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Opinioni

Gasparri sulla RU486: “rischi notevoli”, ma la ginecologa scagiona la pillola abortiva

Il senatore Maurizio Gasparri (PdL) e la dottoressa Lisa Canitano dell’Associazione Vita di Donna esprimono opinioni contrastanti sulla RU486, la pillola abortiva che troppo frettolosamente è stata indicata come responsabile del decesso avvenuto all’ospedale Martini una settimana fa.
A cura di Sabina Ambrogi
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Il caso dell'ospedale Martini di Torino, riaccende le polemiche sulla distribuzione della pillola abortiva Ru486. Il farmaco, usato da vent'anni in tutto il mondo, in alternativa all'aborto chirurgico, è stato introdotto in Italia nel 2010. Ma solo Emilia, Umbria, e da poco anche il Lazio prevedono un protocollo senza i tre giorni obbligatori in ospedale. Per molti politici come Maurizio Gasparri abbreviare i tempi banalizzerebbe la pratica dell'aborto. Per la ginecologa Lisa Canitano, dell'Ospedale Grassi di Roma, è un modo per renderlo meno traumatico per la donna. Poiché lo scontro si fa ideologico, e si rischiano di confondere le acque, vale la pena chiarire da subito che di questo farmaco non si muore.

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Il senatore Maurizio Gasparri ribadisce le sue posizioni a proposito dell'episodio di cronaca della donna morta a Torino durante le due fasi dell'aborto farmacologico: “Le indagini sono in corso – dice a proposito di Anna – Esiste un preciso protocollo per l'interruzione della gravidanza con metodo farmacologico. Anni fa ci battemmo perché la pillola abortiva fosse assunta nel nostro paese previo ricovero obbligatorio dall'inizio fino all'espulsione definitiva del feto. I rischi sono tanti e riconosciuti. In paesi dove la Ru486 è più diffusa i casi di decessi sono numerosi. Quanto accaduto all'ospedale Martini di Torino deve far riflettere soprattutto chi vorrebbe che la pillola abortiva sia assunta addirittura a domicilio, a casa. Ma stiamo scherzando? Abortire non è una passeggiata né da un punto di vista psicologico, né da quello più generalmente fisico. I rischi per la salute sono notevoli. Ripeto: ci sono vari passaggi che accompagnano l'assunzione della Ru. Il dramma della giovane mamma di Torino si è consumato lungo uno di questi passaggi. Questa è l'unica certezza”.

Un mese fa (il 15 marzo) all'Umberto I di Nocera Inferiore è morta una donna, Maria Cariello, dopo l'aborto chirurgico, che è regolarmente praticato negli ospedali. Non pensa che se nella regione Campania si fosse distribuita la Ru, la donna si sarebbe salvata per esempio?

Non confondiamo. La prima questione riguarda le metodologie di aborto. L'altra i casi purtroppo frequentissimi di mala sanità. Se è una questione tecnica e medico-scientifica, l'aborto chirurgico è più sicuro di quello che avviene attraverso la pillola chimica. Non sono medico, ma leggo alcuni dati. In America i casi di morte collegati alla Ru486 sono stati provocati soprattutto da infezioni ed emorragie, ma esiste anche la possibilità degli attacchi di cuore. Insomma, ci sono rischi in più che potrebbero sopraggiungere rispetto a quanto avviene con l'intervento chirurgico. Altra cosa sono i casi di mala sanità o anche semplicemente di complicazioni insorte in corso d'opera.

Non ritiene che il numero di obiettori che in Italia è l'80% sia il vero responsabile di questi casi di “mala sanità” che investono le donne al momento della scelta dell'aborto?

Esiste il diritto all'aborto, ma anche quello all'obiezione. Sul piano personale sono contrario all'interruzione della gravidanza, ma rispetto chi invece è costretto a ricorrervi. Il punto è proprio questo. Ma ci si chiede mai cosa vogliono le donne? Siamo proprio certi che tutte siano convinte di quello che fanno? Forse sarebbe il caso di puntare l'attenzione sul lavoro che fanno molti consultori familiari o strutture simili nei quali si cerca di dare una mano a chi affronta un dramma come l'interruzione di gravidanza. La legge 194 va rispettata ma ritengo anche che non debba essere nemmeno aggirata come qualcuno vorrebbe fare con la Ru486 usata come un anticoncezionale del giorno dopo. Il confine tra i due diritti è molto sottile.

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La dottoressa Lisa Canitano dell'Associazione Vita di Donna, ginecologa dell'ospedale Grassi di Ostia (Roma) esclude, invece, che la morte di Anna sia dovuta all'assunzione di Ru. Responsabile è semmai il farmaco somministrato successivamente e usato in moltissime situazioni, anche dopo una gravidanza.

“E' praticamente impossibile che sia stata la Ru486” dice la ginecologa “perché l'Ru non ha quegli effetti collaterali. Il farmaco sotto accusa e che potrebbe essere responsabile di fenomeni di embolia polmonare, invece sono le prostaglandine che servono a espellere il feto, nella seconda fase dell'aborto farmacologico. Sottolineo che diamo prostaglandine in moltissimi casi: sia per l'aborto chirurgico, sia per quello spontaneo, sia subito dopo le gravidanze. Quindi quel tipo di decesso, che è raro, è un effetto collaterale, e può avvenire ogni volta che si assume quel tipo di farmaco. E' accaduta la stessa cosa, purtroppo, a ottobre, al Niguarda di Milano. Una donna – Lucia Reis Mariano – è morta dopo un aborto chirurgico. Era in ospedale, ha avuto gli stessi sintomi di Anna. Ansimava ed è morta subito dopo.”

Con la delibera Zingaretti, nella Regione Lazio, si consente alle donne di evitare la degenza dei tre giorni dopo l'assunzione della Ru486. Non è rischioso che la donna torni a casa se ci possono essere effetti tragici?

C'è una procedura: una volta presa la Ru486, nel 5% dei casi l'espulsione del feto avviene subito. Nel 95% dei casi avviene nella seconda fase. Dopo tre giorni – passati in casa propria, intuibilmente meno respingente di un ospedale, la donna deve comunque tornare, e le diamo le prostaglandine che consentono appunto l'espulsione del feto. Questa fase qui è sempre seguita e monitorata per sei ore. Anche la donne che sono morte erano tutte in ospedale. Vorrei aggiungere che in Francia si praticano 120mila aborti l'anno con la Ru esattamente con questo metodo e hanno avuto solo pochi decessi, all'inizio, vent'anni fa. A volte si muore. Anche di penicillina. Sono – rari – effetti collaterali. L'aborto chirurgico anche può essere rischioso. Si è appunto visto il caso della donna dell'Umberto I a Nocera Inferiore morta per un'emorragia interna. Se avesse preso la Ru si sarebbe salvata.

Ma è meglio o peggio per una donna abortire farmacologicamente ?

Se fatto subito è sicuramente meglio, meno invasivo e molto meno traumatico.

Per Maurizio Gasparri e moltissimi politici che la pensano come lui, diventerebbe una sorta di “pillola del giorno dopo”… perché presa con leggerezza.

L'altro giorno ho fatto abortire una signora che lavora con un contratto di sei mesi in una ditta di pulizie. Era in lacrime e disperata, ma non aveva scelta. La figlia di 18 anni non lavora. Il marito è stato licenziato. Era l'unica titolare dello stipendio. Se a questi interessa la vita si battessero per il lavoro delle donne. Come ha fatto notare la filosofa Elisabeth Badinter nel suo libro “Femme ou mère”, (in Italia tradotto come “Cattive madri”) i paesi più cattolici, l'Italia e l'Irlanda, in cui abortire è difficile, e la maternità è una questione che riguarda solo le donne e non implicano un coinvolgimento sociale (lavoro, tutele, ore di lavoro, asili nido…il welfare) sono proprio quelli dove si fanno meno figli.

E' sicuramente curioso che si stia parlando così tanto solo di “aborto farmacologico” e non degli altri casi, che forse farebbero luce su moltissime altre questioni legate al cattivo espletamento della 194, come ad esempio un numero esorbitante e mal distribuito di obiettori di coscienza, e la formazione delle giovani generazioni di medici.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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