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Romano Prodi: “Al Pd serve un padre e Nicola Zingaretti può diventarlo”

Romano Prodi appoggia Nicola Zingaretti nella corsa alle primarie: “Se intensifica il lavoro di allargamento e di pacificazione che ha iniziato, le sue possibilità sono molte, ma lo dovranno decidere le centinaia di migliaia di cittadini che voteranno alle primarie. Un leader prende forza dal suo popolo.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sul Congresso Pd, entrato ormai nella fase del rush finale, è intervenuto il padre dell'Ulivo, Romano Prodi, e lo ha fatto con un endorsement al governatore del Lazio Nicola Zingaretti, arrivato prima nella sfida dei circoli Pd, seguito da Maurizio Martina e da Roberto Giachetti. In un'intervista a Repubblica Prodi ha affermato: "Da ormai troppo tempo ci si azzuffa nel governo e nel Pd. Eppure l'Italia e il Pd avrebbero tanto bisogno di un padre: è un sentimento che vedo crescere in tutti gli italiani". Quando il giornalista Andrea Bonanni gli ha chiesto se questa figura possa essere Zingaretti, il professore ha risposto così: "Se intensifica il lavoro di allargamento e di pacificazione che ha iniziato, le sue possibilità sono molte, ma lo dovranno decidere le centinaia di migliaia di cittadini che voteranno alle primarie. Un leader prende forza dal suo popolo. E per dare forza alle primarie saranno di grande importanza i segnali che manderanno le elezioni in Abruzzo e Sardegna. Il Pd ha in entrambi i casi i candidati più autorevoli: sono fiducioso proprio perché sento che si sta esaurendo il tempo nel quale competenza ed esperienza sono visti come un valore negativo. E poi, naturalmente, ci saranno le Europee".

"Per il Paese spero che il padre non sia qualcuno che ha sempre bisogno di mettersi in divisa per apparire forte. Per il Partito democratico c'e' bisogno di una figura autorevole, che sappia finalmente ascoltare, riconciliare, tranquillizzare ma anche decidere", ha detto ancora l'ex premier.

Poi l'invito a non disertare il voto del 3 marzo: è necessario "andare assolutamente a votare alle primarie. L’affluenza ai gazebo avrà un’importanza enorme. Il numero degli elettori dovrà essere così elevato da dimostrare che il Partito democratico si pone come un’alternativa credibile: oggi è l’unica alternativa possibile. Andare a votare significa affermare la nostra identità. E il vincitore del confronto deve essere il leader indiscusso del partito. Basta leadership per interposta persona". 

In riferimento ai due manifesti sull'Europa, quello dell'ex ministro Carlo Calenda e di eurodeputati del Pd, Prodi ha sottolineato: "I valori, i concetti e i programmi dei due manifesti sono identici e condivisi da tutti. Le divergenze sono su come applicarli". Grande coalizione europeista o liste separate che corrono in parallelo? "Ma è proprio questo il punto – ha risposto Prodi – Si tratta di decisioni solo pragmatiche, da prendere tenendo in considerazione che esiste il sistema proporzionale ma esiste anche la soglia di sbarramento del 4 per cento. Gli europeisti devono muoversi in modo da ottimizzare il loro risultato complessivo. E queste decisioni spettano al nuovo leader del Partito democratico. Per questo deve ricevere una investitura popolare forte, tale da conferirgli di fatto la paternità non solo del partito ma di quella maggioranza di italiani che continua a credere nell'Europa. Come me".

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