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Rosalie, vittima dei bulli, si suicida a 13 anni e i genitori denunciano la scuola

Rosalie Avilia si è impiccata nella sua camera da letto lo scorso 28 novembre. Ora i suoi genitori sono passati alle azioni legali nei confronti della scuola che la ragazza frequentava: “Sapevano che era vittima di bullismo, ne erano consapevoli, e non hanno fatto nulla per evitare che si suicidasse”.
A cura di Ida Artiaco
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Rosalie Avilia, 13 anni (Facebook).
Rosalie Avilia, 13 anni (Facebook).

La loro bambina si è suicidata a soli 13 anni per colpa dei bulli che la prendevano in giro per il suo aspetto fisico. "Sei brutta e perdente", le dicevano a scuola. A poco più da un mese dalla tragedia che li ha colpiti, i genitori di Rosalie Avilia hanno deciso di denunciare la Mesa View Middle School di Yucaipa, in California, accusando docenti, dirigente e alunni di non aver fatto abbastanza per evitare che la ragazza si togliesse la vita. La famiglia Avilia, fa sapere il loro avvocato, ha chiesto anche un risarcimento finanziario all'istituto: "Sono responsabili per non essere intervenuti a fermare questi atti di bullismo".

Era il 28 novembre scorso quando Rosalie si è impiccata nella sua camera da letto. A scoprire il suo corpo agonizzante è stato il padre che l'ha immediatamente portata al pronto soccorso, dove i medici hanno fatto il possibile per salvarla, ma è morta due giorni dopo senza mai riprendere conoscenza tra lo sconforto e l'incredulità dei suoi cari. Dei problemi della ragazza se ne erano accorti già alcun insegnanti che avevano coinvolto i genitori e avviato con la 13enne un percorso con psicoterapeuti. Ma non è stato sufficiente. Sul suo diario aveva annotato le violenze soprattutto verbali di cui era stata vittima e nella sua stanzetta aveva lasciato un biglietto di addio in cui si era scusata per essere "brutta e perdente".

"Non so come faremo a vivere senza di lei, aveva così tanto da dare al mondo", ha detto il padre Freddie alla stampa locale. Per questo, ha deciso di passare alle azioni legali nei confronti della scuola frequentata dalla figlia. Nella sua classe i compagni, oltre a ferirla con insulti di ogni genere, avrebbero anche fatto circolare un video in cui mettevano in mostra quanto di cattivo aspetto, a loro dire, fosse Rosalie. "Non è stato fatto nulla per evitare questa situazione – ha commentato l'avvocato Brian Claypool -. La scuola era consapevole di quello che stava succedendo".

Dall'istituto, intanto, fanno sapere che tutti stanno collaborando con lo sceriffo locale per fare luce con la vicenda. "Purtroppo – hanno aggiunto – per rispettare la privacy dei nostri alunni, non possiamo dire altro sulla vicenda", mentre le forze dell'ordine che indagano sul caso hanno sottolineato come "ci sia la necessità di rimanere tutti uniti per il bene dei nostri figli". Il prossimo round tra le due parti potrebbe essere in tribunale.

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