400 insegnanti precari. Critiche, poi, alla sostanza stessa del provvedimento. Secondo il Partito Democratico – ma l'obiezione è stata già espressa più volte dagli stessi insegnanti – le ore di lezione sono solo una parte del lavoro svolto dai docenti: "Chi dice che gli insegnanti vogliono lavorare 18 ore alla settimana e non 24 mente sapendo di mentire: a 18 ore di lezione frontale corrispondono mediamente altrettante ore di lavoro effettivo".

E così si cerca un'alternativa. Tra le ipotesi correttive che circolano in queste ore vi è quella di incrementare l’orario cattedra non di sei ore, bensì di due o tre. Ma in tal senso il Ministro Profumo ha chiarito che "non esiste alcuna ipotesi di lavoro al vaglio dei tecnici del Miur per portare da 18 a 21 le ore di lavoro degli insegnanti”. Eppure il titolare dell'Istruzione ha già fatto un mezzo passo indietro, affermando: "Sulle sei ore fermiamoci, siamo troppo vicini alla campagna elettorale", ha detto un paio di giorni fa. "183 milioni da tagliare cerchiamoli nelle singole voci di spesa, non c'è tempo per fare grandi riforme".

Per quanto riguarda le altre modifiche da apportare nella legge di stabilità, riassumiamo così in base a quanto scrive il Sole 24 Ore:

Irpef – Su questo fronte sta prendendo quota l’accantonamento della riduzione delle aliquote sui due scaglioni Irpef più bassi ma senza rinunciare a un primo alleggerimento dell’imposizione diretta. Che prenderebbe la forma di un recupero (e possibilmente un irrobustimento) delle detrazioni per i redditi più bassi e per le famiglie in chiave maggiormente selettiva, con l’eventuale aggancio “all’Isee fiscale” al quale sta lavorando il ministro Vittorio Grilli.

Pensioni di guerra – Le pensioni di guerra, in base al disegno di legge di stabilità all’esame del Parlamento, non saranno più esenti dall’Irpef nel caso in cui l’interessato percepisca redditi superiori ai 15 mila euro. L’abolizione di questa previsione avrebbe un costo per il bilancio dello Stato quantificabile in 196 milioni

La partita Iva e Irpef – Il Ddl stabilità alza di un punto l’Iva rispetto ai due previsti dal governo Berlusconi; rinunciarvi significherebbe dover fare a meno di 3,3 miliardi; d’altro canto, viene previsto anche il taglio di un punto di Irpef sui primi due scaglioni di reddito; l’introito dall’abolizione sarebbe di quasi 4,3 miliardi

Tfr – nel mirino Nel disegno di legge di stabilità, tra le misure di maggiore entrata è prevista l’abolizione della clausola di salvaguardia sul trattamento di fine rapporto. Ripristinare questa clausola costerebbe al bilancio dello Stato 170 milioni S

Tra sconti e franchigia – Il provvedimento varato dal governo prevede un tetto di 3mila euro sulle detrazioni (ad esempio per gli interessi passivi dei mutui casa) e una franchigia di 250 euro sia su deduzioni che su detrazioni. L’abolizione metterebbe a rischio il bilancio dello Stato per quasi 5 miliardi.

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