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Opinioni

Roma una città ostaggio dei potenti della terra per 3 giorni: ma che senso ha oggi un vertice così?

Una città paralizzata per tre giorni, 10.000 uomini mobilitati per la sicurezza, scuole chiuse. Un vertice, quello del G20 di Roma, la cui formula appare oggi più che mai anacronistica. Ma se i potenti della terra possono prendere in ostaggio la città smettetela almeno di lamentarvi per i “disagi” provocati dai sacrosanti scioperi di lavoratori e delle lavoratrici, o dalle manifestazioni.
A cura di Valerio Renzi
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Sappiamo da chi questo tipo di convegni a frequentato da protagonista o da addetto ai lavori, che i vertici internazionali tra leader hanno una grande importanza. Non tanto perché qui vengano prese decisioni epocali, anzi di solito gli annunci roboanti sono smentiti dalle dichiarazioni finali sempre al di sotto delle aspettative, ma perché viene tessuta una rete di relazioni anche personali tra staff e capi di governo fondamentale per il dialogo e la capacità operativa.

Quindi no, non è vero che un vertice internazionale come il G20 che si svolgerà da oggi a Roma è uguale farlo in teleconferenza piuttosto che in presenza. Rimane però da chiedersi se ancora oggi, dopo anni e anni di vertici mondiali, sia proprio necessario prendere in ostaggio una città intera e schierare 10.000 uomini per la sicurezza. Addirittura il prefetto di Roma ha scelto di chiudere dalle 16.00 di oggi "le scuole di ogni ordine e grado", con uscite anticipate oggi e superiori chiuse domani. Sono dodici le fermate della metropolitana chiuse. L'intero quartiere dell'Eur, dove si svolge il vertice chiuso, e altre zone due zone rosse sono state istituite nel centro storico e ai Parioli, dove alloggiano i leader, e per garantire cene e foto di rito.

Roma è utilizzata così come lo sfondo di una cartolina per il G20, al costo di una militarizzazione eccezionale e di disagi per i cittadini per tre giorni. Una scelta che, oggi, non può che apparire anacronistica e, senza bisogna di tirate populiste, non può che fare arrabbiare i cittadini che vivono sempre più scollati dalla politica, come tra l'altro proprio le ultime amministrazioni romane insegnano. Possibile che non fosse possibile costruire un vertice meno costoso, meno impattante sulla vita delle persone, magari scegliendo location meno centrali e alloggi meno lussuosi o comunque più decentrati?

Evidentemente no, evidentemente i grandi vertici internazionali continuano a essere eventi in cui la forma e il contenuto tendono ad avvicinarsi, dove l'immagine è più importante della sostanza. Allora un invito ai politici nostrani e a molti media: smettetela almeno di lamentarvi per i "disagi" provocati dai sacrosanti scioperi di lavoratori e delle lavoratrici, o dalle manifestazioni. Se i grandi della terra possono bloccare il traffico non si capisce perché tutti gli altri debbano sempre di più vedersi ristretto il diritto di manifestare in centro, o essere costretti a infinite trattative con la questura su percorsi obbligati e autorizzazioni.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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