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“Vendevano droga di Hitler”: gli indagati, anche la sorella di Ornella Muti, chiedono l’abbreviato

Ventinove indagati per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tra cui Claudia Rivelli, la sorella dell’attrice Ornella Muti, hanno chiesto di essere giudicate con il rito abbreviato.
A cura di Enrico Tata
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Trentadue persone sono finite a processo con l'accusa di aver contrabbandato droghe sintetiche. Ventinove indagati, tra cui Claudia Rivelli, la sorella dell'attrice Ornella Muti, hanno chiesto di essere giudicate con il rito abbreviato. Se verrà accettata la richiesta, sarà direttamente il gup a decidere la loro eventuale condanna e gli imputati potranno beneficiare di uno sconto di un terzo sulla pena. Non è escluso che in fase di udienza preliminare alcuni indagati possano scegliere di patteggiare.

Al centro delle indagini c'è la presunta importazione ed esportazione di Ghb, la droga dello stupro, e di Yaba, la cosiddetta ‘droga di Hitler. Grandi quantità di Ghb sono state trovate proprio nell'appartamento della signora Rivelli e per questo la donna è stata messa immediatamente agli arresti domiciliari. Secondo il gip, Rivelli avrebbe importato "illecitamente dall'Olanda" diversi flaconi di droga e avrebbe provveduto "a inviarne parte al figlio residente a Londra dopo averne sostituito confezione ed etichetta riportante indicazione ‘shampoo' in modo da trarre in inganno la dogana".

Ad incastrare la sorella di Ornella Muti ci sarebbero alcuni messaggi scambiati con il figlio in cui si parla di "pacchi nascosti". "Il tenore delle chat WhatsApp e la circostanza che l'indagata camuffasse il reale contenuto delle spedizioni appaiono elementi oggettivamente indicativi della piena consapevolezza e della volontà di quest'ultima di realizzare condotte penalmente rilevanti, ponendosi quale schermo per agevolare il figlio nell'importazione di sostanza nel Regno Unito dove è considerata illegale al pari dell'Italia, in tal modo riuscendo ad aggirare i controlli doganali", ha scritto ancora il gip nell'ordinanza con cui ha disposto l'arresto della signora avvenuto lo scorso 15 settembre. Rivelli ha provato a difendersi sostenendo che la sostanza veniva tilizzata da lei in casa per pulire l'argenteria.

L'inchiesta sul presunto traffico di droga dall'estero è stata condotta dai carabinieri dei Nas e coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dalla sostituta Giulia Guccione. Ben trentadue persone sono indagate dagli inquirenti e ritenute responsabili in vario modo della presunta importazione dall'estero di droghe sintetiche.

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