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Covid 19

Spallanzani, dati confortanti sulla prima dose di vaccino: “La volontaria sta benissimo”

I primi dati di laboratorio sulla risposta al vaccino, ha annunciato nel corso della trasmissione Coffee Break su La7 il direttore sanitario dell’ospedale romano Francesco Vaia, “sono molto confortanti”. La volontaria è stata in osservazione per quattro ore e poi è stata rimandata a casa. Verrà monitorata nelle prossime settimane.
A cura di Enrico Tata
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È una signora romana di 50 anni la volontaria a cui ieri è stata inoculata la prima dose del vaccino sviluppato dall'azienda italiana ReiThera e messo a punto dall'Istituto Spallanzani di Roma. I primi dati di laboratorio, ha annunciato nel corso della trasmissione Coffee Break su La7 il direttore sanitario dell'ospedale romano Francesco Vaia, "sono molto confortanti". La volontaria è stata in osservazione per quattro ore e poi è stata rimandata a casa. Verrà monitorata nelle prossime settimane. "Voglio ricordare – ha detto Vaia – che la signora ha lanciato un messaggio importante che voglio ricordare: mi sottopongo a questa sperimentazione perché credo nella sanità pubblica".

In questa prima fase di 24 settimane (circa 6 mesi) verrà verrà verificata, ha ricordato Vaia ai microfoni di Radio Uno, sia la sicurezza del vaccino che la capacità di produrre anticorpi neutralizzanti nell'organismo. Seguiranno una seconda e una terza fase, che consistono in test su ampia scala su persone affette da Covid-19. "Probabilmente andremo in paesi latinoamericani dove il virus è molto più diffuso, pensiamo al Messico e Brasile. Se tutto va bene, pensiamo che in primavera ci sarà una eventuale commercializzazione", ha spiegato il direttore.

Il candidato vaccino italiano: il GRAd-COV2

Il candidato vaccino italiano si chiama GRAd-COV2 ed è stato realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera e finanziato da Regione Lazio e Ministero della Ricerca Scientifica. Se la fase 1 avrà successo entro la fine dell'anno potranno prendere il via le fasi 2 e 3. Il candidato vaccino italiano utilizza la tecnologia del “vettore adenovirale non-replicativo”: il vettore virale funziona come un “cavallo di Troia”, che induce l’espressione della proteina spike (S) del coronavirus nelle cellule umane. La presenza della proteina estranea innesca la risposta del sistema immunitario contro il virus.

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